Berlusconi-weber, asse per l’europa Ma Toti: un errore
FI sostiene l’uomo del Ppe alla Commissione
ROMA «Allora, Manfred, la aspetto in Sardegna per la sua prima vacanza da presidente della Commissione europea». «Piacere mio, Silvio. Ci vediamo in Sardegna. Insieme a me porterò il probabile prossimo presidente del Parlamento europeo, il qui presente Antonio...».
Il momento in cui Silvio Berlusconi e Manfred Weber si salutano dopo la lunga chiacchierata di ieri mattina ad Arcore alla presenza di Antonio Tajani dice tantissime cose di come entrambi, l’ex premier italiano e il tedesco capogruppo del Ppe, vedono il prossimo futuro. Entrambi, a ragione o a torto, sono d’accordo sul fatto che i partiti eurocritici avranno prestissimo una battuta d’arresto. «Ho visto i sondaggi veri del M5S», spiega Berlusconi. «Mi crede se le dico che inizieranno una caduta senza fine?». Entrambi sono convinti che il Ppe riuscirà a imporre il presidente della Commissione e anche la conferma del «qui presente» Tajani sullo scranno più alto del Parlamento europeo. Entrambi sono convinti che la corsa di Matteo Salvini verso un posto in prima fila nel governo comunitario sia una boutade visto che nessuno — tolta l’italia (se il governo Conte sarà ancora in carica) e forse la Repubblica Ceca — si farebbe carico di un’operazione del genere.
Il Ppe, emerge a più riprese nell’incontro a tre, farà quadrato attorno a Weber. Certo, all’interno dei partiti che ne fanno parte più d’uno — soprattutto nei Paesi coi governi più «distanti» dalla cancelleria di Angela Merkel — dirà e penserà quello che ieri ha messo a verbale il principe degli eterodossi forzisti Giovanni Toti. E cioè che sostenere la corsa verso la presidenza della Commissione del «capogruppo del Ppe, esponente della Cdu e protagonista di questo governo dell’europa sia una scelta sbagliata». Ma il punto rimane. E il quadrato fatto attorno alla candidatura di Weber anche. «Lo sosterranno anche l’austriaco Kurz e l’ungherese Orbán, che Salvini considera amici suoi», ripete da giorni Tajani.
Ma Berlusconi e Weber parlano di molto altro. Di come impostare la campagna elettorale più difficile della storia dei partiti europei tradizionali, del «caso Italia». «Questa manovra è molto peggio di come appare. E guardi che è difficile», spiega l’ex premier al capogruppo. «Dobbiamo fare fronte comune su una piattaforma che parta da temi come l’immigrazione e il lavoro», concede l’altro. Tajani si gode l’esito di un incontro che va meglio di come ci si aspettasse, di un summit in cui l’ottimismo — forse — supera addirittura i limiti del previsto.
Resta il dubbio su un aspetto, destinato a diventare un tormentone fino all’ultimo minuto utile. La candidatura di Berlusconi alle Europee. «Io guiderò comunque la campagna elettorale del mio partito in Italia», garantisce quest’ultimo.
L’appuntamento
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Sembra un niet all’ipotesi di correre in prima persona da candidato, rafforzato anche dal modo in cui si salutano. «La aspetto in Sardegna». Segno che potrebbe non essere a Bruxelles e dintorni nell’immediato post-voto? Chissà. Di certo c’è che, in vista delle Europee, l’ex premier allargherà i confini di Forza Italia a tutti i centristi di ogni ordine e grado che alle ultime elezioni hanno alimentato le file della lista «Noi con l’italia».
È l’inizio del progetto «l’altra Italia», per cui si cercano compagni di viaggio. Il centrista Lorenzo Cesa, da qualche tempo, ha ripreso i contatti con Arcore. Anche Raffaele Fitto parla di continuo con Antonio Tajani, di cui è un ottimo amico. Si muove tutto come ai vecchi tempi e, per un attimo, anche i fantasmi di Di Maio e Salvini svaniscono. Per un attimo.