Diversamente autobus
Quando le porte dell’autobus si sono aperte, François ha azionato le ruote della sua carrozzella per montare a bordo. Ma nessuno dei passeggeri si è spostato per fargli spazio. Qualcuno ha brontolato. La maggioranza ha girato lo sguardo altrove. François ha fatto marcia indietro e ha detto al fratello che lo accompagnava: «Pazienza, prenderemo il prossimo». E lì è successo l’imprevisto. L’autista ha avuto un attacco di follia, cioè di umanità, e ha gridato: «Capolinea, scendere tutti!» E appena tutti sono scesi, borbottando come solo i parigini sanno borbottare, ha fatto salire François. Il gesto è sembrato enorme anche a lui. Infatti ha subito chiesto all’autista se la sua sensibilità dipendesse dall’avere qualche portatore di handicap in famiglia. L’autista ha risposto che non conosceva nessuno che girasse in carrozzella, ma che un giorno potrebbe capitare a tutti di doverlo fare.
Mi chiedo che cosa mi abbia emozionato in questa storia. Non la vendetta verso i passeggeri egoisti o menefreghisti, ma il rifiuto della rassegnazione. Ogni giorno scrollo le spalle davanti a tante ingiustizie, anche per non impazzire. Poi arriva uno che le spalle non le scrolla. Uno che fa. Da quando François ha reso pubblica la vicenda, l’autista è l’uomo più ricercato di Parigi: lo vogliono le tv per intervistarlo e il sindaco per premiarlo. Ma lui per ora preferisce rimanere anonimo. Speriamo che resista. Certi gesti acquistano più forza quando a compierli è un cuore senza volto.