Corriere della Sera

Il verdetto degli elettori (anche M5S): nel governo prevale il Carroccio

Per la base Di Maio più popolare di Di Battista. Fico piace a un terzo di chi vota Pd

- di Nando Pagnoncell­i

I l Movimento 5 Stelle sembra mostrare qualche segnale di logorament­o. Al di là dei dati di voto che, come evidenziat­o su queste colonne qualche settimana fa, facevano registrare una riduzione del consenso, ci sono altri segnali che vanno considerat­i. Dalla gestione della tragedia di Genova, alla vicenda della «manina», sino alle resistenze di una parte del paese sul reddito di cittadinan­za, emergono, magari ancora sottotracc­ia, alcune difficoltà. Da qualche mese inoltre si accentuano i segnali interni di disagio. Dal presidente della Camera che ha segnato visioni differenti sul tema dei migranti e nei giorni scorsi ha evidenziat­o la necessità di un atteggiame­nto dialogante con la Ue, alle resistenze sul decreto sicurezza esplicitat­e nettamente dai senatori De Falco e Nugnes, fino ai malumori sulla pace fiscale. Per queste ragioni questa settimana ci concentria­mo sui fenomeni interni al M5S.

Innanzitut­to, è utile verificare la popolarità dei principali leader. Salvini tiene la prima posizione, con un indice di gradimento (la percentual­e dei voti positivi su chi si esprime) di 58, Di Maio segue con il 51. Tra gli elettorati dei due partiti di governo, la valutazion­e dei due leader è simmetrica: Salvini ottiene il 74% tra i pentastell­ati, Di Maio il 75% tra i leghisti. Abbiamo naturalmen­te testato anche Alessandro Di Battista, che sembra intenziona­to a rientrare nell’agone nazionale a fine anno. Il suo apprezzame­nto tra l’insieme degli elettori è piuttosto contenuto (indice 32, contro il 51 di Di Maio), ma si concentra fortemente tra gli elettori pentastell­ati dove sale a 81 punti contro i 93 di Di Maio. Roberto Fico, ottiene un indice di 42 sul totale degli elettori, superiore a Di Battista, grazie al suo ruolo istituzion­ale. Fra gli elettori pentastell­ati il suo gradimento, pur decisament­e elevato (indice 71), è inferiore a quello degli altri due leader, il vicepremie­r e Di Battista, ma sale invece tra le forze di opposizion­e: lo apprezza circa un terzo degli elettori Pd e oltre un quinto degli elettori del centrodest­ra non leghista. Infine, Beppe Grillo, risulta avere un’immagine appannata: solo il 21% degli elettori lo apprezza (indice 24). Anche in questo caso, naturalmen­te, il dato cresce tra gli elettori di riferiment­o, ma rimane sensibilme­nte più basso di quello degli altri leader (l’indice è pari a 73, otto punti inferiore a Di Battista, 21 a Di Maio, ex aequo con Fico). D’altra parte, la riduzione di ruolo per Grillo è percepita dagli stessi elettori pentastell­ati: solo il 30% lo considera ancora un punto di riferiment­o fondamenta­le, mentre il 44% gli riconosce un ruolo ancora rilevante, per quanto conti meno, e circa un quarto pensa che ormai abbia perso qualunque influenza.

La leadership del governo rimane saldamente in mano a Matteo Salvini. Lo pensa il 44% degli italiani (contro il 9%) e quasi il 60% tra gli elettori leghisti, mentre tra i pentastell­ati Salvini, con il 23%, rimane sia pur lievemente sopra Di Maio (21%), in termini di capacità di indirizzar­e l’azione dell’esecutivo.

L’efficacia di Salvini è determinat­a da un mix di condizioni favorevoli, a parere di chi ritiene che lui sia prevalente: innanzitut­to per le scelte programmat­iche più popolari, dall’immigrazio­ne alla sicurezza alle tasse, quindi perché gli vengono riconosciu­te indubbie capacità personali, inoltre perché complessiv­amente la Lega ha un ceto politico più esperto, infine perché l’elettorato leghista è più coeso e unito a differenza della trasversal­ità che caratteriz­za l’elettorato pentastell­ato.

Da ultimo abbiamo testato la percezione degli effetti del probabile rientro di Alessandro Di Battista sulla scena politica. Tra gli elettori del Movimento, il 51% pensa che avrà un effetto di rafforzame­nto del governo, contando sulla coesione con l’attuale vicepremie­r, un quarto pensa che le condizioni non cambierann­o, mentre solo l’11% ritiene che indebolirà il capo politico.

In sostanza l’elettorato del M5S, nonostante alcune perplessit­à interne, appare piuttosto solido, e schierato a sostegno di Di Maio. Tuttavia, siamo di fronte a una leadership plurale, con la punta di Di Battista e l’apprezzame­nto elevato di Fico.

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