Brad Ciocca, la suola del destino
Non fingerò di scandalizzarmi perché l’europarlamentare leghista Angelo Ciocca, emulo del compagno Kruscev, ha brandito la sua scarpa come un’arma di Guerre Stellari, calpestando ripetutamente la relazione anti-spread del commissario Moscovici davanti al commissario medesimo. È o non è, il Ciocca, un accanito sostenitore della Junta revolucionaria? E da che mondo è mondo, e suola di scarpa è suola di scarpa, i rivoluzionari non usano le buone maniere. Spesso non usano nemmeno le scarpe, se non per prendere a pedate gli odiati borghesi con la puzza sotto il naso, come quel Moscovici con l’accento su «povera Italì».
Del perfetto rivoluzionario Ciocca avrebbe la sfrontatezza, tanto da avere diffuso sui social le immagini dell’impresa, e una discreta considerazione di se stesso, che lo ha indotto a scrivere sulla voce di Wikipedia a lui dedicata: «Per la sua bellezza è soprannominato il Brad Pitt della politica». Il limite di Brad Ciocca è che, un attimo dopo avergli preso a scarpate il discorso, ha teso la mano a Moscovici (quella libera dai lacci, suppongo). E non è sufficiente che Moscovici l’abbia rifiutata. Un rivoluzionario che si rispetti non cerca il consenso del suo nemico. Non imbratta casa d’altri indossando le pattine. Coccia è la riprova che in Italia i rivoluzionari sono tali solo per finta. Come diceva Montanelli, pretendono di fare la rivoluzione d’accordo con i carabinieri.