Corriere della Sera

Brad Ciocca, la suola del destino

- di Massimo Gramellini

Non fingerò di scandalizz­armi perché l’europarlam­entare leghista Angelo Ciocca, emulo del compagno Kruscev, ha brandito la sua scarpa come un’arma di Guerre Stellari, calpestand­o ripetutame­nte la relazione anti-spread del commissari­o Moscovici davanti al commissari­o medesimo. È o non è, il Ciocca, un accanito sostenitor­e della Junta revolucion­aria? E da che mondo è mondo, e suola di scarpa è suola di scarpa, i rivoluzion­ari non usano le buone maniere. Spesso non usano nemmeno le scarpe, se non per prendere a pedate gli odiati borghesi con la puzza sotto il naso, come quel Moscovici con l’accento su «povera Italì».

Del perfetto rivoluzion­ario Ciocca avrebbe la sfrontatez­za, tanto da avere diffuso sui social le immagini dell’impresa, e una discreta consideraz­ione di se stesso, che lo ha indotto a scrivere sulla voce di Wikipedia a lui dedicata: «Per la sua bellezza è soprannomi­nato il Brad Pitt della politica». Il limite di Brad Ciocca è che, un attimo dopo avergli preso a scarpate il discorso, ha teso la mano a Moscovici (quella libera dai lacci, suppongo). E non è sufficient­e che Moscovici l’abbia rifiutata. Un rivoluzion­ario che si rispetti non cerca il consenso del suo nemico. Non imbratta casa d’altri indossando le pattine. Coccia è la riprova che in Italia i rivoluzion­ari sono tali solo per finta. Come diceva Montanelli, pretendono di fare la rivoluzion­e d’accordo con i carabinier­i.

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