Il patto per l’unità tra Minniti e Zingaretti
Il Pd prova a ripartire da MILANO Milano, dal socialismo europeo, dai padri nobili come Walter Veltroni («Il riformismo sia radicale») e dal congresso che s’annuncia «vero» e dall’esito tutt’altro che scontato. Ieri tutti i big, ad eccezione di Matteo Renzi in Cina, si sono ritrovati al The Mall di Milano, al Forum per l’italia, per una due giorni di studio e tavoli tematici che avrebbe dovuto segnare l’ultimo atto politico della segreteria di Maurizio Martina. Lui oggi annuncerà la road map congressuale — la convocazione dell’assemblea il 10-11 novembre e le primarie il 3 o 10 febbraio — poi nei prossimi giorni formalizzerà le dimissioni ma, nonostante le smentite di rito, è possibile che alla fine decida di correre in proprio presentandosi al voto dei gazebo. Chi ci sarà quasi certamente è Marco Minniti che secondo alcuni colonnelli potrebbe annunciare la sua candidatura già dopodomani. Nicola Zingaretti è invece in piena campagna per le primarie già da settimane. Secondo l’agenzia Agi, i due si sarebbero anzi già incontrati e avrebbero concordato un patto per una sfida leale senza guerre fratricide. «L’italia è un paese cruciale nella sfida per battere i nazionalisti che vogliono distruggere l’europa. Noi siamo pronti a costruire un progetto largo, liste aperte alle Europee, lavorando con tutte le forze che non vogliono il baratro», ha spiegato ieri Martina. Oggi la sua relazione chiuderà la seconda giornata del Forum, che si aprirà con l’intervento del sindaco Beppe Sala.