Corriere della Sera

La «follia» di due parigine: megalibrer­ia al posto dei vestiti

Delphine e Anne-laure, una vita tra i libri. Prima grande apertura dal 2000 Il Grande Imam «Non vogliamo conquistar­e l’europa»

- Di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE DAL NOSTRO INVIATO F. Bat.

Al numero 25 di boulevard Poissonniè­re, 10 minuti a piedi dall’opéra, dal centro Pompidou o dal quartiere Sentier delle start-up, c’è un edificio dell’inizio dell’ottocento che ha ospitato una rivendita di seta, un negozio di giocattoli, un cinema, le due discoteche Pulp e Scorp e di recente un grande magazzino di vestiti per bambini della catena Orchestra. A partire da domani qui aprirà «Ici», una grande libreria indipenden­te su due piani: 500 metri quadrati e 30 mila libri, la prima inaugurazi­one del genere a Parigi da vent’anni a questa parte.

A pochi giorni dal via, accanto agli scaffali di legno chiaro ci sono ancora gli scatoloni, le due socie 48enni Delphine Bouétard e Annelaure Vial — da vent’anni nell’editoria — cercano di mettere ordine in tempo. «Sarà una libreria generalist­a e un luogo di incontro, con una piccola preferenza per libri per ragazzi», dice Delphine, che spera di attrarre le famiglie del quartiere. «Abbiamo deciso di mettere al pianterren­o i libri d’arte, sono talmente belli che spero possano invogliare i passanti e non solo gli architetti e i profession­isti della comunicazi­one che lavorano Socie

Da sinistra, Delphine Bouétard e Anne-laure Vial nella loro libreria «Ici» da 500 metri quadrati, in un edificio di inizio Ottocento nel II arrondisse­ment a Parigi qui vicino», aggiunge Anne-laure. «Ici» è una scommessa inusuale nell’epoca delle grandi librerie che chiudono ovunque, dai negozi della catena Barnes & Noble negli Stati Uniti alla storica «Hune» di Saint Germain des Près a Parigi. Nella capitale francese ci sono ancora molte piccole librerie di quartiere, frequentat­e da lettori forti che si fidano dei consigli del loro libraio. Ma spesso hanno pochi titoli a disposizio­ne e sono costrette a ordinarli facendo aspettare per qualche giorno il cliente, che a quel punto è tentato di rivolgersi direttamen­te a Amazon.

Anche per questo dal 2000 a oggi le librerie a Parigi sono diminuite di un terzo e oggi ne restano «solo» 715 (secondo dati del 2016 ce ne sono 811 in tutta Italia).

Il tentativo di «Ici» è di offrire la gamma di una grande libreria come le Fnac ma senza fare parte di alcuna catena, mantenendo un rapporto personale con il lettore che Amazon non può offrire.

Delphine Bouétard ha diretto la libreria del Virgin Megastore sugli Champs Élysées prima che chiudesse, Annelaure Vial ha lavorato a Flammarion, Editis e poi ad Amazon. Il mercato dei libri in Francia l’anno scorso ha perso solo l’1 per cento e resta su un valore complessiv­o di 4 miliardi di euro: più che i libri sono in crisi le librerie e per questo la scelta di Delphine e Anne-laure appare coraggiosa.

Loro sembrano molto sicure dei loro calcoli, evitano accuratame­nte la retorica del libro come dovere del cittadino responsabi­le e sperano piuttosto di attrarre clienti con competenza, scelta ampia, animazioni, eventi con gli autori — da Raphaël Glucksmann il 7 novembre a Jane Birkin il 10 — e con il caffè e i dolci del Coutume Café, torrefazio­ne franco-australian­a già di grande successo nel VII arrondisse­ment. Il progetto

● Apre domani sul boulevard Poissonniè­re, a Parigi, la libreria indipenden­te «Ici» (Qui)

● Il progetto è di Anne-laure Vial e Delphine Bouétard, socie al 50 per cento, con un’esperienza ventennale nel settore dei libri

● La libreria prende il posto di un negozio di vestiti per bambini, che in passato è stato magazzino di giocattoli, bar, sala cinematogr­afica, discoteca

● Dal 2000 Parigi ha visto chiudere 350 librerie indipenden­ti e di quartiere IL CAIRO «Non vogliamo costruire una civiltà islamica in Europa, vogliamo una civiltà umana e del cuore». Nella sua residenza, a due passi dall’università Al Azhar, il Grande Imam sunnita riceve la delegazion­e ciellina guidata da Emilia Guarnieri e parafrasa il Giovanni Paolo II del Meeting di Rimini («non vogliamo costruire una civiltà cristiana…»). Il nobile sheikh Ahmad altayyeb non parla di politica. Solo di san Francesco e del sultano, dell’amicizia con papa Francesco. Poi, la foto con un libro in arabo di don Giussani. È nell’aiuto agli ultimi che trova un terreno comune col mondo cristiano: «Non crediamo alle teorie sullo scontro di civiltà ma all’incontro e al riconoscim­ento reciproco». Per la prima volta dalle primavere arabe, Comunione e Liberazion­e scende in Egitto e tenta di ricucire un dialogo nel segno del «pluralismo che costruisce l’io». Tre giorni fra la Biblioteca di Alessandri­a e Il Cairo, a ripetere che «io sono l’altro e l’altro è un bene per me».

In diminuzion­e

Le librerie a Parigi sono diminuite di un terzo, ne restano «solo» 715 (in tutta Italia sono 811)

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