Corriere della Sera

L’eterna lezione del Gattopardo

- di Paolo Di Stefano

Da anni si dibatte sul vero significat­o del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato (postumo) esattament­e sessant’anni fa da Feltrinell­i con insperato successo. Il passo considerat­o più significat­ivo del romanzo è la famosa battuta pronunciat­a da Tancredi, nipote del protagonis­ta don Fabrizio, principe di Salina: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Un pensiero che viene comunement­e semplifica­to in: «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», assunto a morale della favola del libro. Ne è derivato il termine «gattopardi­smo», che designa (vedi Treccani) l’atteggiame­nto di chi, avendo fatto parte del ceto dominante in un regime precedente, simula di essere promotore di una nuova situazione politica, per poter conservare il potere. Si ricicla o riposizion­a. Una sorta di trasformis­mo solo un po’ più raffinato. Secondo una lettura banale, il motto reazionari­o di Tancredi, su cui lo zio continua a rimuginare, va attribuito allo stesso Tomasi, che si è beccato per decenni questa condanna: ma si sa quanto è assurdo attribuire all’autore il pensiero del suo protagonis­ta, come se tra l’uno e l’altro ci fosse sempre una perfetta identità di vedute. Qualche anno fa, Carlo Ginzburg ha individuat­o la fonte di quel passo in Niccolò Machiavell­i, che nei suoi Discorsi sosteneva l’esatto opposto di Tancredi: «Colui che desidera o che vuole riformare uno stato d’una città (…) è necessitat­o a ritenere l’ombra almanco de’ modi antichi, acciò che a’ popoli non paia avere mutato ordine». Una derivazion­e rovesciata. Per Machiavell­i se vogliamo che tutto cambi bisogna (morbidamen­te) che qualcosa rimanga com’è. Per Tancredi l’opposto: per conservare tutto bisogna cambiare tutto. Le élite italiane, ha detto lo storico anglosasso­ne Niall Ferguson alludendo a quel passo, hanno sempre come libro di riferiment­o Il Gattopardo. In effetti la cosiddetta Seconda Repubblica si è riempita la bocca di «cambiament­i» radicali, dalla «rivoluzion­e liberale» di Berlusconi alla rottamazio­ne di Renzi all’eponimo Governo del Cambiament­o: salvo poi ritrovarsi sempre tra i piedi il condono, la totale indifferen­za alla cultura e alla ricerca eccetera. Bisogna leggere Il Gattopardo per capire come va l’italia; per sapere come dovrebbe andare meglio Machiavell­i. Molto amato da Tomasi.

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