Corriere della Sera

Torna Joschka. E trascina l’onda verde

- (Reuters)

biente, il primo nella storia dei Grünen. Le scarpe da tennis indossate quel giorno sono oggi in un museo a Offenbach, non lontano da qui.

Fischer non lo aveva mai fatto. Ma questa volta è diverso: i Grünen sono alle soglie del grande balzo. Hanno vinto in Baviera, sono vincitori annunciati in Assia con il 22% delle intenzioni di voto, superano in tutti i sondaggi nazionali la Spd e l’estrema destra di AFD. Soprattutt­o sono il nuovo centro di gravità della politica tedesca, campioni dei valori liberali e dell’europeismo contro l’ondata populista, riferiment­o imprescind­ibile di ogni futura coalizione di governo. Perfino un analista prudente come Manfred Güllner, direttore del Forsa, predice che non è più lontano il giorno in cui la Germania avrà un cancellier­e verde.

Come una vecchia rockstar che ritrova la ribalta per un concerto unico, in duetto con una giovane promessa musicale, Fischer è tornato nella sua città a dialogare sull’europa con Annalena Baerbock, la metà dei suoi 70 anni, co-leader nazionale dei Grünen, affascinat­a ma per nulla intimidita dalla discussion­e con quello che Heinrich Böll definì «il migliore oratore della Repubblica». La sala è zeppa, saranno 400 persone. Lo slogan Joschka kommt, viene Joschka, funziona ancora. È un simbolico passaggio della torcia a una nuova generazion­e di dirigenti ecologisti, pragmatica, non ideologica e non segnata dalle cicatrici delle battaglie anti-atomiche e pacifiste, oltre che dai contrasti che furono la cifra dei fondatori.

«Nulla è più scontato — attacca l’ex ministro degli Esteri —. I valori fondamenta­li, la costruzion­e europea, la pace, la democrazia, lo Stato di diritto e quello sociale, la società aperta sono cose per le quali dobbiamo combattere e andare all’offensiva. I tempi comodi sono finiti. La buona notizia è che con questi temi possiamo anche vincere le elezioni». Gli Stati nazionali non sono la risposta alle sfide che abbiamo davanti, come i cambiament­i climatici, il terrorismo, le diseguagli­anze: «Solo insieme possiamo affrontarl­e».

Baerbock declina in termini concreti: «In Europa dobbiamo essere solidali, nelle finanze come nelle politiche migra- politiche sociali ma anche con più agenti per le strade». Attenzione però, chi chiede solidariet­à deve darla «e se il governo ungherese si rifiuta di accogliere anche un solo immigrato, il suo posto è davanti alla Corte di Giustizia».

Fischer dice che Helmut Kohl avrebbe agito diversamen­te nella crisi, trovando risposte europee, ma riconosce ad Angela Merkel il merito di aver tenuto insieme l’eurozona, «nonostante le Cassandre dessero la moneta unica per morta». Ma alla cancellier­a rimprovera il silenzio sulle proposte di riforma di Emmanuel Macron: «Non è solo un errore, ma un’idiozia non impegnare il governo tedesco in quel progetto».

Non sono d’accordo su tutto. A una domanda sulla nuova crisi dei missili che potrebbe aprirsi in Europa, dopo l’annuncio di Trump di voler uscire dal Trattato Inf, Baerbock è netta: «Dobbiamo dire chiarament­e che non ci saranno mai più missili nucleari installati in Germania». Il vecchio leone è più cauto: «Bisogna porsi la domanda quando si sta al governo, da dove si guarda con occhi diversi. La Germania non sarà mai potenza nucleare, ma se i russi installass­ero nuovi ordigni puntati sull’europa e noi dicessimo no a missili americani, ci resterebbe solo la garanzia francese. Sarebbe una decisione difficile, buona fortuna!».

Fischer parla anche del nostro Paese: «Dell’italia non possiamo fare a meno, ma l’attuale

Passato e presente Torna nell’assia dove iniziò e dove i Grünen sembrano i veri vincitori del voto di domenica

governo non può agire in modo così irresponsa­bile. Il debito italiano non è colpa dell’euro. Roma sta sottovalut­ando il rischio di rimanere marginaliz­zata, pensando che gli altri possano aspettarla. Ci sono Paesi come Spagna e perfino il Portogallo, che potrebbero prendere il suo posto, quello che pure le spetta come Paese fondatore». «Perché non torna a far politica?», chiede un giovane. «Ogni cosa ha il suo tempo. Il mio è passato. Ci sono nuove forze e grandi competenze fra i Verdi».

Il concerto è durato oltre due ore. Gli organizzat­ori offrono regali. Ad Annalena un libro. A Joschka una reliquia: una maglietta mai indossata, di quelle che si vendevano ai congressi dei Grünen negli anni Ottanta. Sopra c’è la frase che lo rese celebre, pronunciat­a in un dibattito al Bundestag: «Signor presidente, con tutto il rispetto, lei è uno stronzo». Per un attimo gli occhi azzurri di Fischer brillano di malizia, proprio come allora.

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