Il lavoro «negato» ai malati reumatici
Una ricerca rivela che spesso chi soffre di queste patologie è costretto a lasciare l’attività o a ridurla in modo significativo per le difficoltà incontrate
L’associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (Apmar) ha lanciato la campagna social #diamoduem ani2018 per far conoscere patologie spesso ancora confuse con i reumatismi. «Reumache», invece, è il video realizzato da Theshow che racconta in modo ironico la difficile quotidianità dei malati reumatici alle domande dei lettori sulle malattie reumatiche all’indirizzo
forumcorriere .corriere.it/ reumatologia
https://www. corriere.it/ salute/ reumatologia
«Al lavoro non riesco a sollevare pesi e a fare movimenti specifici, né a stare troppo in piedi». «Il dolore m’impedisce di prendere in mano anche solo una penna».
«È un problema assentarmi per le visite mediche poiché non ho un contratto regolare, ma a progetto». «Ho avuto un calo del rendimento e fatto troppe assenze a causa del dolore e della stanchezza cronica, che mi impedivano di lavorare». Sono alcune difficoltà che affrontano sul luogo di lavoro i malati reumatici a causa della condizione invalidante della loro patologia, raccontate nel corso dell’indagine «Vivere con una malattia reumatica», realizzata da Apmar-associazione persone con malattie reumatologiche e rare e Weresearch su un campione di 1.020 individui affetti da una di queste patologie, che vanno dall’artrosi all’artrite reumatoide, dalla fibromialgia alla spondilite anchilosante, alle connettiviti e vasculiti. Sei intervistati su dieci hanno dovuto lasciare il lavoro o ridurlo in maniera significativa, non riuscendo a conciliarlo con la gestione della malattia. Raramente si parla delle proprie condizioni di salute in ambito lavorativo. I motivi?
Spiega Antonella Celano, presidente di Apmar: «Spesso si ha paura di essere licenziati o di subire mobbing dichiarando la propria condizione o chiedendo di usufruire delle agevolazioni previste dalle norme, peraltro ancora poco conosciute».
L’indagine rileva che quasi tre malati reumatici su dieci non sanno dell’esistenza di benefici che spettano loro per legge, percentuale che sale quando si entra nello specifico delle leggi: ben il 42 per cento non è al corrente delle agevolazioni previste dalla legge n. 104 del ‘92 e il 38 per cento di quelle stabilite dalla legge sul collocamento mirato n. 68/‘99.
«Dai colloqui di gruppo è emersa una conoscenza molto bassa di tutele e diritti — riferisce lo psicologo Matteo Santopietro, direttore di Weresearch e coordinatore della ricerca —. Per esempio, quando è stato chiesto quale diritto corrispondeva al grado di invalidità, riconosciuto in base alle proprie condizioni di salute, metà del campione non ha saputo rispondere. Di questi, in particolare, l’11,3 per cento ignora la percentuale di invalidità assegnata, il 39 per cento, invece, non ha mai fatto la visita per il riconoscimento dell’ invalidità».
Proviamo allora a dare alcune risposte alle domande più frequenti, in base alle normative in vigore, con l’aiuto degli esperti.
Come si ottiene l’invalidità civile?
Va seguito un preciso iter, avviato dal medico certificatore (in genere quello di famiglia) che inoltra telematicamente all’inps il certificato medico introduttivo che attesta l’esatta natura della patologia invalidante e la relativa diagnosi. In seguito, l’interessato dovrà fare la visita di accertamento dei requisiti sanitari alla Commissione medica dell’asl integrata da un medico dell’inps, che poi redige il verbale. Lo stato di invalidità civile si ottiene se viene riconosciuto almeno un terzo (33 per cento) di riduzione permanente della capacità lavorativa.
A che cosa serve conoscere il proprio grado di invalidità?
In base alla percentuale riconosciuta si ottengono i corrispondenti benefici (economici e non), per esempio: dal 46 per cento in su, si ha diritto a iscriversi nelle liste speciali dei centri per l’impiego per l’assunzione agevolata o, dal 66 per cento in poi, all’esenzione totale dai ticket sanitari. Ancora: le persone che si trovano in condizioni economiche disagiate, possono richiedere l’assegno mensile di assistenza se hanno una percentuale invalidante compresa tra il 74 e il 99 per cento, o la pensione di inabilità se il grado di invalidità è del 100 per cento, usufruibili in base ai limiti di reddito stabiliti dalla legge. Gli invalidi civili totali (100 per cento), impossibilitati a camminare autonomamente e/o incapaci di compiere gli atti quotidiani della vita, per cui necessitano di assistenza continua, possono richiedere l’indennità di accompagnamento mensile, riconosciuta indipendentemente dal reddito personale e coniugale.
Quali sono i benefici previsti dalla legge 104 «per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con handicap»?
Anche in questo caso occorre innanzitutto richiedere il riconoscimento dello stato di handicap, che la norma ha introdotto per tutelare la persona in condizione di svantaggio sociale dovuta alla patologia o menomazione di cui è affetta. Tra le agevolazioni di cui può usufruire il malato reumatico con una disabilità grave (art. 3, comma 3) e chi l’assiste sono previsti: permessi di lavoro retribuiti (tre giorni al mese), divieto di trasferimento dalla propria sede lavorativa senza un consenso informato, possibilità di richiedere il trasferimento presso una sede più vicina al proprio domicilio, congedo straordinario retribuito (massimo per due anni), agevolazioni fiscali sull’acquisto dell’auto e di sussidi tecnici e informatici. Dall’indagine è emerso che l’83,8 per cento del campione non ha ricevuto informazioni dal medico, in sede di diagnosi, sulle agevolazioni
Pazienti disinformati Dall’indagine effettuata da Apmar è emersa una conoscenza molto scarsa di tutele e diritti
previste per legge e sugli iter da seguire per ottenerle.
A chi chiedere?
Consiglia Carlo De Collibus, coordinatore dell’area diagnostica specialistica e metodologia medico-legale dell’inps: «Si può consultare il portale dell’istituto e altri siti istituzionali, oppure rivolgersi al medico di famiglia, alle associazioni di pazienti o ai patronati».