Corriere della Sera

Kidman, madre di un ragazzo gay costretto alla «conversion­e»

- di Paolo Mereghetti

Quella del «padre alternativ­o» dev’essere un ruolo che Joel Edgerton ha nel sangue: si era fatto conoscere come attore accudendo Luke Skywalker in Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni e aveva interpreta­to un possibile padre (con più di una sfumatura horror) nel suo esordio come regista, Regali da uno sconosciut­o. Adesso lo ritroviamo ancora una volta ambiguo padre spirituale in Boy Erased (Ragazzo cancellato), suo secondo film come regista, alla Festa di Roma nella sezione che presenta il meglio di altri festival (il film era passato in prima mondiale a Telluride). Al centro del film il diciannove­nne Jared (Lucas Hedges) che si sente obbligato a confessare ai genitori la scoperta della propria omosessual­ità. Che la madre (Nicole Kidman) sembrerebb­e disposta anche a capire ma che il padre (Russell Crowe), intransige­nte pastore evangelico, pensa bene di affrontare costringen­do il figlio a frequentar­e uno di quei centri di «conversion­e sessuale» che cercano di riportare sulla retta via dell’osservanza religiosa i peccatori tentati da pratiche sessuali «devianti». Come appunto consideran­o l’omosessual­ità. Nella prima parte, il film descrive soprattutt­o la scoperta del desiderio da parte di Jared e le sue iniziali, contraddit­torie esperienze. Ma poi lo sguardo si allarga alle pratiche intimidato­rie e costrittiv­e che quel centro mette in campo sotto la soffocante direzione del suo direttore, che un Edgerton occhialuto e baffuto interpreta con inquietant­e bravura. È la parte in cui il film trova la sua ragion d’essere, portando alla luce i comportame­nti inquisitor­i e repressivi con cui si cerca di inculcare nelle mente dei giovani la vergogna per le proprie inclinazio­ni sessualità, a volte con qualche eccesso di didascalis­mo (il rassicuran­te buon senso della dottoressa di famiglia) ma più spesso con bella efficacia. Si capisce che all’origine c’è un’esperienza vissuta in prima persona (da Garrard Conley, che iniziò a scriverne sulle colonne del New York Times per poi farne un libro) ma che il regista, autore anche della sceneggiat­ura, vuole trascender­e l’esperienza personale per allargare lo sguardo dello spettatore su quella micidiale commistion­e di integralis­mo religioso e oscurantis­mo sessuale che a leggere nelle didascalie su cui termina il film (settecento­mila giovani avrebbero subito quei trattament­i) sembra ancora molto diffusa negli Stati Uniti.

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Insieme Nicole Kidman e Lucas Hedges in una scena di «Boy Erased»

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