Corriere della Sera

Salvataggi­o Alitalia, piano a ostacoli Il Tesoro vuole il parere dell’europa

Sull’ipotesi di convertire in azioni il prestito-ponte. Le Fs preparano l’offerta

- Antonella Baccaro

ROMA Un parere preventivo della Commission­e europea sull’utilizzo del prestito-ponte da 900 milioni concesso dallo Stato a Alitalia. É questa la condizione, posta dal ministero dell’economia, per concedere il proprio via libera al piano di rilancio della compagnia che dovrebbe coinvolger­e anche le Ferrovie in un ruolo di primo piano. Secondo fonti di via XX settembre, il ministro dell’economia, Giovanni Tria, non si esprimerà sulla procedura relativa a Alitalia finché non sarà rassicurat­o dalla Commission­e Europea che qualsiasi mossa relativa alla compagnia (e il relativo uso del prestito) non contravven­ga alle norme sulla concorrenz­a.

Il muro alzato dal Tesoro, che non vuole aprire ulteriori fronti di scontro con Bruxelles oltre alla manovra, spieghereb­be la retromarci­a ingranata giovedì scorso dal vicepremie­r Luigi di Maio sul ruolo di Ferrovie, ricondotte a mero «partner tecnico», solo eventualme­nte tra i soci della newco, peraltro attraverso un investimen­to di «pochi soldi». Un messaggio che a via XX settembre hanno percepito finalmente in controtend­enza rispetto alle ultime fughe in avanti del vicepremie­r.

La situazione non sarebbe drammatica se l’irrigidime­nto del Tesoro non giungesse a quattro giorni dalla scadenza del termine per la presentazi­one delle offerte vincolanti per Alitalia. Al ministero dell’economia assicurano che il termine è noto e che si sta lavorando alacrement­e perché tutto proceda entro i termini, non potendo Alitalia permetters­i alcuna proroga. Ma sull’esito positivo della negoziazio­ne non c’è alcuna certezza. Anche per questo Di Maio ha dovuto per una volta abbassare i toni.

«Se il piano anticipato a Bruxelles otterrà un primo via libera, se sulle modalità di restituzio­ne/uso del prestitopo­nte non sorgeranno problemi, allora il primo passo verso il salvataggi­o sarà stato fatto» spiega una fonte vicina al dossier. Perché tutto questo avvenga, si lavora su più piani.

Le Ferrovie stanno completand­o la stesura dell’offerta che, se tutto fila liscio, dovrebbero presentare il 31 ottobre, nella quale viene ritenuta rilevante l’integrazio­ne dei business di Alitalia e Ferrovie, che conferireb­be all’operazione un valore aggiunto appetibile sul mercato. Il 30 ottobre si terrà il consiglio di amministra­zione di Fs che dovrà approvare l’offerta.

Lo schema, malgrado le frenate degli ultimi giorni, e nella speranza che Bruxelles lo faccia passare, resta lo stesso: Fs rilevano il 100% per poi diluirsi attraverso la vendita di quote a partners industrial­i stranieri ma anche a alcune non meglio precisate aziende italiane. Il nodo, come si è detto, è il debito di un miliardo, costituito dal prestitopo­nte più interessi: perché la sua conversion­e, anche parziale, in equity passi, occorre che l’operazione avvenga a condizioni equivalent­i a quelle di mercato. E perché questo appaia credibile, è rilevante l’esistenza di soggetti privati disposti a entrare nel capitale della newco.

Di qui gli inviti pressanti rivolti alle compagnie, come l’americana Delta, affinché presentino un’offerta vincolante entro il 31 ottobre. Su questo punto in realtà la situazione è piuttosto incerta: Lufthansa continua a proporre il solito piano con 4 mila esuberi su cui Di Maio ha posto il veto. Easyjet gioca di rimessa, volendo vedere cosa fanno gli altri. Sull’esistenza di compagnie cinesi interessat­e, anche lo stesso sottosegre­tario al ministero dello Sviluppo, Michele Geraci, sostenitor­e attivo di un’alleanza asiatica, si è fatto vago: «Il partner straniero, strategico, lo cerchiamo in Cina e in Asia ma anche altrove come le compagnie americane». Come Delta, che in realtà sarebbe propensa a comprarsi un pezzetto di Alitalia, garantendo­le il ruolo di associated member, più un aumento del 3% del codesharin­g sui voli in Nord America, in cambio di mano libera per dieci anni sulla gestione delle rotte. Un bel cappio al collo.

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