«Abbiamo valori, non un’ideologia Vinciamo perché facciamo politica»
La chiave del successo dei Verdi tedeschi spiegata dalla leader Annalena Baerbock
BERLINO «Noi Verdi non ci definiamo sulle ideologie ma sui valori per noi fondamentali, quelli di un movimento di sinistra liberale, ecologista, pro-europea».
Dallo scorso gennaio Annalena Baerbock, classe 1980, è insieme a Robert Habeck la co-presidente dei Grüne. Sotto la loro guida, in meno di un anno, i Verdi sono diventati il nuovo centro di gravità della politica tedesca, in continua ascesa nel favore popolare, riferimento imprescindibile di ogni futura coalizione di governo. Alla vigilia delle elezioni in Assia, dove i sondaggi li danno in forte avanzata ben sopra il 20%, Baerbock ha concesso questa intervista esclusiva al Corriere.
Perché i Verdi sono così popolari in questa fase politica in Germania?
«In primo luogo perché abbiamo avviato una grande discussione in tutto il Paese, nelle grandi città come nei piccoli villaggi, sui contenuti della politica, su come rispondere ai bisogni delle persone, che chiedono più sicurezza, più asili nido, più letti d’ospedale, più giustizia sociale, un ambiente più pulito, un’alimentazione più sostenibile. Secondo, sui grandi temi della cooperazione europea, diciamo parole più chiare degli altri partiti su una politica dell’immigrazione più umana, la difesa dei valori fondamentali, la solidarietà fra i partner».
Cos’è cambiato da quando lei e Robert Habeck avete preso la guida del partito?
«Non è che facciamo tutto diverso. Il nostro lavoro è frutto di un’azione iniziata da anni, che ha messo la difesa del clima, l’integrazione europea, la società aperta al centro della proposta e ha tenuto la rotta anche quando in molti ci deridevano. Nelle trattative per la coalizione Giamaica ci siamo detti pronti ad assumere responsabilità di governo per portare avanti questi temi. Il nuovo gruppo dirigente continua su questa linea, rafforzandola. Certo ora non diciamo più, “ecco questo è il nostro programma, votateci”, ma cerchiamo il dibattito anche con chi ci critica, ci confrontiamo pronti ad accettare nuove idee, vogliamo coinvolgere le persone nella ricerca
delle soluzioni giuste per tenere insieme tutta la società. È l’opposto della politica della paura perseguita dai partiti populisti, che puntano sulla divisione e sull’odio».
Qual è il posto futuro dei Verdi nello spettro della politica tedesca: a sinistra, al centro, a destra del centro?
«Sin dalla fondazione, siamo sempre stati un partito variegato: c’era il movimento pacifista, poi i critici della globalizzazione, ma c’erano anche persone con posizioni conservatrici. Questa diversità è stata la nostra ricchezza. Oggi i vecchi schemi non funzionano più. La scelta è fra una politica nazionalista e una europeista, tra una politica autoritaria e una liberale, tra condizioni di vita sostenibili e no. Non vogliamo fare una politica di nicchia, perché così non si cambia il Paese. Vogliamo ampliare il nostro spettro e parlare alla più ampia parte della società».
A voi non piace che si dica che state diventando il nuovo Volkspartei, partito popolare. Perché?
«In tutta l’europa il concetto di Volkspartei, come lo abbiamo conosciuto nel secolo scorso, non funziona più. I partiti popolari hanno sempre cercato di smussare gli angoli per conciliare le loro diverse basi elettorali. Ma oggi sulle questioni di fondo occorre chiarezza: o si è pro o si è contro l’europa, o si protegge il clima o no, o si difendono i diritti umani o no. Per questo preferiamo vederci come Bündnispartei, partito delle alleanze. I partiti popolari in Europa sono in crisi, non entusiasmano più la gente».
Il risultato dell’assia potrebbe essere decisivo anche per le sorti del governo federale. Hanno un futuro Angela Merkel e la Grosse Koalition?
«Non faccio previsioni sull’eventuale rottura della Große Koalition, che negli ultimi sei mesi ha bloccato il Paese, occupandosi solo di sé stessa e passando da una crisi all’altra, invece di assumersi responsabilità e preoccuparsi dei veri problemi delle persone: la mancanza degli alloggi nelle città, la scarsità di personale paramedico, la crisi del clima». I Verdi sono il solo partito in Germania che non fa concessioni
al populismo e vince le elezioni. È un’eccezione tedesca o una ricetta valida per tutta l’europa?
«La gente vota partiti e persone che hanno posizioni e principi chiari. L’unione europea è il più grande progetto di pace della Storia e abbiamo sempre detto che è necessario cambiarla per rafforzarla. La Baviera ha dimostrato che una linea europeista può vincere. Tutte le crisi recenti in Europa sono frutto del poco coraggio dei governi, che non hanno saputo prendere le distanze dai movimenti populisti: dalla Gran Bretagna all’austria. Al contrario Macron ha dimostrato che un programma nettamente europeista può portare al successo. Perfino in Polonia, nelle recenti elezioni comunali, sono avanzatele forze liberali e filoeuropee. La gente vuole che ci battiamo per l’europa per migliorarla, invece di metterla in discussione».
È preoccupata per la situazione in Italia, dove il nuovo governo ha deciso di sfidare l’unione europea sulla legge di bilancio?
«Sì, molto. L’italia è uno dei Paesi fondatori della casa europea e ci sono milioni di italiani che condividono il sentimento europeista e vogliono continuare ad essere parte del progetto d’integrazione. L’italia appartiene al cuore dell’europa e noi faremo di tutto perché vi rimanga».
Europeisti
La gente vuole che ci battiamo per l’europa per migliorarla, invece di metterla in discussione