Corriere della Sera

Dai gospel a Hollywood

Il personaggi­o Il cantante e attore: credo nell’impegno, ho imparato tutto dai cori in chiesa I record di John Legend, dieci Grammy e un Oscar: «La musica non è solo show, lotto contro i razzismi»

- Barbara Visentin

S arà il nome d’arte che è stato profetico, ma John Legend è un artista dei record: a neanche 40 anni è una delle 15 persone al mondo — il secondo più giovane — ad aver completato un Egot, cioè ad aver vinto un Emmy (arrivato a settembre), Grammy (ne ha 10), Oscar (per la canzone «Glory» del film Selma) e Tony Awards. Un medagliere di cui va fiero: «Ogni volta che aggiungo un premio a quelli che ho, penso a quanto sono fortunato, ma sono tutti frutto di un lavoro di squadra». Il traguardo, però, contiene un altro record: il cantautore, pianista e attore (ultimo ruolo quello in La La Land, di cui è anche uno dei produttori) è il primo artista uomo di colore ad aver messo insieme il poker di riconoscim­enti. E se dal vivo, seduto al pianoforte, gli piace ammaliare il pubblico con la sua voce soul e auto-definirsi «un sexy cantante rhythm and blues», giù dal palco diventa serio: «Penso che il mondo sia preoccupat­o per l’ondata di razzismo che viviamo negli Stati Uniti e quindi, anche se il lavoro di noi artisti è quello di intrattene­re le persone e farle stare bene, in questo momento dobbiamo farci sentire».

La sua missione più urgente è quella di invitare i fan americani a votare per le elezioni di midterm (quelle di metà mandato) del 6 novembre e il pubblico da sensibiliz­zare è soprattutt­o quello più giovane: «Spesso i ragazzi non votano perché pensano di essere ininfluent­i. Bisogna invece dire loro, attraverso i social, che possono fare la differenza». L’appello sta arrivando da tanti artisti, ribadi- sce, ricordando come la presa di posizione di Taylor Swift, qualche settimana fa, abbia scatenato un boom di registrazi­oni al voto. La sua avversione nei confronti di Donald Trump è esplicita, condivisa con la moglie Chrissy Teigen, modella e star dei social, che dal presidente è stata anche bannata su Twitter: «Abbiamo eletto il peggior presidente che potessimo eleggere, un razzista misogino, completame­nte inadatto. Alla gente non piace per nulla», si scalda Legend.

Durante i concerti, i suoi appelli si fanno più sfumati. Invita al pubblico ad amarsi e «a combattere per la pace e la giustizia»: «Dobbiamo svegliarci, cambiare il mondo», dice. Parla dei suoi primi concerti a New York «davanti a cinque persone», dell’incontro con «un certo Kanye West» (ma ora l’amicizia con il rapper è un argomento tabù, viste le diverse idee politiche) e con il poeta J. Ivy che iniziarono a soprannomi­narlo «Legend». E racconta l’infanzia passata in chiesa, in Ohio, nipote di un pastore e figlio di genitori molto credenti, quando ancora si chiamava John Stephens: «Mia nonna mi ha insegnato a cantare il gospel. È morta quando avevo 10 anni. Spero sappia che le dedico tutta la mia carriera».

Sarà anche per questi ricordi che il suo nuovo progetto gli è particolar­mente caro. È un disco di Natale, «un periodo che adoro e che mi piace passare in famiglia, a cucinare con Chrissy e i nostri bimbi». «A Legendary Christmas», uscito venerdì, include otto classici, fra cui «What Christmas Means to Me» con Stevie Wonder all’armonica ed «Have Yourself a Merry Little Christmas» con il featuring di Esperanza Spaulding. La sorpresa sono però i ben sei inediti: «Dovevano essere un paio, ma mi sono fatto prendere la mano. Mi piace l’idea di avere scritto delle canzoni che potranno diventare dei classici delle Feste a loro volta».

E mentre anticipa di avere già il materiale pronto per un nuovo album, a cui lavorerà dall’inizio del prossimo anno, continua a esplorare mondi diversi, aprendosi anche al kpop asiatico con un brano insieme alla cantante Wendy del gruppo coreano Red Velvet: «Mi piace creare uno scambio con i Paesi dove vado in concerto. E ormai il k-pop, in America, è diventato una grossa realtà». Il suo primo grande amore, però, resta l’r’n’b, il rhythm and blues: «Alcuni dicono che sia un genere morto, ma non credo proprio: quel che conta è avere dei pezzi forti».

 ??  ?? La La Land Emma Stone, John Legend e, di spalle, Ryan Gosling in una scena di «La La Land», film di cui il musicista è anche produttore
La La Land Emma Stone, John Legend e, di spalle, Ryan Gosling in una scena di «La La Land», film di cui il musicista è anche produttore
 ??  ?? VoceJohn Legend, 39 anni, nome d’arte di John Roger Stephens, è un cantante e compositor­e Usa. Si è imposto al grande pubblico con il singolo «The college dropout», realizzato con Kanye West, e con l’album d’esordio «Get Lifted» (2004). Tra i numerosi premi vinti, anche l’oscar per la migliore canzone nel 2015
VoceJohn Legend, 39 anni, nome d’arte di John Roger Stephens, è un cantante e compositor­e Usa. Si è imposto al grande pubblico con il singolo «The college dropout», realizzato con Kanye West, e con l’album d’esordio «Get Lifted» (2004). Tra i numerosi premi vinti, anche l’oscar per la migliore canzone nel 2015

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy