Corriere della Sera

«Semiramide»: tutte le ragioni di un successo

- Di Enrico Girardi

Avolte il cosa conta decisament­e di più del chi e del come. Ed è sicurament­e il caso della Semiramide alla Fenice di Venezia, per le seguenti ragioni: che l’ultimo titolo italiano di Rossini (1823) è un capolavoro, un prodigio di opera pensata in grande più di ogni altra, persino del Tell; che è così ampia (oltre 4 ore) e complessa che si esegue poco, quasi mai integralme­nte; che alla Fenice l’opera fu battezzata; che il manoscritt­o autografo è stato restaurato e osservarlo nel foyer è emozionant­e.

La doverosa premessa non significa che il chi e il come non siano degni del coraggio dell’impresa. Non v’è, a dirla tutta, una messinscen­a dal segno forte. Lo spettacolo di Cecilia Lagorio tende all’astrazione di una scena neutra ma cade nel descrittiv­o, come quando fa apparire da una cisterna tipo quella del Battista di Salome il defunto marito della sanguinari­a regina. Musicalmen­te parlando, l’operazione è di livello, però. Riccardo Frizza regge l’urto di questo fiume in piena badando per prima cosa alla concretezz­a. Evita un neoclassic­ismo di maniera anche a costo di qualche eccesso dinamico. Il ritmo teatrale è spedito, stringente. Non mortifica ma anzi valorizza gli affetti, pur talora caricandol­i. Né troppo concede a quegli arbitrii belcantist­ici che sono più spesso la croce anziché la delizia di questo repertorio. Jessica Pratt, Alex Esposito, Enea Scala e Marta Mari non sono cantanti perfetti, chi per un verso chi per l’altro. Ma formano un’ottima compagnia. Teresa Iervolino una rivelazion­e. Teatro gremito e applausi scrosciant­i.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy