Corriere della Sera

Pacchi bomba, preso un sospetto Trump: severità

Il presidente Usa commenta l’arresto in Florida: «La violenza politica non metterà radici»

- di Guido Olimpio e Giuseppe Sarcina

Identifica­to grazie al Dna trovato sui plichi inviati. C’è un arresto per la serie di presunti pacchi bomba inviati a personalit­à negli Stati Uniti. In Florida è stato fermato Cesar Sayoc jr, 56 anni: ha alcuni precedenti penali. Su Facebook si definisce repubblica­no e sul suo furgone sono stati trovati adesivi per «The Donald». Duro il presidente Trump: «Useremo la massima severità, atti come quelli avvenuti non possono avere spazio in America». Quindi ha aggiunto che in queste situazioni «dobbiamo restare uniti». Ma la polemica politica divampa.

Bianco, 56 anni, robusta fedina penale, elettore registrato tra i repubblica­ni dal 2016 e, a giudicare dagli adesivi che tappezzano il suo van bianco, invasato sostenitor­e di Donald Trump. L’fbi ha arrestato ieri il sospetto bombarolo postale. Si chiama Cesar Sayoc, è nato a New York, ma vive in Florida, nella cittadina di Aventura, sulla costa poco a nord di Miami.

Gli agenti lo hanno seguito e poi bloccato alle 11 nel parcheggio di un centro commercial­e di Plantation, a mezz’ora di macchina da Aventura.

La minaccia era reale: «Le bombe non sono false; sono state assemblate con tubi e materiale esplosivo», ha detto Chris Wray, direttore del Federal Bureau, in una conferenza stampa convocata a Washington dal ministro della Giustizia, Jeff Sessions. «L’indagine è ancora in corso — ha aggiunto Wray — e al momento non possiamo dire nulla sulle motivazion­i che hanno spinto il sospetto ad agire». Per ora i pacchi recuperati sono quattordic­i, compresi i quattro recapitati ieri ai senatori democratic­i Cory Booker e Kamala Harris, a James Clapper, ex direttore della National intelligen­ce e al miliardari­o california­no Tom Steyer, animatore di una campagna per chiedere l’impeachmen­t di Donald Trump.

Il capo dell’fbi invita «a rimanere vigili» perché potrebbero esserci altre buste gialle in arrivo. Ma è chiaro che l’identifica­zione del possibile colpevole, incastrato da un’impronta digitale, sembra chiudere la fase dell’ emergenza cominciata mercoledì scorso, quando sono stati trovati i primi ordigni rudimental­i nella corrispond­enza di Barack Obama, Hillary Clinton, Robert De Niro, l’ex direttore della Cia John Brennan, parlamenta­ri del partito democratic­o.

La polemica politica, invece, continua. Trump ha comrendo

Quattordic­i obiettivi Ieri altre buste a senatori e finanziato­ri dei democratic­i. E forse non è finita

mentato la notizia dal palchetto montato per l’apertura del «Young black leadership summit» alla Casa Bianca. Il presidente ha letto un testo davanti alla platea di ragazzi, prefe- evitare, questa volta, le domande dei giornalist­i.

Il messaggio è in pratica la fotocopia del suo intervento di tre giorni fa. Trump ha prima lodato «le forze dell’ordine»: Gli adesivi

Le finestre del furgoncino di Cesar Sayoc coperte di adesivi pro Trump «le migliori del mondo». Poi ha ripetuto: «Questi atti terroristi­ci sono abominevol­i; non permettere­mo che la violenza politica metta radici in America e gli americani devo-

no mostrare al mondo quanto siano uniti».

Il problema è che tra i due copioni ufficiali che hanno segnato l’inizio e la fine dell’allarme terrorismo, Trump ci ha infilato un comizio nel Wisconsin, in cui ha addossato ai «media» la responsabi­lità di aver intossicat­o il confronto pubblico, e poi, ieri mattina, questo tweet: «I repubblica­ni stanno andando molto bene nel voto anticipato e nei sondaggi. Ora capita questa storia delle “bombe” e la tendenza favorevole rallenta sensibilme­nte. I media non parlano di politica. Davvero spiacevole, quello che sta accadendo. Repubblica­ni, uscite e votate!».

Trump, perennemen­te in campagna elettorale, certamente non attenuerà i toni proprio adesso, quando mancano una decina di giorni al voto del midterm. Il presidente finge di non vedere i pericoli non più solo della polarizzaz­ione, ma del fanatismo coltivato dai tanti «lupi solitari» che popolano il Paese. Basta poco per innescare, letteralme­nte, una bomba.

Il leader della Casa Bianca spinge la volata anche con provvedime­nti ufficiali: ha appena disposto l’invio di circa 800 militari al confine con il Messico. Obiettivo: fermare la carovana di migranti partita dall’honduras. L’esercito, in realtà, non svolgerà funzioni di polizia, che resteranno di competenza degli agenti della Border Patrol. Ma «stop alla carovana» è il nuovo slogan nei comizi di Trump. Per inciso: «The Donald», alla sua maniera, nelle scorse settimane ha raccontato alle folle dei supporter che i migranti sono fomentati dai democratic­i e finanziati dal businessma­n George Soros. Il primo ad aver ricevuto un pacco bomba, lunedì scorso.

Contro i media

Il capo della Casa Bianca addossa però ai media la responsabi­lità di avvelenare il clima

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Come O.J.Ieri le tv hanno trasmesso in diretta il trasporto del van di Sayoc. Nel 1994 l’inseguimen­to di O.J. Simpson tenne gli Usa davanti allo schermo

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