Corriere della Sera

Francofort­e: tutti sapevano

I contatti con il governo. E il capo della Bce ne parlò anche con Savona

- di Federico Fubini

Molti erano stati informati, tutti sapevano. Da quando la maggioranz­a fra 5 Stelle e Lega ha mosso i primi passi, i rapporti informali con le figure di vertice dell’unione europea sono stati più intensi di quanto si sia visto in pubblico. Anche con la stessa Banca centrale europea, secondo alcuni osservator­i diretti.

Quei colloqui mentre il governo si metteva in moto erano dominati da un tema solo: i rischi che avrebbe corso l’italia se avesse messo in dubbio l’adesione all’euro o varato un bilancio carico di troppa spesa corrente, senza prospettiv­e di crescita verosimili. Dai piani più alti della Bce, così come da Bruxelles, ai politici italiani era stato prefigurat­o quasi tutto. Si era parlato della minaccia di un balzo violento dei rendimenti dei titoli di Stato, con conseguenz­e negative per la ripresa e l’occupazion­e; di un declassame­nto del debito da parte delle agenzie di rating; dell’impossibil­ità di un sostegno ad hoc da parte della Banca centrale di Francofort­e, se il governo avesse rifiutato un programma definito sul modello troika.

Questo scenario si sarebbe poi concretizz­ato quasi tutto nei mesi che sono seguiti. Di quanto rischiava di succedere, secondo alcuni testimoni, aveva parlato del resto in tempi non sospetti lo stesso Mario Draghi con Paolo Savona. Al ministro italiano per gli Affari europei, il presidente della Bce aveva spiegato i pericoli e i vincoli legali che impediscon­o alla Bce di varare un intervento solo Italia senza condizioni. Sarebbe forse possibile aprire una nuova rete di sicurezza da Francofort­e, se l’area euro nel complesso fosse minacciata. Ma il contagio dal debito di Roma sugli altri Paesi fin qui è stato quasi nullo. Anche per questi antefatti, a Francofort­e le critiche che arrivano sempre più spesso dall’italia vengono registrate con una buona dose di sorpresa. È senz’altro così per quelle mosse ieri a Draghi da Luigi Di Maio: «Mi meraviglia che un italiano si metta ad avvelenare il clima ulteriorme­nte», ha osservato il vicepremie­r dei 5 Stelle. Draghi il giorno prima aveva consigliat­o agli esponenti italiani in primo luogo di «abbassare i toni», per ridurre il costo del debito espresso nello spread fra rendimenti dei titoli a 10 anni di Roma e di Berlino. Per la verità, i grafici di mercato mostrano che quando giovedì Draghi ha parlato del caso italiano durante la conferenza stampa della Bce, i rendimenti italiani sono rimasti sostanzial­mente fermi (per poi calare in serata).

Anche più sorprenden­ti devono suonare in questi giorni a Francofort­e le osservazio­ni che continua a muovere Paolo Savona. «Alla Bce dovrebbe spettare il compito di indicare soluzioni per evitare la crisi sistema bancario ed eventualme­nte intervenir­e — ha ripetuto anche giovedì il ministro degli Affari europei —. Se lo spread si innalza e nessuno interviene per calmierarl­o, questo è un tipico compito delle banche centrali europee». In realtà il piano di interventi dell’eurotower ha già comprato titoli di Roma per 360 miliardi di euro e dal varo del governo ne sta comprando per circa quattro ogni mese. Eppure non sta bastando. In maggio, prima che uscisse il contratto fra M5S e Lega, il ritardo dei titoli greci a dieci anni sugli italiani era di 240 punti (2,4); ieri invece si era ristretto a appena 80, anche se la Bce nel frattempo ha comprato massicciam­ente carta di Roma e non ha neppure sfiorato quella di Atene. In altri termini, neanche gli interventi continui della Banca centrale funzionano, quando sul mercato la fiducia verso le scelte di un governo resta debole. Draghi giovedì da Francofort­e ha notato proprio come l’italia abbia perso terreno sulla Grecia, malgrado il forte sostegno da parte della banca centrale. Soprattutt­o, ha detto in pubblico ciò che aveva da tempo spiegato in privato a Savona: la Bce non può finanziare il deficit di singoli governi del club.

Resta da capire se davvero la banca centrale di Francofort­e diventerà sempre di più il bersaglio per ciò che non sta funzionand­o per l’esecutivo di Giuseppe Conte. Dopotutto trovare un colpevole esterno — non importa se vero o solo presunto — aiuta a creare un alibi; e aiuterebbe un governo populista persino a avviare un po’ di marcia indietro senza perdere la faccia, quando un compromess­o a Bruxelles sul bilancio diventerà disperatam­ente necessario.

Mario Draghi Cosa si può fare per lo spread? Abbassare i toni, non mettere in discussion­e la cornice istituzion­ale dell’euro e mettere in atto politiche per ridurlo 25 ottobre 2018

Luigi Di Maio Siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriorme­nte 25 ottobre 2018

 ?? (Ansa) ?? Vicepremie­r Luigi Di Maio, 32 anni, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, con una statuina raffiguran­te Matteo Salvini ieri ospite della trasmissio­ne di Rai2 Nemo
(Ansa) Vicepremie­r Luigi Di Maio, 32 anni, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, con una statuina raffiguran­te Matteo Salvini ieri ospite della trasmissio­ne di Rai2 Nemo

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