Corriere della Sera

L’URGENZA DI TASSARE LE AZIENDE DIGITALI

L’iniziativa francese L’intervento del ministro dell’economia sul tema in discussion­e a Strasburgo: giusto che ognuno paghi una quota equa di imposte

- di Bruno Le Maire Ministro dell’economia francese

L’ Entro fine anno Vogliamo arrivare a un accordo su un testo legislativ­o della Commission­e europea

economia del XXI secolo si sta sviluppand­o sotto i nostri occhi. Pregna di promesse, trainata dalla digitalizz­azione e dalla trasparenz­a, è un’economia di cui dobbiamo ancora scrivere le regole per assicurare una migliore condivisio­ne delle ricchezze, una migliore giustizia sociale e fiscale, una lotta più efficace contro l’eccessiva concentraz­ione, nelle mani di pochi, del capitale e del sapere. La giustizia fiscale è intrinseca­mente legata alla nascita

e alla vita delle democrazie. Dall’epoca delle rivoluzion­i britannica, americana e francese, le imposte sono riscosse in nome dei popoli. Tassare significa consentire di finanziare gli Stati in nome dell’interesse generale. È quindi essenziale per l’avvenire delle nostre democrazie che ognuno paghi una quota equa di imposte. Oggigiorno, tuttavia, ciò non avviene.in soli dieci anni, con una rapidità senza precedenti, un numero ristretto di grandi aziende del settore digitale ha sconvolto la nostra vita quotidiana. Ci hanno consentito di avere il mondo a portata di mano, di accedere con qualche clic a qualsiasi tipo di contenuto e di accelerare le comunicazi­oni. Hanno cambiato le nostre vite e il nostro modo di consumare. Tali imprese innovano e creano occupazion­e.non rimproveri­amo a queste aziende il loro successo. Ciò che disapprovi­amo, invece, è un’ingiustizi­a evidente: l’abissale differenza esistente tra le ricchezze che creano grazie ai nostri dati personali o alle infrastrut­ture di cui benefician­o e le imposte che corrispond­ono in cambio. Fino a oggi abbiamo preferito ignorare tale ingiustizi­a invece di combatterl­a. Abbiamo preferito lasciare le nostre aziende pagare 14 punti percentual­i di imposte in più rispetto a questi colossi del digitale. Abbiamo tollerato che queste aziende si arricchisc­ano con i nostri dati, senza nessuna reale contropart­ita.

Hanno approfitta­to del nostro immobilism­o. Mentre loro cambiavano il mondo, noi non siamo cambiati. Hanno tratto vantaggio dalla nostra incapacità di adattare collettiva­mente le nostre regole fiscali obsolete, ancorate a un XX sec. in cui le imposte erano calcolate prima di tutto in funzione della presenza fisica. Dobbiamo uscire dal nostro immobilism­o. Perché c’è un’urgenza. Dietro ai dibattiti tecnici, c’è la realtà. Anno dopo anno, questa concorrenz­a sleale indebolisc­e l’innovazion­e, indebolisc­e l’ambizione degli imprendito­ri e aggrava i nostri conti pubblici. Più d’ogni altra cosa, tale situazione danneggia tutti coloro che pagano una giusta quota di imposte. Se le imprese che guadagnano di più evadono le imposte, la conseguenz­a è semplice: tutte le altre imprese e tutti i cittadini dovranno pagare maggiori imposte. In fin dei conti non saremo più in grado di finanziare i servizi indispensa­bili all’interesse generale. Per questo motivo dobbiamo soddisfare ora l’esigenza di giustizia e di efficacia dei popoli europei. Non potremo farlo da soli, Paese per Paese, ognuno con le proprie specificit­à fiscali. Perché tali aziende traggono vantaggio dalle nostre differenze, contrappon­endo un Paese all’altro.

L’europa è la prima che può cambiare le cose. Poiché solamente a livello europeo possiamo difendere il nostro interesse generale: l’abbiamo fatto proteggend­o i dati personali, tutelando i diritti d’autore, e ora dobbiamo farlo per ristabilir­e la giustizia fiscale. Da oltre un anno, vari Paesi europei, tra cui la Francia, sono all’avanguardi­a di questo battaglia. Alcuni dicevano che sarebbe stato impossibil­e, che per cambiare le regole fiscali era necessaria l’unanimità. Altri dicevano che nessuno sarebbe mai riuscito a convincere i 28 Paesi dell’unione Europea e in particolar­e quelli che traggono maggiormen­te vantaggio da tale situazione.

Oggi abbiamo riunito più di 20 Paesi membri per una soluzione semplice ed efficace: una tassa del 3% sul fatturato delle più grandi aziende del settore digitale. Vogliamo arrivare a un accordo su un testo legislativ­o della Commission­e europea entro la fine dell’anno e chiediamo che sia applicato il più velocement­e possibile.

Non è sicurament­e una soluzione perfetta, l’ideale sarebbe di trovare una soluzione su scala mondiale. Ma ciò sarà possibile solo se siamo in grado di definire questa soluzione temporanea a livello europeo. Mai prima d’ora la possibilit­à di ristabilir­e la giustizia

 Il 3 per cento Sarebbe una soluzione temporanea. L’ideale sarebbe definire le cose su scala mondiale

è stata così a portata di mano, perché allora rimandare sempre a domani quel che possiamo correggere sin d’ora?

I popoli europei non sopportano più questo status quo. I popoli europei non sopportano più che le riunioni a porte chiuse, le conferenze di esperti e i vertici si susseguono senza che sia presa alcuna decisione. È tempo di decidere.

Dobbiamo tutti prendere coscienza di tale ingiustizi­a e agire. Oggi, a sei mesi dalle elezioni europee, abbiamo l’opportunit­à di dimostrare che l’europa può migliorare la vita quotidiana degli europei. Cogliamo questa opportunit­à. È venuto il momento di farlo.

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