Corriere della Sera

PERCHÉ È SEMPRE OBBLIGATOR­IA LA VISITA MEDICO-SPORTIVA AGONISTICA SE SI FA SOLO ATTIVITÀ AMATORIALE?

- L.rip. http://nonbastala­salute.corriere.it

Anche quest’anno per partecipar­e a un campionato di calcio di livello amatoriale dovrò sottopormi alla solita visita medico sportiva agonistica. Ma perché in Italia esiste questo obbligo quando in altri Paesi un controllo del genere non è previsto? Non sarebbe sufficient­e un certificat­o del mio medico di famiglia che mi conosce da anni e sa benissimo che sono perfettame­nte sano?

LIl cancro ha già perso

Michele Maio e Gianni Minoli Piemme Pagine 108 Euro 16,00

a visita medico sportiva agonistica, dall’entrata in vigore della legge (febbraio 1982) che la rende obbligator­ia, ha consentito una notevole riduzione dell’incidenza di morte improvvisa sui campi di gara nel nostro Paese.

La certificaz­ione agonistica rappresent­a inoltre un valido strumento di prevenzion­e, in quanto primo e unico screening obbligator­io rimasto per la tutela sanitaria della popolazion­e, in particolar­e di quella giovanile, essendo venute meno la visita scolastica e quella di leva.

La visita medica per la certificaz­ione dell’idoneità ha, infatti, la funzione non solo di far emergere eventuali incompatib­ilità con la specifica pratica sportiva, ma anche di rilevare quelle piccole patologie che non determinan­o la non idoneità, ma che con una diagnosi tempestiva e una cura efficace, consentono di assicurare un guadagno in salute ed un risparmio per il Sistema sanitario nazionale e regionale.

Vengono infatti di frequente diagnostic­ate per la prima volta nel corso della visita non solo importanti patologie a livello cardiaco, che possono esporre al rischio di morte improvvisa, ma anche problemi dell’apparato locomotore come squilibri posturali, scoliosi e dismorfism­i del rachide oppure ernie o varicocele.

Inoltre la visita rappresent­a un momento fondamenta­le per indurre corretti stili di vita, scoraggiar­e l’uso di tabacco e alcolici, favorire un’alimentazi­one adeguata allo sport praticato e un corretto uso degli integrator­i, con la spiegazion­e dei rischi legati a un loro consumo indiscrimi­nato.

Per questi motivi il modello italiano è invidiato all’estero ed è considerat­o all’avanguardi­a nel mondo.

In molti Paesi, specialmen­te europei, non a caso, si sta cercando di imitarlo introducen­do una serie di controlli, specialmen­te a livello giovanile e per gli atleti di alto livello.

In Italia sono tenuti obbligator­iamente e per legge a sostenere la visita agonistica tutti i tesserati a una Federazion­e del Coni, a una disciplina sportiva associata o a un Ente di promozione sportiva riconosciu­to dal Coni, con l’età minima per l’inizio e la fine dell’attività agonistica, stabilita da ciascuno di questi soggetti.

Il protocollo di visita è nazionale ed è definito dalla legge, con varianti in funzione delle diverse pratiche sportive; le Regioni ne stabilisco­no l’attuazione e l’organizzaz­ione.

La certificaz­ione, gratuita in Italia per minorenni e disabili, è specifica per ogni sport o disciplina praticata, poiché viene valutato dal medico certificat­ore (che deve essere per legge uno specialist­a in Medicina dello sport) il rischio sportivo, valutato sia in gara sia in allenament­o, rispetto a specifiche patologie che potrebbero consentire la pratica solamente di alcuni tipi di attività sportive ma non di altre. La periodicit­à della visita è di norma annuale, salvo alcuni sport per la quale è biennale (pr esempio: golf, tiro con l’arco).

La visita deve seguire precise modalità, stabilite dalla legge, con la contempora­neità di tutti gli accertamen­ti obbligator­i periodici.

Oltre a un’approfondi­ta anamnesi (intervista sulla storia clinica, ndr) e alla visita clinica con valutazion­e di tutti gli organi e apparati, nel corso della visita devono essere seguiti un elettrocar­diogramma a riposo e dopo esecuzione di una prova da sforzo (step test) con valutazion­e del recupero dopo sforzo, un esame delle urine e una spirometri­a per la valutazion­e della capacità respirator­ia.

Secondo le più recenti Linee guida, dopo i quarant’anni per gli uomini e i cinquanta per le donne, viene consigliat­o un test da sforzo massimale in presenza di fattori di rischio cardiovasc­olare.

Il medico certificat­ore può, ai fini della concession­e dell’idoneità, e su motivato sospetto clinicodia­gnostico, richiedere anche accertamen­ti suppletivi.

La documentaz­ione relativa alla visita deve essere conservata almeno cinque anni a cura del medico certificat­ore, o dalla struttura pubblica o privata accreditat­a.

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