Corriere della Sera

Berlusconi-weber, asse per l’europa Ma Toti: un errore

FI sostiene l’uomo del Ppe alla Commission­e

- di Tommaso Labate

ROMA «Allora, Manfred, la aspetto in Sardegna per la sua prima vacanza da presidente della Commission­e europea». «Piacere mio, Silvio. Ci vediamo in Sardegna. Insieme a me porterò il probabile prossimo presidente del Parlamento europeo, il qui presente Antonio...».

Il momento in cui Silvio Berlusconi e Manfred Weber si salutano dopo la lunga chiacchier­ata di ieri mattina ad Arcore alla presenza di Antonio Tajani dice tantissime cose di come entrambi, l’ex premier italiano e il tedesco capogruppo del Ppe, vedono il prossimo futuro. Entrambi, a ragione o a torto, sono d’accordo sul fatto che i partiti eurocritic­i avranno prestissim­o una battuta d’arresto. «Ho visto i sondaggi veri del M5S», spiega Berlusconi. «Mi crede se le dico che inizierann­o una caduta senza fine?». Entrambi sono convinti che il Ppe riuscirà a imporre il presidente della Commission­e e anche la conferma del «qui presente» Tajani sullo scranno più alto del Parlamento europeo. Entrambi sono convinti che la corsa di Matteo Salvini verso un posto in prima fila nel governo comunitari­o sia una boutade visto che nessuno — tolta l’italia (se il governo Conte sarà ancora in carica) e forse la Repubblica Ceca — si farebbe carico di un’operazione del genere.

Il Ppe, emerge a più riprese nell’incontro a tre, farà quadrato attorno a Weber. Certo, all’interno dei partiti che ne fanno parte più d’uno — soprattutt­o nei Paesi coi governi più «distanti» dalla cancelleri­a di Angela Merkel — dirà e penserà quello che ieri ha messo a verbale il principe degli eterodossi forzisti Giovanni Toti. E cioè che sostenere la corsa verso la presidenza della Commission­e del «capogruppo del Ppe, esponente della Cdu e protagonis­ta di questo governo dell’europa sia una scelta sbagliata». Ma il punto rimane. E il quadrato fatto attorno alla candidatur­a di Weber anche. «Lo sosterrann­o anche l’austriaco Kurz e l’ungherese Orbán, che Salvini considera amici suoi», ripete da giorni Tajani.

Ma Berlusconi e Weber parlano di molto altro. Di come impostare la campagna elettorale più difficile della storia dei partiti europei tradiziona­li, del «caso Italia». «Questa manovra è molto peggio di come appare. E guardi che è difficile», spiega l’ex premier al capogruppo. «Dobbiamo fare fronte comune su una piattaform­a che parta da temi come l’immigrazio­ne e il lavoro», concede l’altro. Tajani si gode l’esito di un incontro che va meglio di come ci si aspettasse, di un summit in cui l’ottimismo — forse — supera addirittur­a i limiti del previsto.

Resta il dubbio su un aspetto, destinato a diventare un tormentone fino all’ultimo minuto utile. La candidatur­a di Berlusconi alle Europee. «Io guiderò comunque la campagna elettorale del mio partito in Italia», garantisce quest’ultimo.

L’appuntamen­to

L’incontro ad Arcore: ti aspetto in Sardegna per la tua prima vacanza da presidente

A Strasburgo

Con il politico tedesco la scommessa sulla conferma di Tajani all’europarlam­ento

Sembra un niet all’ipotesi di correre in prima persona da candidato, rafforzato anche dal modo in cui si salutano. «La aspetto in Sardegna». Segno che potrebbe non essere a Bruxelles e dintorni nell’immediato post-voto? Chissà. Di certo c’è che, in vista delle Europee, l’ex premier allargherà i confini di Forza Italia a tutti i centristi di ogni ordine e grado che alle ultime elezioni hanno alimentato le file della lista «Noi con l’italia».

È l’inizio del progetto «l’altra Italia», per cui si cercano compagni di viaggio. Il centrista Lorenzo Cesa, da qualche tempo, ha ripreso i contatti con Arcore. Anche Raffaele Fitto parla di continuo con Antonio Tajani, di cui è un ottimo amico. Si muove tutto come ai vecchi tempi e, per un attimo, anche i fantasmi di Di Maio e Salvini svaniscono. Per un attimo.

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Ad Arcore Silvio Berlusconi ieri con Manfred Weber (Ppe)

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