Corriere della Sera

IL MINISTRO SAVONA E LE DOMANDE CHE RESTANO SUL CASO EUKLID

- di Federico Fubini

Il 17 ottobre alla Camera l’on. Alessandro Fusacchia di + Europa ha chiesto a Paolo Savona se egli, da quando è diventato ministro per gli Affari europei in giugno, abbia avuto contatti con gli operatori del fondo di Londra Euklid «con il rischio di apportare benefici allo stesso fondo». La vicenda è nota. Savona è socio di Euklid, che ha investito fra l’altro in titoli sensibili alle politiche pubbliche italiane (Generali, Eni, Tim, Atlantia). Savona non ha risposto sui contatti che da ministro avrebbe avuto, o no, con il fondo (dove lavora il figlio Pierfrance­sco). Ma ha cercato di spiegare perché fino al 13 ottobre scorso Companies House — registro delle imprese di Londra — presentass­e il suo nome quale «director» di Euklid stessa. Proprio il 13 ottobre il Corriere ha segnalato questa apparente incongruen­za con il suo ruolo nel governo. Companies House ha poi notificato di aver «ricevuto il 13 ottobre» e ha pubblicato la sera stessa la notifica delle dimissioni di Savona, a valere dal 21 maggio. Che era successo? Savona ha spiegato che le proprie dimissioni da Euklid «sono state comunicate il 7 giugno allo studio legale Simmons & Simmons, che svolge le pratiche per conto della società». Il ritardo nell’aggiorname­nto del registro, ha detto, «è dipeso da una lentezza nelle comunicazi­oni fra i soggetti esterni alla società». In sostanza Savona si sarebbe dimesso per tempo, ma Simmons & Simmons avrebbe scordato di segnalarlo. Possibile? Questo è uno dei grandi studi legali globali, fatturato pari a oltre 350 milioni di euro, 14 premi solo nel 2018, parcelle da almeno mille euro l’ora per avvocato. Richiesto molte volte di confermare la versione di Savona, Simmons & Simmons evita di farlo. Resta dunque da capire chi sta dicendo la verità.

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