Corriere della Sera

La frase choc su Cucchi: magari morisse

Il pm: ecco la regia dei depistaggi. Sotto accusa anche un legale. Bonafede incontra Ilaria

- di Giovanni Bianconi

«Sta andando al Policlinic­o, dice che si sente male, c’ha attacchi epilettici», disse un carabinier­e. E l’altro: «Magari morisse, li mortacci sua». C’è anche questo nelle carte dell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, per cui ora è indagato per depistaggi­o anche un colonnello.

ROMA «Questa storia è costellata di falsi da dopo il pestaggio e proseguita in maniera ossessiva anche dopo la morte di Stefano Cucchi. C’è stata un’attività di inquinamen­to probatorio che ha indirizzat­o in modo scientific­o prove verso persone che non avevano alcuna responsabi­lità e sono state sottoposte a giudizio».

Le parole del pubblico ministero Giovanni Musarò annunciano un’altra udienza difficile per l’arma dei carabinier­i mentre l’inchiesta compie un ulteriore salto di qualità con l’inclusione fra gli indagati del tenente colonnello Francesco Cavallo, all’epoca capo ufficio del comando del Gruppo carabinier­i di Roma. Così anche se i testimoni, medici che ebbero in cura Cucchi subito dopo l’arresto, sono chiamati a ricostruir­e gli effetti del pestaggio, il tema che attraversa il dibattimen­to è soprattutt­o quello del depistaggi­o ad opera dei vertici.

Sono fino a questo momento cinque i carabinier­i indagati fra cui il comandante di Tor Sapienza Massimilia­no Colombo Labriola, il carabinier­e scelto Francesco Di Sano, il tenente colonnello Luciano Soligo che guidava la compagnia Talenti Montesacro e lo stesso Cavallo. Tutti sono accusati di falso. Sul registro degli indagati è finito anche l’avvocato Gabriele Di Sano che al telefono con il cugino Francesco discuteva sulla opportunit­à di conservare le due annotazion­i di servizio modificate sullo stato di salute di Cucchi dopo l’arresto per servirsene successiva­mente: «Francesco, ascoltami, io quello che penso ora per telefono non te lo posso dire ma tu queste cose per ora conservate­le anche perché... se tutto va come spero io, ’ste cose ci serviranno dopo... per ricattare l’arma». E più avanti esplicita ulteriorme­nte: «Per ricattare l’arma perché se tutto va come penso io... bene, cioè che tutto si chiude e l’arma ti dice ah guarda comunque per noi non puoi stare qua no? Allora io ho queste cose in mano che fate? Mi fate restare o vado al giornale? Hai capito?».

L’accusa nei confronti di Gabriele Di Sano è tentato patrocinio infedele. In Tribunale si è affacciato anche il ministro Alfonso Bonafede, che ha incontrato Ilaria e sul processo ha detto: «Lavoriamo perché casi come questo abbiano giustizia in tempi brevi. Non tutte le famiglie hanno persone con la determinaz­ione di Ilaria Cucchi e non è giusto che chi chiede giustizia debba contare sulla propria determinaz­ione per ottenerla».

 ??  ?? «Meglio così» Sotto, la mail inviata dal colonnello Francesco Cavallo il 28 ottobre 2009 in risposta a quella del luogotenen­te Massimilia­no Colombo Labriola del 27 ottobre 2009. Cavallo mette in allegato due versioni modificate delle relazioni sulla salute di Stefano Cucchi (nella foto a sinistra con la madre) e scrive «Meglio così...»
«Meglio così» Sotto, la mail inviata dal colonnello Francesco Cavallo il 28 ottobre 2009 in risposta a quella del luogotenen­te Massimilia­no Colombo Labriola del 27 ottobre 2009. Cavallo mette in allegato due versioni modificate delle relazioni sulla salute di Stefano Cucchi (nella foto a sinistra con la madre) e scrive «Meglio così...»

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