IL GOVERNO UNITO A METÀ PER LA SFIDA SUI MERCATI
La «troika» del governo gialloverde promuove la manovra economica e se stessa. E tra i giudizi liquidatori sulle istituzioni europee e la visita del premier Giuseppe Conte in Russia, conferma il conflitto aperto tra il governo di Roma e la Commissione Ue. Conte e i suoi vice, il leghista Matteo Salvini e Luigi Di Maio dei Cinque Stelle, si presentano come un terzetto compatto a difesa delle loro scelte controverse. E il modo nel quale Salvini ma anche Di Maio liquidano il rischio di un’impennata dello spread rilancia uno sontro frontale. Ma Giovanni Tria, ministro dell’economia, è assai meno tranquillo.
«Se nella Ue insistono a tirare schiaffoni a caso, mi verrebbe voglia di dare più soldi agli italiani», avverte il leader della Lega, incoraggiato anche dal «sì» del Senato al decreto controverso sulla legittima difesa. Ma non si capisce di quali soldi si tratti, perché le spese sono tutte in deficit. Il senso, però, è chiaro: la strategia è il muro contro muro, nella convinzione che paghi in termini elettorali. Non a caso, per supportare le sue tesi, Salvini vanta il successo in Trentino-alto Adige di domenica scorsa. Come minimo, emerge la sottovalutazione del problema.
Tanto che Tria, ultimamente allineato alle tesi di Palazzo Chigi, avverte: «Non possiamo mantenere uno spread così alto troppo a lungo». Parole accolte con un filo di fastidio. A essere maliziosi, si potrebbe pensare che la sfida di M5S e Lega alla Commissione Ue sia quasi cercata, perseguendo lo schema delle «oligarchie» contro il «popolo»: una narrativa scelta per cavalcare un’onda non solo politica ma culturale che attraversa l’intero continente. E può portare voti.
Pazienza se la maggioranza gialloverde rischia di creare le premesse per l’isolamento e lo scivolamento dell’italia ai margini del sistema dell’euro. Il ricompattamento è totale. Da Mosca il premier Conte assicura che «l’italia è in buona salute, i fondamenti della nostra economia sono solidi». E lo stesso Tria, allarme sullo spread a parte, ha smesso i panni del critico. «Per ora non ci sono motivi per cambiare la manovra», ha affermato «perché pensiamo che sia corretta». Disco verde, dunque, a «questo tipo di manovra espansiva».
È un linguaggio distante da quello di alcune settimane fa, per il quale era arrivato sull’orlo delle dimissioni: e ancora ieri se n’è sentita l’eco polemica col M5S. Ora è allineato alla «troika» di Palazzo Chigi. Di più: secondo Tria è la Commissione europea che dovrebbe «spiegare perché boccia la manovra». Il problema è che una Commissione spaventata dall’ondata populista l’ha già detto e ripetuto: anche in modo fin troppo crudo e, a volte, provocatorio. L’accusa a Conte e Tria di avere disdetto gli impegni si somma all’irritazione verso i vicepremier. E lo spread sale.
La linea
La «troika» Conte, Di Maio, Salvini avverte l'europa che la manovra non si cambia e Tria è d'accordo nonostante le tensioni con i 5 Stelle