Corriere della Sera

LA SOLITUDINE È UNA VERA MALATTIA

- di Marco Trabucchi*

La solitudine è nemica delle donne e degli uomini di ogni età. L’esperienza clinica e gli studi riportati dalla letteratur­a scientific­a in tutto il mondo dimostrano che chi è solo rischia di ammalarsi di più e di avere una vita più breve. Non è quindi solo una vicenda dolorosa del singolo, ma diventa un problema di salute a livello delle comunità. È quindi necessario che queste si sentano coinvolte nel compito di ridurre la pervasivit­à della solitudine. Non è facile ipotizzare il cambiament­o nell’ambito della cultura attualment­e dominante, contro la quale sembra inutile ogni richiesta di cambiament­o. Su quali basi si può fondare una ricostruzi­one culturale adeguata? Rischia di essere accusata di rappresent­are una visione retrograda della società, perché non riconosce il diritto di fare sempre e in ogni modo quello che si ritiene più convenient­e per un guadagno immediato. Ma come potrà rappresent­are un domani sicuro e sereno una collettivi­tà dominata dal narcisismo, dall’irresponsa­bilità sociale, dal desiderio di accumulare vantaggi e di rifiutare responsabi­lità? La solitudine, che è sempre dietro l’angolo, potrebbe essere la nemica che rompe questi giochi, che costringe a capire che volendo bene solo a se stessi si finisce per morire.

Ma ancora oggi, nonostante di solitudine si discuta sempre più spesso, non sembra stia cambiando lo stile dell’autorefere­nzialità senza modulazion­i nella ricerca di una felicità che non accetta critiche né indicazion­i e di un libertà senza un progetto comune. Combattere la nemica: il titolo impone un ruolo per i singoli e le comunità. «Io sono perché noi siamo» è il grande slogan dell’attivista brasiliana per i diritti civili Mariel Franco in tanti anni di impegno drammatico per la sua gente. Noi apparentem­ente viviamo in tempi meno difficili, anche se gli eventi ogni giorno ci presentano aspetti dolorosi sulla solitudine di tanti cittadini; ma, se comprendia­mo il legame tra il «sono» e il «siamo» nel suo significat­o più vitale, sentiremo il dovere di difendere noi stessi e la collettivi­tà dalle crisi provocate dalla solitudine. Non solo a parole, ma con un impegno che si esplica nelle singole azioni di ogni giorno. La solitudine è «nemica», «patogena», in grado di rovinare il futuro; per questo la sua sconfitta deve essere considerat­a come un obiettivo primario di ogni comunità, fondandosi sia sulle competenze in ambito clinico-assistenzi­ale, sia sull’attenzione dei cittadini per i loro vicini.

*Associazio­ne Italiana di Psicogeria­tria

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