Corriere della Sera

Il ribelle M5S De Falco: il decreto sicurezza? O fanno come dico io o trarrò le conclusion­i

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tema di sicurezza, ci arrivano dal Presidente Mattarella». Quindi?

«Quindi quel decreto, senza i miei emendament­i, non lo voto».

I leghisti sono furiosi. «Scusi, non ho capito: sono furiosi in che senso?».

Di Maio e Salvini hanno un accordo fatto di reciproci passi indietro.

L’aspettativ­a Non c’è alcuna ragione per ritirare i miei emendament­i Se ho un lavoro fuori da qui? Sì, io con la Marina mi sono messo in aspettativ­a

«Io non so niente di questi accordi. So solo che, poiché i miei emendament­i sono migliorati­vi e rispettosi della Carta Costituzio­nale, non c’è alcuna ragione perché io debba ritirarli».

Questa è la sua ultima parola?

«Un ufficiale ha una sola parola, signore».

Bene: a questo punto, però, con il suo partito potrebbe crearsi un attrito insanabile. Ha preso in consideraz­ione la possibilit­à di lasciare il Movimento?

«Se questa storia dovesse assumere una certa piega, allora io prenderò le mie decisioni. Al di sotto di un certo livello, per etica, morale e senso dell’onore, io non scendo».

Il comandante De Falco non parla in politiches­e (come i vecchi politici) e non cincischia (come molti dei nuovi). È invece chiaro, netto. E non vi sfuggirà: usa toni duri, irrituali.

C’è da considerar­e che il comandante parla di sua iniziativa e, diciamo, in piena libertà, senza aspettare uno dei whatsapp di autorizzaz­ione e indirizzo che di solito Rocco Casalino — potente portavoce di Palazzo Chigi e sacerdote a guardia dell’informazio­ne grillina — spedisce ai parlamenta­ri a 5 stelle (sono whatsapp del tipo: tu dì questo e basta, tu non fare pasticci, tu parla ma attento a quello che dici).

Il succo degli emendament­i di De Falco: no alla stretta sui permessi umanitari, no all’aumento dei tempi di permanenza nei centri per i rimpatri, no all’ampliament­o del ventaglio di reati che porta alla revoca dello status di «rifugiato».

Modifiche pesanti, per Salvini.

Di Maio, da qualche ora, ci prova con le buone: «Dai, comandante… la tua rigidità ci mette in difficoltà».

De Falco: «Luigi, anche voi state mettendo in difficoltà me».

Non è la prima volta che il comandante si pone fuori dal coro di governo (mentre Salvini faceva il duro con l’europa e con qualche centinaio di immigrati alla deriva nel Mediterran­eo, disse: «Il naufrago ha diritto di essere salvato. Non conta la provenienz­a, non conta la sua etnia»).

Insomma: è uno che sa essere scomodo e ruvido (chiedere a Schettino). Soprattutt­o, però, è uno che — fuori da Palazzo Madama — un lavoro già ce l’ha: «Ah, sì, ecco: io, con la Marina, mi sono messo in aspettativ­a».

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