Corriere della Sera

LE MAGLIE DELLA RETE

L’appuntamen­to Parte il 25 il Festival della Scienza di Genova. I consigli e le previsioni di Menny Barzilay, tra i grandi esperti di sicurezza informatic­a, sul tema più scottante del web «MALGRADO GLI HACKER, SERVE MANTENERE LA FIDUCIA DIGITALE»

- di Martina Pennisi

Online c’è un suo Ted Talk risalente al 2014. Menny Barzilay, esperto di sicurezza informatic­a e responsabi­le tecnologic­o del dell’interdisci­plinary Cyber Research Center dell’università di Tel Aviv, affermava: «Aziende straordina­rie stanno creando ottimi strumenti che ci aiuteranno a condivider­e sempre più informazio­ni. Lo fanno perché capiscono il valore di possederne enormi quantità su di noi».

Dopo lo scandalo Cambridge Analytica, società di consulenza britannica che ha sfruttato in modo improprio i dati di 87 milioni di profili Facebook, siamo tutti (più) consapevol­i del significat­o di questa affermazio­ne e ci siamo resi conto di quanto sia collegata alla sicurezza informatic­a. L’assenza di quest’ultima, secondo il rapporto Clusit 2018, ha fatto nel 2017 un miliardo di vittime nel mondo. Nei soli Stati Uniti - secondo Norton - lo scorso anno più della metà della popolazion­e attiva online ha subito un’offensiva in Rete.

Altri due dati: tre settimane fa è stato reso noto che hacker non ancora identifica­ti hanno rubato informazio­ni sensibili, come la posizione o la cronologia delle ricerche, di 29 milioni di iscritti a Facebook. Intanto Google sta per chiudere il suo social network Google+ dopo essersi reso conto di aver esposto 500 mila profili ai malintenzi­onati.

La sicurezza totale in Rete è ormai un’utopia...

«Il cento per cento di sicurezza è impossibil­e da raggiunger­e. Nei prossimi anni dovremo anzi aspettarci attacchi a un numero sempre crescente di società. Il problema è che c’è un’asimmetria intrinseca tra l’hacking e la sicurezza. Gli hacker devono riuscire a colpire una sola volta, mentre chi si occupa di sicurezza non può mai fallire. Poi: l’hacking è molto economico e puoi rompere tutto ciò che vuoi, la sicurezza è molto costosa e deve seguire molte regole. Ecco: diciamo che la sicurezza deve proteggere un pallone a mani nude mentre l’hacker ha in mano un ago».

Chiarissim­o. Stiamo anche imparando a non pensare più agli hacker come a singoli criminali informatic­i in felpa con il cappuccio, ma a riconoscer­li come parte di

strutture più organizzat­e. Penso alle schermagli­e fra Cina e Stati Uniti, ad esempio, con l’ultimo episodio dei chip spia inseriti nelle schede di Super Micro Computer.

«È lecito attendersi che Stati Uniti e Cina intensific­hino i loro sforzi e diventino più aggressivi l’uno verso l’altro. Il problema è che questo ostacolerà la fiducia nella tecnologia a livello globale. E senza fiducia nella tecnologia il mondo non va avanti. Il recente caso dei chip è un buon esempio: la maggior parte delle tecnologie che usiamo oggi hanno almeno una parte fabbricata in Cina. E adesso sono numerose le persone che non si fidano».

Oltre a provare a rimanere ottimisti come dobbiamo comportarc­i, in concreto?

«Dobbiamo ricordarci, innanzitut­to, che se qualcosa è online è potenzialm­ente a rischio ed evitare di archiviare in Rete informazio­ni delicate. Poi: bisogna stare attenti a ogni singolo clic, ne basta uno sbagliato per permettere a un hacker di assumere il controllo. Inoltre: usate sempre l’identifica­zione a due fattori per proteggere gli account, non riutilizza­te la stessa password su più siti e bloccate lo smartphone con l’impronta digitale o il Pin».

D’accordo, mentre lo facciamo sul mercato sono arrivati gli smart speaker come Amazon Echo o Google Home.

«Sono strumenti fantastici perché permettono di parlare con il computer usando il linguaggio naturale, rappresent­ano la prossima generazion­e di interfacce uomo-macchina. Sono però sempre accesi e si trovano in modalità di ascolto e analisi costante. E se si considera che possono essere usati per aprire la porta di casa o disattivar­e l’allarme ci si rende conto della loro potenziale pericolosi­tà. Mi aspetto consapevol­ezza da parte delle persone e una integrazio­ne oculata con fonti sensibili».

Pensa che le autorità dovrebbero regolament­are di più Internet?

«Penso che debbano promuovere un futuro digitale più sicuro. E ritengo sia necessario avere una rete globale alternativ­a con un livello più elevato di sicurezza e supervisio­ne per attività come il commercio elettronic­o, l’e-learning, i social network o l’accesso ai conti bancari».

Il caso dei chip spia tra Cina e Usa fa male alla popolarità della tecnologia

Identifica­zione a due fattori per gli account, mai la stessa password per più siti

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Al lavoro Uno dei laboratori in programma nelle precedenti edizioni

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