L’eterna lezione del Gattopardo
Da anni si dibatte sul vero significato del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato (postumo) esattamente sessant’anni fa da Feltrinelli con insperato successo. Il passo considerato più significativo del romanzo è la famosa battuta pronunciata da Tancredi, nipote del protagonista don Fabrizio, principe di Salina: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Un pensiero che viene comunemente semplificato in: «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», assunto a morale della favola del libro. Ne è derivato il termine «gattopardismo», che designa (vedi Treccani) l’atteggiamento di chi, avendo fatto parte del ceto dominante in un regime precedente, simula di essere promotore di una nuova situazione politica, per poter conservare il potere. Si ricicla o riposiziona. Una sorta di trasformismo solo un po’ più raffinato. Secondo una lettura banale, il motto reazionario di Tancredi, su cui lo zio continua a rimuginare, va attribuito allo stesso Tomasi, che si è beccato per decenni questa condanna: ma si sa quanto è assurdo attribuire all’autore il pensiero del suo protagonista, come se tra l’uno e l’altro ci fosse sempre una perfetta identità di vedute. Qualche anno fa, Carlo Ginzburg ha individuato la fonte di quel passo in Niccolò Machiavelli, che nei suoi Discorsi sosteneva l’esatto opposto di Tancredi: «Colui che desidera o che vuole riformare uno stato d’una città (…) è necessitato a ritenere l’ombra almanco de’ modi antichi, acciò che a’ popoli non paia avere mutato ordine». Una derivazione rovesciata. Per Machiavelli se vogliamo che tutto cambi bisogna (morbidamente) che qualcosa rimanga com’è. Per Tancredi l’opposto: per conservare tutto bisogna cambiare tutto. Le élite italiane, ha detto lo storico anglosassone Niall Ferguson alludendo a quel passo, hanno sempre come libro di riferimento Il Gattopardo. In effetti la cosiddetta Seconda Repubblica si è riempita la bocca di «cambiamenti» radicali, dalla «rivoluzione liberale» di Berlusconi alla rottamazione di Renzi all’eponimo Governo del Cambiamento: salvo poi ritrovarsi sempre tra i piedi il condono, la totale indifferenza alla cultura e alla ricerca eccetera. Bisogna leggere Il Gattopardo per capire come va l’italia; per sapere come dovrebbe andare meglio Machiavelli. Molto amato da Tomasi.