Tipiche, atipiche, virali Le infezioni ai polmoni
Quando un batterio, un virus o altri tipi di microorganismi superano le barriere fisiche e riescono a penetrare fino agli alveoli si instaura un’infiammazione. Il modo in cui si presenta e i danni che provoca possono essere molto diversi e vanno affrontat
Non solo Legionella. Se la polmonite provocata da questo batterio torna ormai quasi periodicamente a occupare le cronache, la polmonite in termini generali non «fa notizia» ma è una delle patologie ancora più temute e peraltro abbastanza comuni. Abbiamo chiesto a Sergio Harari, direttore del Dipartimento di Medicina e dell’unità Operativa di Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe Multimedica di Milano, di rispondere alla domande che più di frequente i lettori di Corriere Salute ci pongono su questo tema.
Che cos’è una polmonite?
«È un’infezione acuta del tessuto polmonare causata dalla proliferazione di microrganismi negli alveoli (le cellette che formano i polmoni) e dalla risposta delle difese dell’organismo, che comporta un’infiammazione (da qui il suffisso -ite, che indica appunto infiammazione ndr). I polmoni sono l’unico organo del nostro corpo direttamente a contatto con l’esterno attraverso le vie aree, proprio da qui arrivano gli agenti infettivi».
Che differenza c’è fra una polmonite e una broncopolmonite?
«È soltanto una distinzione anatomica, per il paziente sono sostanzialmente la stessa cosa: gestione e terapia non cambiano».
Quali sono e cause?
«I più frequenti responsabili sono i batteri (il più comune in assoluto è lo Streptococcus pneumoniae chiamato anche pneumococco), poi i virus (come nelle polmoniti da virus dell’influenza), meno spesso funghi e protozoi».
Che differenze ci sono fra le polmoniti tipiche, atipiche, virali?
«Le tipiche sono le polmoniti batteriche che rispondono ai comuni antibiotici e hanno un decorso clinico classico. Quelle atipiche sono causate da alcuni particolari microrganismi come il Mycoplasma e la Chlamidia pneumoniae, presentano quadri clinici e radiologici un po’ diversi da quelli delle polmoniti batteriche comuni, possono provocare piccole epidemie (per esempio nelle scuole), hanno un particolare andamento epidemiologico, infine rispondono solo a alcuni antibiotici. Le virali sono spesso forme severe che necessitano del ricovero in ospedale e vanno trattate con farmaci particolari, infatti i virus non sono sensibili agli antibiotici. Le polmoniti virali e quelle da germi atipici comportano soprattutto un coinvolgimento del tessuto interstiziale (quello presente tra un alveolo e l’altro)».
Quali sono i sintomi? Come differiscono nella varie forme?
«Le polmoniti possono avere un decorso molto variabile: da fulminante (come nei casi di Legionella) a molto più lieve, così anche i sintomi possono essere molto diversi. Quelli più comuni sono febbre, tosse (stizzosa o produttiva con catarro), mancanza di fiato, brividi, stanchezza, malessere generale. Non sempre sono tutti presenti allo stesso tempo, ci sono poi sintomi più rari come l’espettorato con sangue. Se è presente dolore toracico significa che il processo è arrivato a toccare la pleura».
Come si pone con certezza la diagnosi di polmonite?
«La diagnosi è radiologica ma in molti casi può bastare anche solo la valutazione completa dei sintomi del paziente e la visita con l’auscultazione. Non sempre sono necessari esami del sangue e talvolta si può fare a meno anche della radiografia del torace, per esempio, nel bambino e nelle donne gravide, dove, per evitare l’esposizione radiologica, l’ecografia toracica può essere di aiuto. In alcuni casi, invece, la radiografia del torace può essere negativa, rendendo necessaria una Tac. Gli esami del sangue, del catarro e altri ancora possono aiutarci a identificare il patogeno responsabile, ma a tutt’oggi, anche con le tecniche diagnostiche più moderne, riusciamo a risalire all’agente infettivo solo nel 50 per cento dei casi, in tutti gli altri la terapia è empirica».
Quali sono le persone più a rischio per le diverse forme?
«Chi soffre di malattie croniche come per esempio diabete, patologie cardio-respiratorie (asma, bronchite cronica, scompenso cardiaco), poi i fumatori, gli anziani (gli ultrasessantacinquenni hanno un rischio triplo rispetto ai più giovani), i bambini e tutte le persone immunodepresse. La mortalità per polmonite è concentrata proprio in queste categorie, nel nostro Paese ogni anno vengono ricoverati in ospedale circa 150 mila casi di polmonite e si registrano 9 mila decessi, che rappresenta uno dei dati più bassi in tutta Europa ma rimane ancora importante».
Sospetto Se stanchezza, tosse, fatica a respirare e un po’ di febbre persistono bisogna capire se ci si trova di fronte a una polmonite atipica
«Orecchio» esperto
La diagnosi è radiologica ma in molti casi può bastare anche solo la valutazione dei sintomi e la visita con l’auscultazione del torace
La polmonite si presenta sempre allo stesso modo nell’adulto, nell’anziano, nel bambino?
«No, ha una varietà di presentazioni che possono essere ingannevoli talvolta anche per il clinico esperto, per esempio ci sono casi senza febbre; nel bambino piccolo poi il quadro può essere di valutazione particolarmente difficile. Per questo ancor oggi la polmonite è sottodiagnosticata ovunque nel mondo».
In assenza del medico come si può distinguere una polmonite da un’altra infezione delle vie respiratorie, come per esempio una bronchite, anche grave?
«Non è detto che patologie di questo tipo possano essere facilmente distinte senza la valutazione medica e l’aiuto di una radiografia. Diciamo però che nella gran parte dei casi l’approccio clinico e il trattamento sono comunque simili, almeno in prima battuta».
Come si fa a capire se, davanti a una sintomatologia simil-influenzale che persiste a lungo, si deve pensare a una polmonite?
«Quando profusa stanchezza, tosse, o qualche linea di febbre e affaticamento respiratorio persistono è necessaria una valutazione medica per capire se, per esempio, ci si trova di fronte a una polmonite atipica, o a una presentazione subdola».
Quali sono le terapie?
«Dipende dall’agente responsabile, si utilizzano antibiotici per quelle batteriche (con un crescente problema di resistenze da parte dei batteri, particolarmente in Italia), antivirali per quelle da virus e altri farmaci all’occorrenza. Si tenga conto che la grande maggioranza dei casi viene trattata a domicilio con antibiotici a largo spettro, senza che sia possibile avere una precisa diagnosi eziologica (del germe responsabile, ndr). È molto importante assumere molti liquidi e riposarsi per un periodo di giorni adeguato. Talvolta poi sono necessarie altre terapie di supporto per controllare sintomi come la tosse (bisogna tuttavia tener conto che è un riflesso fisiologico di difesa del nostro organismo e va inibita solo se necessario) o la febbre. Non sempre è indispensabile effettuare una radiografia di controllo dopo quella effettuata al momento della diagnosi».
Esistono vaccini per la polmonite?
«Ci sono vaccini contro lo pneumococco, il batterio più spesso responsabile di polmoniti, che in molte regioni italiane vengono dispensati gratuitamente agli anziani e a tutte le categorie a rischio. Anche il vaccino influenzale può essere utile, il virus può infatti causare direttamente forme di polmonite o, più di frequente, aprire la strada ai batteri».
Un quadro di apparente polmonite può mascherare una patologia come la tubercolosi o altre malattie gravi? Per esempio un tumore?
«Certo, può accadere. Nei casi in cui esiste il sospetto di un tumore, di solito si cura prima la polmonite e poi si cerca di capire il quadro sottostante. Quando invece sussiste il sospetto di tubercolosi, il paziente va ricoverato e isolato per evitare i possibili contagi (che avvengono solo per via aerea) e svolgere tutti gli accertamenti del caso».
È vero che un colpo di freddo può far venire una polmonite?
«La polmonite è causata da microrganismi, gli sbalzi termici possono solo aiutare a creare le condizioni per il loro attecchimento. Per esempio inibendo il normale movimento ritmico delle “ciglia” presenti sulle nostre vie aeree che sposta continuamente verso l’alto, per la sua eliminazione, il tappeto di muco in cui possono rimanere imbrigliati microrganismi e altri agenti provenienti dall’esterno»
È vero che l’inquinamento atmosferico può favorire le polmoniti?
«Solidi dati provano che diversi componenti dell’inquinamento atmosferico favoriscono le polmoniti. L’ozono, ad esempio, dall’azione fortemente irritativa sulle mucose del nostro organismo, che raggiunge alte concentrazioni in estate, può aprire la strada a infezioni respiratorie virali e batteriche».
Esistono polmoniti non infettive?
«La polmonite organizzativa criptogenetica (cioè da causa sconosciuta) è una forma di polmonite di natura infiammatoria, non infettiva, che si presenta in forme spesso recidivanti e migranti (una volta da un lato, un’altra dall’altro ecc). Ha sintomi simili alla comune polmonite, con cui viene spesso scambiata ma ha una storia a sé, completamente diversa, e si tratta con i cortisonici, non con gli antibiotici. Per distinguerla sono indispensabili Tac torace ( senza contrasto) e un’attenta valutazione specialistica pneumologica».
Bisogna bere tanto
È importante assumere molti liquidi e riposarsi per un periodo adeguato. La tosse è un riflesso fisiologico di difesa e va inibita solo se necessario
In Italia
Ogni anno vengono ricoverati in ospedale circa 150 mila casi di polmonite