Mafia, tre omicidi e ottantotto anni di condanne: libero dopo trenta
La vicenda
● Desirée, una liceale 16enne della provincia di Latina, è stata trovata morta la notte del 19 ottobre fra le impalcature di un cantiere abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo
● A casa aveva detto che sarebbe andata a dormire da un’amica
La giustizia italiana lo ha ritenuto responsabile non solo di associazione mafiosa (8 anni divenuti definitivi nel 2011) ma anche di tre delitti quali l’omicidio di Carmelo Cerruto nel 1982 (23 anni definitivi nel 2011) , l’uccisione di Andrea Rizzuto nel 1989 (27 anni definitivi nel 1989), e l’assassinio nel 1987 di Gaetano Carollo (30 anni diventati definitivi il 10 maggio scorso). Ma proprio le stesse regole del codice — e in particolare un istituto giuridico (la continuazione tra reati commessi da chi con più azioni od omissioni esecutive di un medesimo disegno criminoso viola la legge anche in tempi diversi) e un principio moderatore (la norma che fissa al massimo in 30 anni di reclusione la
La norma
La legge fissa un massimo di reclusione per la somma di più pene detentive
somma di più pene temporanee detentive) — hanno scarcerato ieri il 62enne Cataldo Terminio dal carcere di Voghera, dopo l’espiazione appunto dei 30 anni massimi di «cumulo giuridico» a fronte di un teorico «cumulo materiale» algebrico di 88 anni. Il provedimento della II Corte d’assise d’appello di Milano (presidente Guido Piffer, estensore Franca Anelli) spiega che nel 2003 la Corte di Caltanissetta aveva già unificato le prime tre sentenze di 8, 23 e 27 anni, e che ora l’imputato chiedeva di mettere con esse in continuazione anche l’ultimo verdetto in ordine di tempo: e cioè i 30 anni nel 2018 quale killer con Antonio Rinzivillo di Carollo l’1 giugno 1987 a Liscate (Milano), all’epoca il più eclatante delitto di mafia al Nord Italia, commissionato da Totò Riina e Piddu Madonia per eliminare l’allora vicecapo del mandamento mafioso di Resuttana (padre del Tony poi arrestato nel 1990 per la «Duomo connection»). I giudici, accogliendo la richiesta del difensore Elena Zecca, riconoscono a Terminio, in carcere dal 1990, il vincolo della continuazione tra il delitto Carollo e i fatti al centro delle altre tre sentenze, perché valorizzano «un arco temporale compreso e assorbito dalla permanenza del reato associativo», e valutano che il delitto sia stato «consumato in un arco temporale compreso» fra gli altri due omicidi. A questo punto interviene l’articolo 78 del codice, cioè la regola moderatrice del cumulo teorico delle quattro sentenze, che «ridetermina la pena complessivamente in comunque non superabili 30 anni di reclusione». Periodo già espiato da Terminio, il quale matura dunque il diritto a tornare subito libero.