Onida e Flick, i dubbi degli ex: «Così si abdica»
«Mi sembra un grave precedente, la Corte Costituzionale ha abdicato alla propria funzione», commenta Valerio Onida, presidente emerito della Consulta al pari di Giovanni Maria Flick, altrettanto perplesso per la scelta della Corte «che ha deciso di non decidere. In casi non identici ma simili, nei quali aveva ritenuto di non avere strumenti (come nel 2013 sul carcere dopo la sentenza Torregiani a Strasburgo), la Consulta — nota Flick — sinora aveva invece sempre usato la chiave dell’inammissibilità, per poi dare nel contempo un monito al legislatore». «Se può esistere una interpretazione della norma conforme alla Costituzione, la Corte ha il dovere di indicarla; se no, deve dichiarare l’incostituzionalità: non esiste un’altra strada», aggiunge Onida, che non trova assonanze nemmeno con la Germania, dove a volte «i giudici dicono che c’è una incostituzionalità, ma aspettano a dichiararla e intanto chiedono al legislatore di intervenire. Non riesco invece a comprendere una Consulta così rinunciataria, se non come espediente per uscire da forti divergenze». Flick è colpito dal fatto che «sinora la Corte aveva sempre spinto i giudici a ricavare scelte interpretative per decidere il caso concreto, adesso invece passa a chiedere al legislatore una decisione in ottica generale e astratta». Ma un aspetto «positivo» Flick lo scorge lo stesso: «È un grande segno di civiltà che si parli di questi temi, non solo di spread».