Corriere della Sera

A caccia della grande idea Così Israele alleva il futuro

Primo al mondo in spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al Pil

- Di Davide Frattini

quotate al Nasdaq (la borsa della tecnologia a New York) di qualunque altro Paese, eccetto Usa e Cina. La maggior parte sono concentrat­e in questi 60 chilometri, dove i surfisti inseguono le onde migliori e gli investitor­i «the Next Big Thing», la prossima grande invenzione.

Che spesso è il risultato di teste addestrate da un’unità speciale una volta segreta e ormai tra i simboli dell’innovazion­e israeliana. È identifica­ta dal numero 8.200, si occupa di cybersicur­ezza, guerra elettronic­a, spionaggio digitale: cerca nuove soluzioni a vecchi problemi militari. Sempre Forbes stima che almeno un migliaio di start-up, negli ultimi anni, siano state lanciate dai veterani della squadra: come

 Non ci basta che i genietti pensino fuori dagli schemi. Li vogliamo fuori dagli schemi

Waze (applicazio­ne per navigare al meglio il traffico acquistata da Google per oltre 1 miliardo di dollari) o Check Point, pioniere nei software antivirus e antintrusi­one.

L’esercito è il primo reclutator­e di genietti e cerca di scovarli fin dal liceo, il servizio militare è obbligator­io: «Non ci basta che sappiano pensare fuori dagli schemi, vogliamo giovani fuori dagli schemi», racconta la maggiore Dana Shachar, incaricata dallo Stato Maggiore di creare una cyberaccad­emia, il tentativo di educare alla tecnologia tutti i corpi delle forze armate.

Il legame tra tecnologia militare e innovazion­e ha anche il suo lato oscuro. Pochi giorni fa un’inchiesta del giornale Haaretz ha rivelato che strumenti di sorveglian­za sviluppati per la lotta al terrorismo sono stati venduti da società private a dittature in giro per il mondo e usati per controllar­e gli oppositori. «La mia azienda — si giustifica, anonimo, uno degli amministra­tori delegati — distribuis­ce software per combattere i criminali. Non sono in grado di impedire che i miei clienti ne facciano un uso improprio».

In generale, la spesa israeliana — per ricerca e sviluppo, in rapporto al Pil, come stabilisce l’ultimo rapporto sulla competitiv­ità globale del World economic forum — è la più alta al mondo. Nel futuro ha sempre creduto Shimon Peres e, in suo nome viene inaugurato, questa settimana, il nuovo centro per l’innovazion­e: presidente fino al 2014, ha contribuit­o a costruire una nazione che adesso è terza su 140 per numero di aziende capaci di plasmare idee «dirompenti». Questo «ecosistema» — spiega il World economic forum — è creato anche dalla durata degli studi (13 anni in media). Dai laboratori dell’università ebraica di Gerusalemm­e sono usciti i professori che hanno fondato Mobileye: l’occhio elettronic­o che vede nel futuro dell’auto senza guidatore è stato comprato da Intel per 15 miliardi di dollari.

@dafrattini Il software

● Il concetto di sicurezza «integrale» dei sistemi Mobileye, per l’auto senza guidatore è stato creato da un gruppo di professori dell’università di Gerusalemm­e. Ecco le aree monitorate: avviso di collisione frontale (Fcw); monitoragg­io della distanza di sicurezza (Hmw); avviso di collisione con pedoni e ciclisti (Pcw e Ccv); avviso di superament­o corsia (Ldw); lettura cartelli stradali (Sli). «Mobileye» è stato comprato da Intel per 15 miliardi di dollari.

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Riprese particolar­i Il racconto per immagini degli eventi del Festival della Scienza realizzato dagli studenti dell’isia di Urbino
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L’apertura L’edificio che da giovedì ospiterà il nuovo Israeli Innovation Center a Jaffa
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