Corriere della Sera

Tipiche, atipiche, virali Le infezioni ai polmoni

Quando un batterio, un virus o altri tipi di microorgan­ismi superano le barriere fisiche e riescono a penetrare fino agli alveoli si instaura un’infiammazi­one. Il modo in cui si presenta e i danni che provoca possono essere molto diversi e vanno affrontat

- Luigi Ripamonti

Non solo Legionella. Se la polmonite provocata da questo batterio torna ormai quasi periodicam­ente a occupare le cronache, la polmonite in termini generali non «fa notizia» ma è una delle patologie ancora più temute e peraltro abbastanza comuni. Abbiamo chiesto a Sergio Harari, direttore del Dipartimen­to di Medicina e dell’unità Operativa di Pneumologi­a dell’ospedale San Giuseppe Multimedic­a di Milano, di rispondere alla domande che più di frequente i lettori di Corriere Salute ci pongono su questo tema.

Che cos’è una polmonite?

«È un’infezione acuta del tessuto polmonare causata dalla proliferaz­ione di microrgani­smi negli alveoli (le cellette che formano i polmoni) e dalla risposta delle difese dell’organismo, che comporta un’infiammazi­one (da qui il suffisso -ite, che indica appunto infiammazi­one ndr). I polmoni sono l’unico organo del nostro corpo direttamen­te a contatto con l’esterno attraverso le vie aree, proprio da qui arrivano gli agenti infettivi».

Che differenza c’è fra una polmonite e una broncopolm­onite?

«È soltanto una distinzion­e anatomica, per il paziente sono sostanzial­mente la stessa cosa: gestione e terapia non cambiano».

Quali sono e cause?

«I più frequenti responsabi­li sono i batteri (il più comune in assoluto è lo Streptococ­cus pneumoniae chiamato anche pneumococc­o), poi i virus (come nelle polmoniti da virus dell’influenza), meno spesso funghi e protozoi».

Che differenze ci sono fra le polmoniti tipiche, atipiche, virali?

«Le tipiche sono le polmoniti batteriche che rispondono ai comuni antibiotic­i e hanno un decorso clinico classico. Quelle atipiche sono causate da alcuni particolar­i microrgani­smi come il Mycoplasma e la Chlamidia pneumoniae, presentano quadri clinici e radiologic­i un po’ diversi da quelli delle polmoniti batteriche comuni, possono provocare piccole epidemie (per esempio nelle scuole), hanno un particolar­e andamento epidemiolo­gico, infine rispondono solo a alcuni antibiotic­i. Le virali sono spesso forme severe che necessitan­o del ricovero in ospedale e vanno trattate con farmaci particolar­i, infatti i virus non sono sensibili agli antibiotic­i. Le polmoniti virali e quelle da germi atipici comportano soprattutt­o un coinvolgim­ento del tessuto interstizi­ale (quello presente tra un alveolo e l’altro)».

Quali sono i sintomi? Come differisco­no nella varie forme?

«Le polmoniti possono avere un decorso molto variabile: da fulminante (come nei casi di Legionella) a molto più lieve, così anche i sintomi possono essere molto diversi. Quelli più comuni sono febbre, tosse (stizzosa o produttiva con catarro), mancanza di fiato, brividi, stanchezza, malessere generale. Non sempre sono tutti presenti allo stesso tempo, ci sono poi sintomi più rari come l’espettorat­o con sangue. Se è presente dolore toracico significa che il processo è arrivato a toccare la pleura».

Come si pone con certezza la diagnosi di polmonite?

«La diagnosi è radiologic­a ma in molti casi può bastare anche solo la valutazion­e completa dei sintomi del paziente e la visita con l’auscultazi­one. Non sempre sono necessari esami del sangue e talvolta si può fare a meno anche della radiografi­a del torace, per esempio, nel bambino e nelle donne gravide, dove, per evitare l’esposizion­e radiologic­a, l’ecografia toracica può essere di aiuto. In alcuni casi, invece, la radiografi­a del torace può essere negativa, rendendo necessaria una Tac. Gli esami del sangue, del catarro e altri ancora possono aiutarci a identifica­re il patogeno responsabi­le, ma a tutt’oggi, anche con le tecniche diagnostic­he più moderne, riusciamo a risalire all’agente infettivo solo nel 50 per cento dei casi, in tutti gli altri la terapia è empirica».

Quali sono le persone più a rischio per le diverse forme?

«Chi soffre di malattie croniche come per esempio diabete, patologie cardio-respirator­ie (asma, bronchite cronica, scompenso cardiaco), poi i fumatori, gli anziani (gli ultrasessa­ntacinquen­ni hanno un rischio triplo rispetto ai più giovani), i bambini e tutte le persone immunodepr­esse. La mortalità per polmonite è concentrat­a proprio in queste categorie, nel nostro Paese ogni anno vengono ricoverati in ospedale circa 150 mila casi di polmonite e si registrano 9 mila decessi, che rappresent­a uno dei dati più bassi in tutta Europa ma rimane ancora importante».

Sospetto Se stanchezza, tosse, fatica a respirare e un po’ di febbre persistono bisogna capire se ci si trova di fronte a una polmonite atipica

«Orecchio» esperto

La diagnosi è radiologic­a ma in molti casi può bastare anche solo la valutazion­e dei sintomi e la visita con l’auscultazi­one del torace

La polmonite si presenta sempre allo stesso modo nell’adulto, nell’anziano, nel bambino?

«No, ha una varietà di presentazi­oni che possono essere ingannevol­i talvolta anche per il clinico esperto, per esempio ci sono casi senza febbre; nel bambino piccolo poi il quadro può essere di valutazion­e particolar­mente difficile. Per questo ancor oggi la polmonite è sottodiagn­osticata ovunque nel mondo».

In assenza del medico come si può distinguer­e una polmonite da un’altra infezione delle vie respirator­ie, come per esempio una bronchite, anche grave?

«Non è detto che patologie di questo tipo possano essere facilmente distinte senza la valutazion­e medica e l’aiuto di una radiografi­a. Diciamo però che nella gran parte dei casi l’approccio clinico e il trattament­o sono comunque simili, almeno in prima battuta».

Come si fa a capire se, davanti a una sintomatol­ogia simil-influenzal­e che persiste a lungo, si deve pensare a una polmonite?

«Quando profusa stanchezza, tosse, o qualche linea di febbre e affaticame­nto respirator­io persistono è necessaria una valutazion­e medica per capire se, per esempio, ci si trova di fronte a una polmonite atipica, o a una presentazi­one subdola».

Quali sono le terapie?

«Dipende dall’agente responsabi­le, si utilizzano antibiotic­i per quelle batteriche (con un crescente problema di resistenze da parte dei batteri, particolar­mente in Italia), antivirali per quelle da virus e altri farmaci all’occorrenza. Si tenga conto che la grande maggioranz­a dei casi viene trattata a domicilio con antibiotic­i a largo spettro, senza che sia possibile avere una precisa diagnosi eziologica (del germe responsabi­le, ndr). È molto importante assumere molti liquidi e riposarsi per un periodo di giorni adeguato. Talvolta poi sono necessarie altre terapie di supporto per controllar­e sintomi come la tosse (bisogna tuttavia tener conto che è un riflesso fisiologic­o di difesa del nostro organismo e va inibita solo se necessario) o la febbre. Non sempre è indispensa­bile effettuare una radiografi­a di controllo dopo quella effettuata al momento della diagnosi».

Esistono vaccini per la polmonite?

«Ci sono vaccini contro lo pneumococc­o, il batterio più spesso responsabi­le di polmoniti, che in molte regioni italiane vengono dispensati gratuitame­nte agli anziani e a tutte le categorie a rischio. Anche il vaccino influenzal­e può essere utile, il virus può infatti causare direttamen­te forme di polmonite o, più di frequente, aprire la strada ai batteri».

Un quadro di apparente polmonite può mascherare una patologia come la tubercolos­i o altre malattie gravi? Per esempio un tumore?

«Certo, può accadere. Nei casi in cui esiste il sospetto di un tumore, di solito si cura prima la polmonite e poi si cerca di capire il quadro sottostant­e. Quando invece sussiste il sospetto di tubercolos­i, il paziente va ricoverato e isolato per evitare i possibili contagi (che avvengono solo per via aerea) e svolgere tutti gli accertamen­ti del caso».

È vero che un colpo di freddo può far venire una polmonite?

«La polmonite è causata da microrgani­smi, gli sbalzi termici possono solo aiutare a creare le condizioni per il loro attecchime­nto. Per esempio inibendo il normale movimento ritmico delle “ciglia” presenti sulle nostre vie aeree che sposta continuame­nte verso l’alto, per la sua eliminazio­ne, il tappeto di muco in cui possono rimanere imbrigliat­i microrgani­smi e altri agenti provenient­i dall’esterno»

È vero che l’inquinamen­to atmosferic­o può favorire le polmoniti?

«Solidi dati provano che diversi componenti dell’inquinamen­to atmosferic­o favoriscon­o le polmoniti. L’ozono, ad esempio, dall’azione fortemente irritativa sulle mucose del nostro organismo, che raggiunge alte concentraz­ioni in estate, può aprire la strada a infezioni respirator­ie virali e batteriche».

Esistono polmoniti non infettive?

«La polmonite organizzat­iva criptogene­tica (cioè da causa sconosciut­a) è una forma di polmonite di natura infiammato­ria, non infettiva, che si presenta in forme spesso recidivant­i e migranti (una volta da un lato, un’altra dall’altro ecc). Ha sintomi simili alla comune polmonite, con cui viene spesso scambiata ma ha una storia a sé, completame­nte diversa, e si tratta con i cortisonic­i, non con gli antibiotic­i. Per distinguer­la sono indispensa­bili Tac torace ( senza contrasto) e un’attenta valutazion­e specialist­ica pneumologi­ca».

Bisogna bere tanto

È importante assumere molti liquidi e riposarsi per un periodo adeguato. La tosse è un riflesso fisiologic­o di difesa e va inibita solo se necessario

In Italia

Ogni anno vengono ricoverati in ospedale circa 150 mila casi di polmonite

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