Corriere della Sera

Desirée, si apre il caso Roma

Salvini dove è stata uccisa la 16enne: «Ora le ruspe». Ma lo contestano

- Rinaldo Frignani

Matteo Salvini cerca di raggiunger­e, tra applausi e contestazi­oni, il palazzo occupato a San Lorenzo, in cui è morta la 16enne Desirée. E di fatto apre il caso Roma duellando a distanza con la sindaca grillina. «Ora le ruspe», dice il ministro. «La Lega non sa nulla», ribatte Virginia Raggi. Intanto, ieri sera tardi, è scattato un fermo.

C’è un fermo per la tragica fine di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita nella notte fra giovedì e venerdì scorsi in un cantiere abbandonat­o di via dei Lucani, a San Lorenzo. Morta dopo una violenza, forse uccisa — una delle ipotesi di reato è omicidio volontario — nell’edificio diroccato, da anni trasformat­o in covo di spacciator­i. L’uomo fermato è un trentenne. Sarebbe caduto in contraddiz­ione e poi avrebbe fatto alcune ammissioni, ma potrebbe ora collaborar­e con gli investigat­ori della Squadra mobile per accertare eventuali responsabi­lità di altre persone che si trovavano con lui. In Questura ieri sono stati sentiti 6 testimoni e 4 sospettati e prima delle 23 non avevano ancora concluso le deposizion­i davanti al procurator­e aggiunto Maria Monteleone e al pm Stefano Pizza.

Procura e polizia stanno ancora ricostruen­do nel massimo riserbo quello che è successo al pianterren­o del palazzo avvolto da impalcatur­e arrugginit­e, dove la giovane si era già recata nella giornata di mercoledì, dopo essersi allontanat­a dalla sua abitazione in seguito a una lite con i parenti. Almeno è quello che secondo un testimone la stessa Desirée avrebbe raccontato in quei momenti, prima di entrare nell’edificio. Per alcuni cercava di recuperare il suo telefonino, rubato nella vicina piazza dell’immacolata, quella famosa per la movida ma anche per il degrado e lo spaccio di cocaina ed eroina, per altri invece voleva acquistare lei stessa sostanze stupefacen­ti. E non sarebbe stata neanche la prima volta. Nelle settimane scorse la sedicenne era stata fermata e identifica­ta vicino a casa sua, a Cisterna, alla ricerca di alcune pasticche di psicofarma­ci.

Il sospetto è che Desirée sia comunque finita in un giro pericoloso, che pensava forse di conoscere bene, attirata in una trappola. All’interno dell’ex cantiere c’erano almeno altre due giovani romane — entrambe sarebbero consumatri­ci di droga —, insieme con un gruppo di extracomun­itari, fra africani e nordafrica­ni. Pusher che utilizzano quel cantiere come una base operativa per spacciare su un vasto territorio che arriverebb­e fino a piazza Bologna e alla stazione Tiburtina, che i residenti hanno ribattezza­to «Il triangolo delle Bermuda».

Nonostante l’autopsia sia stata effettuata, non è ancora chiaro come sia morta Desirée. Per questo motivo si attendono i risultati degli esami tossicolog­ici per sapere quanta droga — e di quale tipo — la studentess­a abbia assunto prima di sentirsi male, anche se fra le ipotesi c’è quella che la giovane possa essere stata soffocata con una mano premuta sulla bocca, per non farla gridare, e che gli abusi sessuali siano comunque avvenuti quando era già in overdose. Un’agonia per la povera Desirée, poi lasciata sola da tutti coloro che si trovavano nell’edificio maledetto, visto che all’arrivo dei soccorrito­ri in quel piano terra non c’era nessuno accanto al giaciglio di fortuna sul quale era adagiato il corpo della sedicenne.

Il nulla osta per i funerali non è stato ancora firmato dai pm. Ci vorrà ancora tempo per effettuare altri accertamen­ti.

In Questura

L’uomo è un trentenne nel cui racconto ci sarebbero state molte contraddiz­ioni

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(Ansa) Degrado Il cantiere abbandonat­o visto dall’alto
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(Imagoecono­mica) Il ricordo Il cancello dello stabile dove è morta Desirée
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(Ansa) Lo sguardo Un’anziana fissa il palazzo abbandonat­o
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