A caccia della grande idea Così Israele alleva il futuro
Primo al mondo in spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al Pil
quotate al Nasdaq (la borsa della tecnologia a New York) di qualunque altro Paese, eccetto Usa e Cina. La maggior parte sono concentrate in questi 60 chilometri, dove i surfisti inseguono le onde migliori e gli investitori «the Next Big Thing», la prossima grande invenzione.
Che spesso è il risultato di teste addestrate da un’unità speciale una volta segreta e ormai tra i simboli dell’innovazione israeliana. È identificata dal numero 8.200, si occupa di cybersicurezza, guerra elettronica, spionaggio digitale: cerca nuove soluzioni a vecchi problemi militari. Sempre Forbes stima che almeno un migliaio di start-up, negli ultimi anni, siano state lanciate dai veterani della squadra: come
Non ci basta che i genietti pensino fuori dagli schemi. Li vogliamo fuori dagli schemi
Waze (applicazione per navigare al meglio il traffico acquistata da Google per oltre 1 miliardo di dollari) o Check Point, pioniere nei software antivirus e antintrusione.
L’esercito è il primo reclutatore di genietti e cerca di scovarli fin dal liceo, il servizio militare è obbligatorio: «Non ci basta che sappiano pensare fuori dagli schemi, vogliamo giovani fuori dagli schemi», racconta la maggiore Dana Shachar, incaricata dallo Stato Maggiore di creare una cyberaccademia, il tentativo di educare alla tecnologia tutti i corpi delle forze armate.
Il legame tra tecnologia militare e innovazione ha anche il suo lato oscuro. Pochi giorni fa un’inchiesta del giornale Haaretz ha rivelato che strumenti di sorveglianza sviluppati per la lotta al terrorismo sono stati venduti da società private a dittature in giro per il mondo e usati per controllare gli oppositori. «La mia azienda — si giustifica, anonimo, uno degli amministratori delegati — distribuisce software per combattere i criminali. Non sono in grado di impedire che i miei clienti ne facciano un uso improprio».
In generale, la spesa israeliana — per ricerca e sviluppo, in rapporto al Pil, come stabilisce l’ultimo rapporto sulla competitività globale del World economic forum — è la più alta al mondo. Nel futuro ha sempre creduto Shimon Peres e, in suo nome viene inaugurato, questa settimana, il nuovo centro per l’innovazione: presidente fino al 2014, ha contribuito a costruire una nazione che adesso è terza su 140 per numero di aziende capaci di plasmare idee «dirompenti». Questo «ecosistema» — spiega il World economic forum — è creato anche dalla durata degli studi (13 anni in media). Dai laboratori dell’università ebraica di Gerusalemme sono usciti i professori che hanno fondato Mobileye: l’occhio elettronico che vede nel futuro dell’auto senza guidatore è stato comprato da Intel per 15 miliardi di dollari.
@dafrattini Il software
● Il concetto di sicurezza «integrale» dei sistemi Mobileye, per l’auto senza guidatore è stato creato da un gruppo di professori dell’università di Gerusalemme. Ecco le aree monitorate: avviso di collisione frontale (Fcw); monitoraggio della distanza di sicurezza (Hmw); avviso di collisione con pedoni e ciclisti (Pcw e Ccv); avviso di superamento corsia (Ldw); lettura cartelli stradali (Sli). «Mobileye» è stato comprato da Intel per 15 miliardi di dollari.