Corriere della Sera

Per i club e per la Nazionale

Stasera in Torino-fiorentina di fronte due attaccanti con voglia d’azzurro

- Torino, ore 20.30 Giampiero Timossi

TORINO Viaggio al termine della notte. Hanno la faccia da bravi ragazzi, quella di Federico Chiesa regala qualche spigolo in più e sembra rubata dalle pagine di una graphic novel. Hanno un solo vizio (dichiarato) ed è quello del gol. Andrea Belotti in questo campionato ne ha segnati due. Però due anni fa, nella stagione della «grazia granata», solo in serie A aveva segnato 26 volte. Sono le stelle sulle quali il calcio italiano può puntare, sperando che qualcosa inizi finalmente a brillare: il granata Belotti oggi giocherà la partita numero 150 in serie A ad appena 24 anni, il collega viola Chiesa due giorni fa ne ha festeggiat­i 21. L’attaccante del Toro correrà partendo al centro dell’attacco, al fianco di Iago Falque. Il fiorentino scatterà dalla fascia destra. Corrono entrambi, Belotti e Chiesa, con quell’incedere dinoccolat­o e la schiena un po’ curva, che rende Attaccanti Andrea Belotti e Federico Chiesa (Lapresse) le falcate forse più efficaci, sicurament­e più poetiche. Poi, in realtà, le assonanze potrebbero fermarsi qui.

Come le stelle non sono loro a muoversi, lo fa quello che gli gira intorno. La penultima notte che sono scesi in campo, insieme, era quella del 7 settembre, Italia indietro 1-0 con la Polonia, sotto il cielo di Bologna. Quando entrarono diedero la scossa che serviva alla squadra di Roberto Mancini, pareggiò Jorginho su rigore, ma il fallo in area lo conquistò Chiesa. Un’altra caduta dalle parti del portiere avversario, nello stadio di Firenze, contro l’atalanta, costò a Federico la qualifica di «cascatore» e polemiche (molte) sempre rispedite al mittente. Da quella notte, i due attaccanti

hanno preso strade piuttosto differenti. In concorrenz­a più o meno diretta per la maglia azzurra. Perché Belotti è stato uno dei punti fermi dell’italia di Gian Piero Ventura, sciagurata va bene, ma non certo per colpa solo del Gallo. Mentre ora sembra Chiesa l’attaccante sul quale il ct Mancini vuole puntare.

Per Belotti un gol al battesimo «manciniano» con l’arabia Saudita, il 28 maggio. Poi, dopo quel 7 settembre, per lui solo coriandoli di partita in Portogallo e una mancata convocazio­ne, al suo posto (anche) il collega granata Simone Zaza. Per la cronaca: stasera Zaza dovrebbe partire di nuovo in panchina. Il campionato è appena iniziato, così come all’inizio è l’avventura azzurra di Mancini.

Il futuro di Belotti dice Toro, con una clausola da 100 milioni che lo blinda e un sentimento che lo lega. Il destino di Chiesa è un po’ anche nelle mani di papà Enrico, attaccante come lui e suo agente. Papà ha ottimi rapporti con l’inter, Beppe Marotta e la sua (ex) Juventus sembravano un passo indietro. Poi, si sa, le cose cambiano in fretta. Intanto ci si incontra stasera, alle 20.30 allo stadio Grande Torino, e si vedrà chi è stato il più forte. Almeno per una notte.

Mazzarri Se ai nostri errori di Bologna e Udine si uniscono errori di un’altra componente si capisce perché ci mancano diversi punti

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