Corriere della Sera

Mattarella avverte i partiti: nessuno può sottrarsi all’equilibrio di bilancio

«La collaboraz­ione tra istituzion­i non è solo galateo formale»

- Di Marzio Breda

«La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore», ma risponde a ben altri criteri, molto concreti, e serve a dare sicurezza alle persone. Su quel terreno, inoltre, va sempre tenuto presente il rischio che «il disordine dei conti produca contraccol­pi pesanti per le fasce più deboli».

È Sergio Mattarella a ricordare questi precetti base per chiunque amministri la cosa pubblica, a ogni livello. Lo fa prendendo a pretesto l’assemblea dell’anci, a Rimini. Molti Comuni, si sa, hanno la contabilit­à in stato di pre-dissesto o dissesto conclamato e i sindaci sarebbero dunque i naturali destinatar­i del suo messaggio. È però ovvio che, nelle ore in cui l’ue boccia la manovra del governo italiano, il presidente si riferisca ad altri. Cioè a coloro ai quali la maggioranz­a gialloverd­e affiderà il compito di negoziare con la Commission­e europea (che ha il ruolo di «guardiano dei Trattati») un’eventuale riscrittur­a dei nostri parametri economici. La riflession­e è pensata per loro e per i cittadini che vogliono andare oltre le teorie del complotto e le fumisterie dei comizi in rete, e capire. Infatti, dice il capo dello Stato, nello stendere un bilancio in ordine «ci deve sempre guidare uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibil­ità».

Per Mattarella, insomma, «occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità, scongiuran­do che il disordine degli enti pubblici, e della pubblica finanza, produca contraccol­pi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmian­o pensando ai loro figli, per le imprese che creano lavoro». È «una responsabi­lità che accomuna chiunque svolga attività rappresent­ative — qualunque sia la sua militanza politica — perché si tratta di un bene comune, di un patrimonio indivisibi­le». Ecco la grande prova con cui misurarsi. Infatti, insiste nel suo intervento a doppio livello di lettura, «i bilanci in equilibrio, l’efficienza dei servizi, i diritti garantiti ai cittadini, la sinergia tra pubblico e privato, in modo che crescano le opportunit­à per tutti, sono sfide alle quali nessuna amministra­zione può sottrarsi: il Comune e la Provincia come la Regione e lo Stato».

Un messaggio in bottiglia, quello del presidente, che nasce da una sua doppia preoccupaz­ione: 1) non aprire polemiche con l’esecutivo in questa fase ad alta tensione, né fare mosse che possano esser percepite come un tentativo di forzare la mano a Palazzo Chigi; 2) lavorare intanto per ridurre le distanze tra Roma e Bruxelles e individuar­e i residui spazi di mediazione, posto che ancora ce ne siano.

Infine, esorta sindaci e governo a confrontar­si positivame­nte sulla manovra nel corso della sessione parlamenta­re di bilancio e, più in là, nella fase di attuazione dei diversi provvedime­nti. Allarga le braccia e puntualizz­a che non è suo compito «entrare nel merito». Tuttavia — e anche questo suo cenno va inteso in senso allargato — ritiene sia «giusto sottolinea­re che la leale collaboraz­ione tra le istituzion­i non appartiene soltanto a un galateo formale, ma costituisc­e sostanza nella vita della Repubblica… Sostanza in quanto consente di svolgere meglio il servizio alla cittadinan­za e, al tempo stesso, di far funzionare quel pluralismo di istituzion­i fondamenta­le per gli equilibri della democrazia».

La responsabi­lità

«È una responsabi­lità che riguarda chiunque svolga attività rappresent­ative»

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La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore Bisogna scongiurar­e che il disordine della pubblica finanza produca contraccol­pi anzitutto per le fasce più deboli

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Al Quirinale Sergio Mattarella, 77 anni, con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, 64

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