LA PERICOLOSA EPOCA DELL’IGNORANZA ARTIFICIALE
Se fatti fummo per seguir la conoscenza non si capisce perché dovremmo viver come bruti, tornando indietro, smaniosi di rimettere in discussione le poche certezze che abbiamo, abbandonandoci alla rivisitazione della realtà.
Eppure a fronte del sovranismo dilagante, i neonazionalismi e la rabbia incontrollata che dilaga un po’ ovunque in Italia e in Europa, occorre interrogarsi se non sia il caso di intervenire con una massiccia campagna di informazione. Su giornali, tv, radio e ogni altro tipo di media. Lo spunto arriva anche da un’iniziativa del Movimento Europeo che, a fronte delle tante inesattezze e falsità che circolano sul ruolo dell’unione ha provato ad incalzare il governo Conte e le uscite dei suoi due vicepremier semplicemente raccontando i fatti. Non è certo l’esito dell’esperimento, viste le tante manchevolezze dell’architettura comunitaria che spesso prestano il fianco alle critiche anche del più fervente degli europeisti, di sicuro il problema è più complesso. In gioco c’è l’autodeterminazione delle convinzioni personali. Su accoglienza, razzismo, xenofobia e persino storia dell’unione si è ormai diffusa una neonata coscienza, sviluppata in rete, che si potrebbe definire «ignoranza artificiale». Così come l’intelligenza robotica offre oggi spazi innovativi quasi illimitati, la decostruzione del sapere che avviene sul web attraverso mirate iniziative di disinformazione lascia sgomenti e genera milioni di potenziali eversori.
Si prenda il caso emblematico degli immigrati, per mesi al centro delle polemiche politiche per l’azione decisa del ministro degli Interni Matteo Salvini. Secondo i dati Eurostat, in Italia la popolazione straniera residente è di poco superiore al 6% del totale e ben sotto la media europea, così come le richieste d’asilo nel nostro Paese sono inferiori al 7%, ma ciononostante la «percezione» di questa quota sale oltre il 24% perché due italiani su tre sono convinti di assistere ad un’invasione, vittime di una minaccia fantasma smentita dagli stessi numeri del Viminale che da mesi mostrano un crollo degli sbarchi quest’anno. Come sia potuto accadere che delle statistiche abbiano generato delle opinioni così diverse non è chiaro ma gli effetti possono
essere devastanti. Se il 70% dei nostri connazionali sono convinti di avere un immigrato su quattro come concittadini la logica conseguenza, ad ogni barcone in mare, è l’acuirsi delle pulsioni sociali.
E infatti le ultime rilevazioni della Mappa dell’intolleranza di Voxdiritti sul livello di odio sociale che si sta diffondendo in rete, facendo nascere una nuova categoria sociale, quella degli Arrabbiati, lo confermano. Sono in aumento i tweet contro i migranti, passati da 38.000 nel 2016 a 73.390 nel 2017-2018, contro i musulmani (da 22.435 a 64.934), contro gli ebrei (più che raddoppiati, da 6.700 a 15.400), contro le donne (si è passati da 284.634 a 326.040), colpevoli evidentemente di insidiare l’ordine costituito
Svolta La decostruzione del sapere sul web attraverso iniziative mirate lascia sgomenti
digitale. La cosa preoccupante è che a fronte di un aumento esponenziale dei cinguettii violenti sono diminuiti gli account, a dimostrazione che esiste una regia complessiva per influenzare non solo il voto nei Paesi democratici ma lo stesso modo di pensare.
La rabbia incontrollata contro i diversi, l’europa, le istituzioni e tutto ciò che c’è di democratico non ha però le origini degli Enragés della rivoluzione francese né può ricordare i moti studenteschi del ’68 di Praga, Budapest, Varsavia, Belgrado. Quelle ribellioni nascevano invece da un forte spirito europeo, dal desiderio di affrancarsi dal dominio prima di Hitler e infine di Stalin, ma oggi hanno lasciato il terreno al nazionali-
Regia A fronte di un aumento esponenziale dei cinguettii violenti sono diminuiti gli account
smo del gruppo di Visegrád e alla destra di Viktor Orbán, che in rete viene omaggiato come se fosse un nuovo Havel in lotta contro il Titano non di Mosca ma di Bruxelles. Un’assurdità che si compie migliaia di volte al giorno, in tv e a colpi di click, senza alcun contraddittorio con la Storia, con il grottesco esito di ribaltare i rapporti tra l’italia, la Francia, l’austria e l’ungheria negli ultimi due secoli.
Si potrebbe andare avanti all’infinito, passando per il dibattito sui vaccini killer, la campagna per le blande e nefaste terapie anticancro, le teorie complottiste sull’11 settembre o quelle negazioniste dell’olocausto. Tutte figlie dell’ignoranza artificiale, della conoscenza fai da te. Sostiene Massimo Ammaniti che occorre indagare su cosa pesa nella percezione sociale e nelle dimensioni personali che intervengono nel senso di sicurezza. Mentre gli psicanalisti lavorano sull’io, l’informazione di qualità e l’educazione nelle scuole possono rafforzare la capacità critica. Nessun passo indietro sulle certezze acquisite.