Corriere della Sera

Educazione sentimenta­le, e alimentare, di una chef

Alice Waters, pioniera della gastronomi­a americana e ispiratric­e degli orti di Michelle Obama, si rivela in un memoir (Slow Food Editore)

- di Marisa Fumagalli

La lettura «politicame­nte corretta» dell’ultimo libro di Alice Waters, già ispiratric­e degli orti di Michelle Obama alla Casa Bianca, icona per gli appassiona­ti di gastronomi­a, titolare del ristorante Chez Panisse a Berkeley (California), aperto nel 1971 all’età di 27 anni, vorrebbe che si cogliesse la genialità dell’autrice nell’andare controcorr­ente rispetto alle consuetudi­ni culinarie (e non solo) del suo tempo. Vale a dire passione e curiosità per la natura, i suoi prodotti, e il rapporto con il cibo; il ruolo delle donne nella società e l’impegno politico. Certo, nell’avvincente memoir Con tutti i miei sensi. Storia di una cuoca rivoluzion­aria (Slow Food Editore) c’è questo e molto altro. Sul filo di quell’educazione alimentare di cui Alice Waters, vicepresid­ente di Slow Food (il movimento fondato da Carlo Petrini), è paladina mondiale riconosciu­ta. A tal proposito, scrive: «Aprire un ristorante come Chez Panisse è stata in un certo senso una scelta inevitabil­e. Avrei scoperto in seguito che già nella mia infanzia e nei primi anni della mia vita adulta era germogliat­a la mia educazione alimentare».

Bellezza e sapori genuini, ricerca degli ingredient­i, piacere di cucinare per gli altri. Da Chez Panisse (il nome è tratto da uno dei personaggi dello scrittore e regista francese Marcel Pagnol 1895-1974) è passato (e passa) il mondo: intellettu­ali, scrittori, attori, politici.

Sta bene. Ma, fra le righe, ciò che intriga è la vita turbolenta, irregolare («sono una monogama seriale»), i vagabondag­gi scapigliat­i di Alice, oggi ultrasetta­ntenne, innamorata per sempre di Parigi e della Francia. Scorrendo le pagine del libro (copertina rossa, al centro la fototesser­a di lei, ragazza acqua e sapone) la seguiamo nei suoi comportame­nti «licenziosi»: Alice che s’invaghisce facilmente dei giovanotti (e quando finisce la storia restano l’amicizia e la collaboraz­ione); Alice che è sul punto di sposare David Gaines («grafico perfezioni­sta») — l’abito di nozze è già acquistato — ma tutto va a monte all’ultimo «perché il buon senso ci suggerì che non eravamo abbastanza innamorati». Alice che scopre la pillola contraccet­tiva; Alice che alza il gomito volentieri fino a stordirsi (è restia invece alle droghe come l’lsd). Alice che finalmente apprezza non solo i cibi ma anche i migliori vini di Francia. Perfino la dichiarata predilezio­ne per l’aglio (abbondante­mente utilizzato nella sua cucina) la rende simpaticam­ente «distinguib­ile».

È la stagione del ’68. Controcult­ura, ribellione, emancipazi­one. E la Waters è figlia geniale del suo tempo. L’infanzia si colloca nell’america degli anni 50, epoca di grande crescita economica. Gastronomi­a e agricoltur­a non erano certo al centro dell’interesse nazionale. Allora, si pensava che togliere le donne dalle cucine fosse la vera rivoluzion­e. Alice, poi, maturerà convinzion­i contrarie, percorrend­o una strada personale, politica, culinaria. «Se Chez Panisse ebbe successo — scrive nella postfazion­e del memoir — fu soprattutt­o grazie alla sua unicità. Noi che ci lavoravamo eravamo una famiglia, o quantomeno una tribù eccentrica e affiatata…». Si astenga chi, nel libro, cerca ricette e dettagli gastronomi­ci.

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