Le nuove giacche trasversali
La tendenza Il marchio francese specializzato in attrezzatura di montagna apre il primo store a Parigi «Eravamo morti, ora siamo tornati a crescere» Bruno Cercley, presidente di Rossignol: «Ci siamo allargati alla città, la moda è community»
T utto riparte del galletto, simbolo francese che i celti già portavano sull’elmo e che oggi diventa logo, ingigantito sulle maglie fieramente nel tricolore: blu, bianco e rosso. Nel primo store parigino di Rossignol, sulla prestigiosa Boulevard des Capucines (di fronte campeggiano i nomi dell’orologeria), ci sono le giacche cittadine resistenti anche alle temperature d’alta quota. Il piumino blu sciancrato ha l’interno a contrasto celeste, lo stesso delle solette degli sci degli anni ‘70. «E siamo gli unici a utilizzare il bianco della divisa dei militari alpini francesi. Abbiamo 111 anni di storia durante i quali abbiamo vestito tanti campioni, da Alberto Tomba a Martin Fourcade (presente al party, ndr), ma oggi vendiamo più nell’urban style», spiega il presidente e amministratore delegato di Rossignol Group Bruno Cercley, l’uomo che ha risollevato le sorti del brand.
La cosa di cui va più fiero? «Dieci anni fa il gruppo era praticamente morto. Poi abbiamo ricominciato a lavorare duro come team e la gente è tornata a credere in noi. Nel 2016 ho iniziato a produrre Apparel, la collezione metropolitana e gli investitori per fortuna hanno avuto la stessa visione». Bruno Cercley elogia Alessandro Locatelli ceo della divisione moda e la squadra. «Oggi Rossignol vale 70 milioni di euro per l’abbigliamento, mentre il 70% del fatturato totale — 345 milioni — è legato a sci e attrezzature per gli sport invernali e il 15% alle biciclette. Crediamo fortemente nella urbana che, sono convinto, un giorno supererà l’equipaggiamento tecnico dove ci sono troppi competitor. Quello che abbiamo fatto è stato creare un buon prodotto per lo sport aggiungendo, progressivamente, capi per i resort per poi arrivare alla città. Le giacche urbane sono più fit, ma la tendenza è la trasversalità». Lo sport è la vera moda del momento. Che cosa c’è di diverso rispetto all’edonismo degli Anni Novanta? «Oggi il fenomeno è più complesso — osserva Cercley —. Venti anni fa la gente andava in montagna e stava sugli sci dalle 8.30 alle 5 del pomeriggio, oggi ci va per il piacere di condividere esperienze. Ma la grande differenza con il passato è la ricerca di autenticità. Con un brand vuoi essere connesso, sentirti parte di una community». Il flagship store, nel cuore dell’opéra, è arredato con materiali alpini («per farti sentire un po’ in montagna») come il larice invecchiato, l’ardesia e il ferro nero, omaggio al quartier generale del brand costruito nel 2009 alle porte di Grenoble. Al piano superiore c’è il bar perché «lo store deve essere uno spazio di aggregazione». Ai 1.000 punti vendita multimarca, dal 2015 si sono aggiunti 8 monomarca diretti. «Apriremo a Shanghai e Shenzhen anche in vista delle Olimpiadi del 2022, ma è in Francia, dove a novembre inaugura il secondo shop (in Saint Germain), che abbiamo bisogno di essere davvero forti, per ribadire le nostre radici», chiude Cercley. Tra gli ospiti dell’evento c’è anche JC De Castelbajac che da 17 anni firma la collaborazione con il brand. In negozio ci sono le giacche con le sue facce pop e l’eco pelliccia blu elettrico con l’interno piumino. «È caduta la frontiera tra urbano e natura, montagna o campagna. Oggi c’è fusione tra estetica e tecnologia, stile e confort».