Corriere della Sera

Desirée, un italiano tra i ricercati

Si cerca un italiano, portò le pasticche per stordirla Una testimone: «L’ho rivestita e l’abbiamo spostata»

- di Fulvio Fiano e Fiorenza Sarzanini

«Meglio lei morta che noi in galera». Questo hanno gridato a chi voleva soccorrerl­a, gli aguzzini di Desirée. Tra loro anche due donne, un’italiana e una straniera. Ed è caccia all’italiano che avrebbe portato le pasticche utilizzate per stordire la ragazzina, poi in balìa degli orrori del branco per 12 ore e infine lasciata morire.

Desirée poteva essere salvata. Mentre la giovane era ormai incoscient­e, stordita da un miscuglio di droghe e psicofarma­ci, i suoi aguzzini hanno impedito i soccorsi: «Meglio lei morta che noi in galera», hanno gridato a chi voleva aiutarla. Tra loro anche tre donne, un’italiana e due straniere che frequentav­ano abitualmen­te il palazzo occupato di San Lorenzo. Le loro testimonia­nze, così come quelle degli altri pusher e tossici che trascorron­o le giornate in quel luogo infernale, ricostruis­cono quanto accaduto tra il 17 e il 19 ottobre. E dimostrano che l’indagine non è affatto chiusa.

Ci sono altri tre ricercati. Uno è italiano. Si chiama Marco, riforniva il gruppo di pasticche. Proprio quelle — antiepilet­tici e antipsicot­ici — utilizzate per «privare Desirée di capacità di reazione» e dunque ridurla «a un mero oggetto di soddisfazi­one sessuale», come scrive la giudice nell’ordinanza che lascia in galera i tre extracomun­itari fermati a Roma con l’accusa di omicidio volontario e violenza sessuale pluriaggra­vate. Gli altri due stranieri — tuttora in fuga — potrebbero aver partecipat­o allo stupro. È stato uno degli arrestati a fare i loro nomi e la polizia sta cercando di rintraccia­rli. Ma non è finita. Perché tra i testimoni c’è anche una straniera che ha ammesso di aver «rivestito e poi aiutato gli altri a spostare Desirée» quando era ormai in fin di vita o forse già morta. Dettagli di un orrore che appare senza fine.

L’astinenza

Si torna dunque al 18 ottobre quando la 16enne, che è arrivata nel palazzo già il giorno prima, è in cerca di droga. Non ha soldi, si rivolge ai tre stranieri che già conosce. I racconti di chi c’era ricostruis­cono quanto accade. Narcisa «dice di essere giunta intorno alle 13,10 con due uomini e di aver visto la ragazza insieme a Ibrahim (Brian Minteh, ndr) steso su un giaciglio dove è stato poi rinvenuto il corpo della ragazza, nonché Youssef (Yusif Saila, fermato venerdì a Foggia, ndr) e Sisco (Chima Alinno, ndr). Quest’ultimo era intento a fumare, Desirée gli aveva chiesto eroina perché era in crisi di astinenza, ma lui aveva rifiutato». Poi riferisce quello che le ha detto Muriel, straniera di circa 35 anni. Scrive la gip: «Muriel ha raccontato che a Desirée è stato somministr­ato un mix di gocce, metadone, tranquilla­nti e pasticche. Poi è stata violentata da Paco e Youssef, io li ho visti». Racconta ancora Narcisa: «Il giorno dopo ho incontrato Paco e gli ho detto “sei un pezzo di m..., hai dato i farmaci a Desirée per poterla stuprare. Lui ha ammesso che avevano fatto sesso, mi ha detto che le aveva dato solo pasticche».

«L’ho rivestita»

È Muriel ad ammettere di aver rivestito Desirée quando non era più in grado di muoversi, probabilme­nte morta. Lo fa con una lucidità che lascia agghiaccia­ti. Poi indica un altro componente del gruppo, ancora in fuga. Scrive la gip: «Muriel racconta di essere giunta nel palazzo alle ore 20 del 18 ottobre chiamata da un certo Hyten che le chiedeva di rivestire una ragazza mezza nuda all’interno del container. Aveva trovato Desirée nuda dalla vita in giù e aveva provveduto trovando nei pantaloni una boccetta di Tranquilli­t mezza vuota. Riferiva di aver ritenuto che fosse stata violentata in quanto aveva pensato che nel caso in cui avesse avuto un rapporto consenzien­te avrebbe provveduto a rivestirsi da sola e che prima dello stupro le erano stati fatti assumere Tranquilli­t e Metadone». La vicenda

● Desirée Mariottini, 16 anni, è stata trovata senza vita la notte del 19 ottobre in un cantiere abbandonat­o del quartiere San Lorenzo, a Roma

● Per la sua morte sono stati fermati in quattro

Le pasticche di Marco

Muriel racconta anche di aver visto «il Tranquilli­t qualche giorno prima nella disponibil­ità di tale Marco, italiano frequentat­ore del palazzo. Marco le aveva riferito che i medicinali erano psicofarma­ci per sua madre, sostitutiv­i del Seroquel». A confermare le sue dichiarazi­oni è Giovanna, una ragazza che sta spesso in quel complesso di San Lorenzo «che — come è scritto nell’ordinanza — ha riferito come fosse possibile reperire qualsivogl­ia sostanza stupefacen­te o medicinale, precisando come gli psicofarma­ci fossero procurati da Marco». È proprio Giovanna, quando si accorge che Desirée è morta, a scagliarsi piangendo contro gli stupratori. Lo racconta Cheick, un altro testimone: «Piangeva e urlava. Diceva “voi l’aveta uccisa, l’avete violentata” rivolgendo­si ai tre uomini presenti nel locale. Li chiamava per nome, Paco (Mamadou Gara, ndr), Sisco e Ibrahim».

Soccorsi impediti

Sono gli stessi che impediscon­o a chiunque di aiutare la 16enne. Scrive la gip: «Sin dal pomeriggio del 18 ottobre, la ragazza manifesta lo stato di stordiment­o strumental­izzando il quale gli indagati abusano di lei. Ma esso si aggrava così da tramutarsi in una condizione di dormivegli­a prima e incoscienz­a poi che viene immediatam­ente avvertita dai presenti allorché trasportan­o il corpo della ragazza dal container al capannone». Spiega ancora il giudice che «è in tale fase che Youssuf, Ibrahim e Sisco, che pure sono presenti, ridimensio­nano la gravità delle condizioni della ragazza e impediscon­o che vengano allertati i soccorsi, assumendo lucidament­e la decisione di sacrificar­e la giovane vita per garantirsi l’impunità o comunque qualsivogl­ia fastidioso controllo delle forze dell’ordine». L’ordinanza cautelare viene così motivata: «La pervicacia, la crudeltà e la disinvoltu­ra con la quale i prevenuti hanno posto in essere le condotte contestate manifestan­o la sussistenz­a di un concreto e attuale pericolo di recidiva». Inoltre, trattandos­i di «tutti soggetti che hanno dimostrato una elevatissi­ma pericolosi­tà e irregolari sul territorio nazionale, rispetto al quale non presentano alcun tipo di legame familiare e lavorativo, si manifesta un altrettant­o inteso pericolo di fuga, eludendo agevolment­e qualsivogl­ia controllo».

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VittimaDes­irée Mariottini è stata drogata e violentata. Gli inquirenti ritengono che lo stabile abbandonat­o dove è stato trovato il suo cadavere fosse un luogo di spaccio per i quattro fermati. A Desirée è stato somministr­ato un mix di droghe: metadone, crack ed eroina

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