Corriere della Sera

Tria difende Draghi su spread e banche Giallo sullo scudo fiscale

Nel decreto resta la sanatoria. Di Maio: lo cambieremo

- Marco Gasperetti

Giovanni Tria non ha dubbi. «Non è la manovra economica del governo a far salire lo spread», spiega alla platea riunita nel Salone dei Cinquecent­o di Palazzo Vecchio a Firenze, location della festa del quotidiano Il Foglio. E aggiunge: «Non vedo tutto questo pessimismo. Bisogna abbassare i toni, ma è necessario anche valutare le cifre mantenendo lucidità di giudizio. Il precedente governo stimava la crescita nel 2019 all’1,4%, noi l’abbiamo valutata all’1,5% usando un modello del Tesoro utilizzato anche dal passato governo. Se la crescita dovesse essere dell’1% il deficit non sarebbe del 2,42% ma del 2,46%».

E allora che cosa è che fa traballare i mercati e impennare lo spread? «L’incertezza politica — risponde Tria — i mercati non riescono a capire dove va il Paese, temono un’uscita dall’europa, timori infondati che ancora non riusciamo a fugare». Tria tranquilli­zza, spiega che non ci sono pericoli per l’economia italiana i cui fondamenta­li sono forti e che le banche sono ancora solide, ma anticipa «che il governo di fronte a una nuova crisi sarebbe pronto a intervenir­e».

Il ministro dell’economia ha difeso la manovra del governo giallo-verde, su cui in serata scoppia un piccolo «giallo». Nella relazione illustrati­va al decreto fiscale sarebbe rimasto per errore lo scudo sui capitali detenuti all’estero, che aveva portato allo scontro tra Lega e M5S. Il vicepremie­r, Luigi Di Maio ha assicurato che «ovviamente in Parlamento modificher­emo il testo».

Sulle grandi opere Tria ha aperto agli industrial­i, dicendo di essere «favorevole in generale a sbloccare le opere pubbliche e i cantieri privati». E risponde anche a un’insidiosa domanda sul futuro di Alitalia. «C’è il problema del prestito ponte di 900 milioni — spiega —, che deve essere restituito secondo le regole europee. Poi verrà il piano industrial­e che deve rispettare le regole Ue e quindi con i privati»

Anche sulle esternazio­ni del preside della Bce, Mario Draghi, Tria cerca di stemperare gli animi e non dà un giudizio Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, 70 anni. «Non è la manovra a far salire lo spread» ha detto ieri negativo. «Draghi ha detto la realtà come banchiere centrale — spiega il ministro —. E’ chiaro che lo spread a questo livello è dannoso. Ma come facciamo a farlo scendere? Basta abbassare il deficit al 2,2%. Può contare nei rapporti con Europa, ma i decimali non credo preoccupin­o i mercati. Ho incontrato leader di tutto il mondo e non mi chiedevano del deficit ma di come va l’europa». E a proposito di Europa, ieri sulla «Frankfurte­r Allgemeine Zeitung», il responsabi­le del dipartimen­to di Finanza pubblica della Bundesbank, Karsten Wendorff, ha proposto all’italia una «patrimonia­le» per ridurre il debito pubblico: i risparmiat­ori dovrebbero investire il 20% del loro patrimonio netto in titoli di Stato «di solidariet­à». Un investimen­to forzoso, che darebbe un rendimento, e secondo i calcoli di Wendorff potrebbe dimezzare il debito pubblico.

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