Come eravamo prima dell’euro
Come eravamo prima dell’euro? E prima del mercato unico? L’economia, in edicola domani con il Corriere della Sera, vi invita ad un viaggio in 3D nella storia degli ultimi decenni, per valutare i vantaggi e gli svantaggi della nostra partecipazione al mercato europeo e alla moneta unica.
Del futuro e del presente, decisamente complessi parla Francesco Giavazzi. «Nel 2011 furono sette parole a salvarci: Whatever it takes, and I mean it. Ma le parole valgono solo una volta. Oggi non sarebbero più sufficienti. Quindi ci vogliono nuove istituzioni perché il Qe è finito...». E gli fa eco Lucrezia Reichlin: «L’italia è un grande Paese e deve partecipare attivamente ai negoziati sulla riforma dell’euro stando bene attenta a curare i suoi interessi. Un atteggiamento di rifiuto delle regole tout court ci isola e ci rende vulnerabili. È giusto parlare di riforma di queste regole ma bisogna farlo sedendosi a un tavolo e anche sapendo che cosa si chiede. È bene ricordare che l’alternativa alle regole è la disciplina di mercato, che vuole dire essere esposti alla volatilità dei mercati, nostri creditori, senza avere un paracadute».
Di isolamento non splendido tratta anche l’analisi di Blu
È il colore della sezione dell’«economia» dedicata alle inchieste e agli approfondimenti affidati alle grandi firme internazionali
Guida alla lettura
La copertina Imparare a gestire l’azienda di famiglia facendo altre esperienze L’economia domani gratis in edicola Arancione
La sezione dedicata all’innovazione è arancione: sarà raccontato non solo il mondo dell’hi-tech ma tutto quanto è innovazione Verde
La sezione Patrimoni e Finanza è verde. Ospiterà approfondimenti sul risparmio, gli investimenti, il Fisco e le pensioni
Che cosa possono fare le imprese italiane per crescere di più e meglio
Francesco Daveri: il muro di incomprensione che ci separa dai nostri naturali alleati è sempre più elevato, mentre il governo avanza testardo sull’onda del consenso. Ma non avrà le sperate sponde populiste: il governo austriaco, che parla come i leader legastellati sull’immigrazione, ha rispedito al mittente come inaccettabile la manovra in deficit.
E ancora: il debito è con