«La finanza serve a crescere In Italia poco venture capital»
Carlo Pesenti e Tononi (Mps) al Festival Città Impresa
«Va detto subito: il venture capital in Italia è quasi inesistente, almeno rispetto all’attività che è stata sviluppata nei principali paesi industrializzati, e questo resta un elemento di criticità per le imprese italiane piccole e poco capitalizzate». Il presidente della Cdp, la Cassa depositi e prestiti, Massimo Tononi discute di «buona finanza» con l’imprenditore Carlo Pesenti nella prima giornata del Festival Cittàimpresa a Bergamo, la tre giorni di incontri sui territori industriali che si chiude domani. Spingere sullo sviluppo di investitori alternativi alle banche Panel
Da sinistra Massimo Tononi presidente Cdp e Carlo Pesenti, ad di Italmobiliare fa parte del ruolo di Cdp, spiega l’ex sottosegretario al Tesoro con Tommaso Padoa Schioppa e manager già al vertice di Goldman Sachs, ricordando che la Cassa è oggi «il primo investitore di private equity e venture capital in Italia, con un impegno complessivo di 1,2 miliardi attraverso la partecipazione diretta e indiretta a fondi del settore». A ciò, come noto, si accompagna la presenza diretta nel capitale di molte aziende strategiche — tra cui Eni, Poste, Snam e Terna — per un valore di quasi 35 miliardi, mentre imponente è anche l’impegno a supporto dell’export.
La buona finanza è fattore di competitività , afferma Pesenti, l’imprenditore-manager di quinta generazione che a Bergamo, la sua città, non ha bisogno di presentazioni anche se non tutti conoscono la «nuova vita» di Italmobiliare. Dopo l’ingresso della tedesca Heidelberg in Italcementi, l’ex capogruppo è divenuta una holding di partecipazioni che investe
nelle eccellenze imprenditoriali italiane e ne accompagna lo sviluppo . «La buona finanza — sostiene Pesenti — fa la buona impresa, la buona comunità, il buon territorio. Non saprei dire — aggiunge — se prima eravamo avanti oppure siamo tornati al passato: il nostro sistema di valori è stato premiato dai multipli riconosciuti a Italcementi». Italmobiliare conta su un fatturato aggregato delle aziende del made in Italy in cui ha investito di 1,2 miliardi, di cui il 65% realizzato all’estero. Nell’ultimo anno, insieme a Clessidra sono state fatte operazioni per 350 milioni.
Investitori di questo calibro si rendono ancor più necessari adesso che sull’orizzonte bancario si addensano le preoccupazioni. Dalla sala si levano domande sullo spettro del credit crunch, la restrizione del credito da parte delle banche messe sotto pressione dallo spread. I rischi ci sono, concordano Pesenti e Tononi. Livelli cosi’ alti di spread nonpotranno essere sopportati a lungo.