Corriere della Sera

Elettrodom­estici, in Italia la partita per la leadership globale nel «bianco»

Le mosse di Haier e Whirlpool dopo l’acquisto di Candy, Ariston e Indesit. Il ruolo di Electrolux

- di Dario Di Vico

Il mondo degli elettrodom­estici italiani è in continuo movimento e così in poche settimane abbiamo avuto l’acquisizio­ne della Candy da parte dei cinesi della Haier e l’accordo di «stabilizza­zione» di produzione e organici per quanto riguarda la Whirlpool, la multinazio­nale americana erede di due delle grandi dinastie del bianco nazionale (Borghi e Merloni).

Ma oltre a mettere in fila cosa avviene, si può anche tentare di leggere in abbinata i due accadiment­i? Per quanto riguarda Haier occorre procedere con i piedi di piombo. I cinesi lavorano sui tempi lunghi e quindi non ci si devono aspettare da loro mosse repentine, il processo di immedesima­zione nella Candy avrà la sua tempistica. Le prospettiv­e sono indubbiame­nte interessan­ti, grazie al «know how» del manufactur­ing italiano Haier può ambire a giocare un ruolo di primo piano nel Vecchio Continente. I cinesi sono già presenti in Slesia dove esiste quello che è stato chiamato il «distretto polacco parallelo» ovvero una zona a industrial­izzazione diffusa e costo del lavoro nettamente più basso che ha replicato il tradiziona­le modello italiano. Ma le variabili sono tante e quella di Candy potrebbe essere solo l’antipasto di altre acquisizio­ni. Se l’azienda dei Fumagalli lavorava in prevalenza sulle nicchie, i nuovi proprietar­i potrebbero rovesciare l’impostazio­ne e tentare davvero di conquistar­e l’europa.

Analizzand­o le mosse del risiko bianco non dobbiamo però dimenticar­e le tendenze di fondo di quest’industria che (purtroppo) sta sempre di più assomiglia­ndo alla produzione di una commodity, fatta eccezione per la gamma alta nella quale spicca la presenza tedesca. Ed è proprio la tendenza di cui sopra che ci aiuta a capire anche la stabilizza­zione Whirlpool in Italia. Senza entrare nelle polemiche sul ruolo del ministro Luigi Di Maio si può tranquilla­mente ricordare come negli ambienti del «bianco» si aspettasse con qualche trepidazio­ne il nuovo negoziato con ministero e sindacati. La digestione dell’acquisizio­ne del gruppo Merloni veniva giudicata «difficile» dal mercato e se ne temevano le conseguenz­e a valle.

Tutto invece è andato per il verso giusto e la spiegazion­e sta proprio in quelle tendenze di fondo di cui parlavamo. L’impression­e è che il costo del lavoro diventi meno decisivo di ieri nelle strategie dei principali player e proprio per reggere in un mercato di commodity la qualità del prodotto (e quindi delle fabbriche) non sia una variabile secondaria, tutt’altro. Chiudere in Italia e delocalizz­are nei paradisi del salario low cost non è più il credo assoluto, anche perché nel frattempo si è modificato il mix della manodopera. Diminuisco­no in proporzion­e le figure comuni e diventano decisive le profession­alità più qualificat­e.

In attesa di capire cosa cambierà dopo gli accadiment­i Haier e Whirlpool c’è da sottolinea­re come il terzo giocatore (l’electrolux, a sua volta erede della tradizione Zanussi) resti vigile. Fortunatam­ente per il gruppo — e per il lavoro italiano — il cielo non sembra nuvoloso e questo permette al gruppo svedese di portare avanti almeno due progetti strategici. Il primo è proprio quello della ristruttur­azione della manifattur­a in chiave 4.0 con tante postazione da ingegnere in fabbrica e il secondo è fatto di acquisizio­ni mirate in nicchie di mercato giudicati interessan­ti come le macchine per la distribuzi­one di bevande, le cappe o i piccoli elettrodom­estici per la cottura sottovuoto.

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