Corriere della Sera

Io e quel film con Fellini

Festa di Roma Il regista, premio alla carriera: «Vi svelo i miei segreti» Scorsese: dovevamo girare un documentar­io ma Federico morì prima di realizzare il progetto

- Valerio Cappelli

«Are you talking to ROMA me?». Sì, stiamo parlando con te, Mr Scorsese, anzi ti stiamo ascoltando: «Ricordo quando nel 2006 portai qui The Departed, tutti pensavano che fosse il mio ultimo grande film. E invece...».

Martin Scorsese dietro l’obiettivo, questo simbolo del cinema mondiale, più che un regista dal talento assoluto. È l’inventore di battute entrate nell’immaginari­o, Are you talking to me?, fa dire nel soliloquio con la pistola puntata allo specchio uno dei suoi pesi massimi, l’allucinato Robert De Niro, in Taxi Driver?

Il regista americano è alla Festa del Cinema, parla per oltre due ore dei film italiani che ama: «Vi rivelo un segreto, dovevo fare un progetto assieme a Fellini agli inizi degli anni 90, un documentar­io alla Fellini. Mancò il tempo, Federico morì». Era il 1993.

Una passione, quella per il cinema del nostro paese, che ha raccontato in un celebre viaggio documentar­istico. Su sua esplicita richiesta riceve il premio alla carriera da Paolo Taviani, (domani si proietta San Michele aveva un gallo ), che dice: «Scorsese appartiene a quella categoria di registi che ci aiutano con le loro opere a capire chi siamo. Ha una furibonda energia che si scatena su una tastiera multiforme, ora un démone che ci fa pensare a Dostoevski­j, ora un regista innamorato dell’amore, ora un santo pieno di problemi».

Scorsese sceglie immagini di nove film italiani che lo hanno segnato nella sua formazione, e le assapora come un doppio whiskey al malto, con la sua faccia da italo-americano, da uno di noi, un Paisà. In realtà è un ex seminarist­a insonne che di notte rivede vecchi film, guardato con sospetto da Hollywood a cui egli rimprovera «l’ossessione del divertimen­to». Viene dal set di The Irishman, ambientato negli Anni 50 con cui torna tra i gangster; ha riunito per la prima volta in trio Bob De Niro (dopo 23 anni di nuovo insieme), Al Pacino (debutto con Scorsese) e Joe Pesci (era in Toro scatenato); è partito da una domanda: «Cosa trasforma una persona in un killer profession­ista?». Sopraffazi­one e redenzione sono i suoi temi. Ed ecco le nove sequenze, dal 1952 a metà Anni 60. Accattone di Pasolini: «Non avevo idea di chi fosse, fu il primo film con personaggi con cui potevo identifica­rmi, mi sorprese la santità di quella storia, affidata a un magnaccia». La presa del potere di Luigi XIV di Rossellini: «Lo incontrai per caso a Roma, mi disse che non gli interessav­a l’arte ma educare, istruire». Umberto D di De Sica: «La cosa interessan­te è un film non sentimenta­le su un anziano abbandonat­o».

Il Posto di Olmi: «Sentivo vicino quello stile sottomesso, scarno». L’eclisse di Antonioni: «Componeva la narrazione nello spazio, era come l’arte moderna, ha ridefinito il linguaggio, ci misi un po’ per capirlo».

Il prof. Scorsese è uno storico del cinema che conserva e, restaura patrimoni di immagini, un cinefilo che cerca il senso della memoria come un cercatore d’oro del West cercava le pepite». Ecco Divorzio all’italiana di Germi: «Anche come muoveva la cinepresa era satirico». Salvatore Giuliano di Rosi: «Una madre che piange per il figlio morto è “la” madre». Il Gattopardo di Visconti: «Mi influenzò per L’età dell’innocenza. Donna Fugata è la città d’origine di mia nonna Cimina». Le notti di Cabiria di Fellini: «La fine è una rinascita spirituale».

Guardi quest’ometto tormentato ma dall’apparenza mite, allevato in una Little Italy che non lasciava scampo, «o diventavi gangster o prete: ho dovuto cambiare strada per sopravvive­re»; guardi le sue folte sopraccigl­ia con gli occhialoni che sono già uno schermo, a portata di mano assieme agli appunti, e pensi alle strade che affollano i suoi film, New York New York, Taxi Driver, gli emarginati di Mean Streets. E ti riviene in mente il suo mantra, tutto fuorché una meditazion­e buddhista: «Ho seri dubbi che si possa essere felici».

A Little Italy

«O diventavi gangster o prete: ho dovuto cambiare strada per sopravvive­re»

 ??  ?? Oscar29 marzo 1993: Fellini riceve l’oscar alla carriera da Mastroiann­i e Loren. Il regista muore pochi mesi dopo, il 31 ottobre
Oscar29 marzo 1993: Fellini riceve l’oscar alla carriera da Mastroiann­i e Loren. Il regista muore pochi mesi dopo, il 31 ottobre
 ??  ?? Tappeto rosso Il regista Martin Scorsese, 75 anni, premio Oscar nel 2007 per The Departed. Tra i suoi grandi successi ricordiamo Taxi Driver (1976); Toro scatenato (1980); L’età dell’innocenza (1993); i due kolossal Gangs of New York (2002) e The Aviator (2004). Il 26 settembre 2018 ottiene la cittadinan­za italiana , chiesta nel 2005
Tappeto rosso Il regista Martin Scorsese, 75 anni, premio Oscar nel 2007 per The Departed. Tra i suoi grandi successi ricordiamo Taxi Driver (1976); Toro scatenato (1980); L’età dell’innocenza (1993); i due kolossal Gangs of New York (2002) e The Aviator (2004). Il 26 settembre 2018 ottiene la cittadinan­za italiana , chiesta nel 2005

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