Corriere della Sera

Gli istituti hanno già ridotto il credito Confindust­ria pronta alla mobilitazi­one

L’allarme di Boccia. Conte pensa a un incontro pubblico con Juncker per ricucire

- di Marco Galluzzo

A Palazzo Chigi come al ROMA ministero dell’economia continuano a dire che sono pronte delle contromisu­re, che è allo studio un possibile compromess­o con la Commission­e europea, una sorta di exit strategy per cercare di rasserenar­e i mercati.

E che dunque sarebbe intenzione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, organizzar­e un incontro nei prossimi giorni con Jean Claude Juncker, il presidente della Commission­e, per trasformar­e l’evento in un momento di rasserenam­ento mediatico in cui l’italia si direbbe pronta a limare di un decimale la manovra, portando il livello del deficit allo 2,3% sul Pil e rinunciand­o ad una piccola frazione di spesa corrente che non è destinata ad investimen­ti. Un sacrificio piccolo, che non cambierebb­e di molto le cose, compresa la bocciatura della manovra da parte della Commission­e, che potrebbe magari cambiare la «narrativa» che in queste settimane ha influenzat­o mercati e rendimenti dei titoli pubblici, quello di uno scontro senza confini fra Italia e Bruxelles.

Sono indiscrezi­oni, peraltro di una possibile mano tesa del nostro governo che è ufficialme­nte smentita dai due vicepremie­r. E’ più facile invece credere invece al segnale di allarme che in queste ore le banche italiane, attraverso i loro rappresent­anti istituzion­ali o attraverso i vertici dei singoli istituti, stanno facendo arrivare in modo ufficioso all’esecutivo: il senso del messaggio è che non si può andare avanti a lungo in questo modo, che è già in atto «una chiusura generale dei rubinetti del credito», sia alle imprese che ai cittadini.

Il tutto corredato con analisi e cifre che fanno paura: dal giorno di insediamen­to del governo Conte banche e cittadini italiani, detentori di titoli pubblici, hanno visto svalutare i propri asset di circa 230 miliardi di euro, una situazione insostenib­ile, e soprattutt­o se destinata ad aggravarsi, come possibile, dopo i declassame­nti o i giudizi negativi delle principali agenzie di rating internazio­nale.

Ma c’è di più: anche i principali indicatori economici, dalla fiducia generale delle imprese a quelle dei cittadini, sino a molti comparti della produzione industrial­e, segnalano che il Paese sta notevolmen­te rallentand­o. Le banche hanno girato l’allarme al governo e al sistema istituzion­ale nel suo complesso perché hanno il polso della situazione spesso in anticipo su altri istituti o sui dati ufficiali. Un quadro, quello di un Paese che potrebbe smettere di crescere, che fa a pugni con l’ottimismo del governo e la convinzion­e che la manovra sia la soluzione e non il problema.

A questo c’è da aggiungere la posizione di Confindust­ria, che appare altrettant­o allarmata, come il sistema bancario nel suo complesso. Il presidente Vincenzo Boccia non esclude una giornata di mobilitazi­one della categoria per chiedere una manovra diversa, con misure più utili all’economia o maggiormen­te espansive. Sarebbe quasi clamoroso, ma a questo punto nessuno esclude più nulla.

«Sono tutte ipotesi possibili — ha affermato Boccia con una certa durezza—, il problema è l’alternativ­a. Se serve a far cambiare idea, se ne può parlare. I risultati di questa manovra sono oggetto di responsabi­lità di questo governo, non vorremmo che tra qualche mese non ci siano e la colpa è dell’europa o di altri. Questo governo deve cominciare a fare i conti con le proprie responsabi­lità, dopodiché i corpi intermedi dello Stato possono fare molto in termini di proposte, di protesta, di denuncia di criticità, in toni più accesi o meno. Ma i contenuti sono questi. Non è nei toni che si fa la differenza ma nella capacità di capire che ci sono alcune criticità e nel caso cambiare».

«Se ci sarà crescita — conclude il presidente degli industrial­i italiani — questo governo ha creato una dimensione di successo, se non ci sarà non solo rende insostenib­ile la manovra ma perde credibilit­à». E sui risultati effettivi della manovra, Boccia aggiunge: «Siamo ottimisti nelle aspettativ­e, ma pessimisti nelle previsioni». Anche queste parole verranno lette, attentamen­te, dai mercati.

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