Corriere della Sera

Il dj che non guarda la pista da ballo

- di Beppe Severgnini

«Lei è del 1957 e aveva la tessera del Fronte della Gioventù». Il robusto manifestan­te di Forza Nuova, in mezzo a piazza Garibaldi, mi guarda sbalordito: «Tu come fai a saperlo?». Semplice, rispondo: siamo a Crema e, dai tempi del liceo, non è cambiato niente. Quelli col giubbotto e i rayban hanno cambiato occhiali e messo su qualche chilo. Quelli con l’eskimo e la bandiera rossa, nel 1973, avrebbero sfidato la pioggia; oggi sono rifugiati sotto i portici di piazza Duomo. Ma sono gli stessi, cantano ancora «Bella ciao». Ma i partigiani, invocati, non vengono a portarli via. Quindi stanno lì a sfidare i reumatismi, con qualche nuova recluta dalla faccia pulita, orgogliosi della propria anacronist­ica coerenza.

Essere italiani rende talvolta nervosi, ma mantiene giovani. I ricordi non riempiono le nostre teste, girano per le nostre strade. Un’estrema destra che ignora la Costituzio­ne — «È vietata la riorganizz­azione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista» — e non conosce la storia; un’estrema sinistra che — rubo l’espression­e a Nicola Savino, che l’ha usata in un altro contesto — è come «un deejay che non guarda più la pista». Suona le canzoni che gli piacciono, e chissenefr­ega se non balla più nessuno. Anche i vincitori del 4 marzo stanno avvicinand­osi al bivio: la Lega andrà a destra (sovranismo e sovreccita­zione), i Cinquestel­le a sinistra (no Tap, no Tav, no tutto). Il soviet che sostituirà Luigi Di Maio non sventolerà bandiere rosse; ma il centralism­o e il fastidio per il dissenso hanno un odore inconfondi­bile, per noi che l’abbiamo già annusato. La Lega non finirà per somigliare a Forza Nuova (non ce lo vedo Giorgetti dentro un bomber nero). Ma i toni, le priorità e le trovate putiniane di Salvini — in mancanza di orsi siberiani, giovedì è montato a cavallo a Verona — stanno spingendo a destra il partito.

In mezzo, moltissimi italiani: irritati, stanchi, confusi o astenuti. Più di quanti lascino credere i sondaggi. Non una potenziale maggioranz­a silenziosa: una maggioranz­a stanca di sprecare il fiato (è diverso). Uno spazio politico che sta diventando una voragine. Sarà interessan­te capire chi lo occuperà, e come. Quando, invece, si può tentare di indovinare. Entro un anno?

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