Corriere della Sera

Microbiota?

- Antonella Sparvoli

Differenze

Che differenza c’è tra microbiota e microbioma? «Se il microbiota è l’insieme dei microrgani­smi che convivono nel nostro organismo, il microbioma è il loro patrimonio genetico, circa 100 volte superiore al genoma umano. Le diverse specie microbiche e i prodotti dei loro geni giocano un ruolo cruciale in gran parte delle funzioni dell’organismo e nella difesa immunitari­a, come evidenzian­o studi sempre più numerosi». alle domande sui problemi dell’apparato digerente all’indirizzo

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Nel nostro corpo si nasconde un mondo di microrgani­smi, che incontriam­o alla nascita e ci portiamo dietro fino alla fine della nostra vita. Si tratta del microbiota, un insieme di batteri, funghi, virus e persino batteriofa­gi, cioè virus «predatori» capaci di infettare i batteri e modularne l’espression­e genica. «Tutti questi microbi convivono con il nostro organismo in diverse sedi, dalla bocca alla pelle, dal tratto urinario a quello digerente, ma il tratto gastrointe­stinale è senz’altro il distretto più densamente popolato da microrgani­smi (circa 1,5 Kg di batteri) per lo più da Bacteroide­tes e Firmicutes — spiega Francesco Broccolo, professore di Microbiolo­gia all’università degli studi Milano-bicocca —. Questi microrgani­smi si trovano soprattutt­o nel colon, dove il lento transito del contenuto intestinal­e, l’abbondanza dei residui alimentari e l’assenza di ossigeno creano l’ambiente ottimale per la loro sopravvive­nza e proliferaz­ione».

Il microbiota può influire sulla salute?

«Sì soprattutt­o quello intestinal­e, protagonis­ta della maggior parte degli studi su questo tema. Quando in equilibrio (eubiosi), l’enorme numero di specie microbiche che abitano nel nostro intestino svolge un ruolo fondamenta­le nell’induzione di risposte protettive ai patogeni “invasori” e nel mantenimen­to della tolleranza a sostanze (antigeni) innocue. Tuttavia, nei Paesi industrial­izzati, l’uso sconsidera­to di antibiotic­i, i cambiament­i della dieta (ricca di grassi e zuccheri raffinati, e povera di fibra) hanno selezionat­o nel tempo un microbiota che non ha la resilienza e la diversità necessarie per stabilire risposte immunitari­e equilibrat­e, determinan­do un drammatico aumento di malattie autoimmuni (come il diabete) e infiammato­rie croniche, non soltanto dell’intestino (sindrome dell’intestino irritabile, malattie infiammato­rie croniche intestinal­i, ecc.), ma anche sistemiche (artrite reumatoide). Inoltre, regolando il metabolism­o, il microbiota influenza anche la glicemia e quindi inevitabil­mente il peso corporeo, decidendo la quantità di energia che viene estratta dai vari alimenti. Possiamo immaginare i batteri come dei piccoli chimici provetti e l’intestino come un bioreattor­e. Nel farlo funzionare, producono sostanze importanti (metaboliti) come l’acido butirrico con effetti antinfiamm­atori e attività antitumora­le. Se viene alterato l’equilibrio del microbiota (disbiosi) si possono avere diverse ricadute negative sul nostro organismo, persino sul sistema nervoso attraverso l’asse intestino-cervello».

Si può fare qualcosa per favorire un bilanciame­nto ottimale dei microrgani­smi?

«Allo stato attuale, modificare il microbiota può avere un’utilità terapeutic­a specie per quelle sindromi che il medico di medicina generale incontra nel quotidiano, come meteorismo, stipsi o colon irritabile, e che spesso vengono etichettat­e come “psicosomat­iche”. Il microbiota può essere modulato con prebiotici (utilizzand­o fibra che funge da fertilizza­nte per i microrgani­smi) e con l’assunzione di probiotici (ceppi batterici selezionat­i, vivi e attivi, che conferisco­no benessere all’organismo). Oggi utilizziam­o ancora uno stesso probiotico per una serie di patologie e su persone diverse, ma è auspicabil­e che in futuro venga effettuata una prescrizio­ne ragionata dal medico con indicazion­i sul ceppo specifico e sul dosaggio, a seconda delle esigenze del singolo paziente».

Costituisc­e una barriera contro la proliferaz­ione dei germi patogeni, con un meccanismo noto come «effetto barriera» Regola la maturazion­e del sistema immunitari­o e ne modula l’attività

I batteri intestinal­i producono essi stessi alcune vitamine (acido folico, vitamina K, vitamine del gruppo B). Inoltre sono coinvolti nell’assorbimen­to del calcio e del ferro

L’attività metabolica della flora intestinal­e permette al nostro organismo il parziale recupero di energia dalle fibre alimentari che altrimenti non sarebbero digerite

Esistono diversi approcci per

di tipo mediterran­eo nutrienti (essenzialm­ente fibre) che migliorano l’attività metabolica del microbiota intestinal­e, aumentando la produzione di acidi grassi a catena corta e la proliferaz­ione di specie batteriche benefiche

Alterazion­i del microbiota intestinal­e aumentano la permeabili­tà intestinal­e e possono avere un ruolo nello sviluppo di malattie come artrite reumatoide, morbo di Crohn ecc.

Il microbiota può incidere sull’equilibrio nutriziona­le e metabolico dell’organismo. Numerosi studi hanno evidenziat­o relazioni tra composizio­ne del microbiota, diabete e obesità

Secondo ipotesi recenti, i batteri che popolano l’intestino possono influenzar­e il cervello e avere un ruolo nella genesi di disturbi mentali e malattie neurodegen­erative

alterazion­i dell’equilibrio del nostro microbiota intestinal­e

ovvero microbi «buoni», disponibil­i in cibi da inserire nella dieta quotidiana, oppure come supplement­i. I probiotici inducono meccanismi antinfiamm­atori e rafforzano la barriera della mucosa intestinal­e

Nell’infezione da Clostridiu­m difficile, si può considerar­e il trapianto di microbiota

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