Il Rinascimento inseguito dai talk politici: una sfida aperta
IMedici ripartono da Lorenzo il Magnifico,e da un ascolto che, almeno in patria, si rivela ben sotto le aspettative: 4.533.000 spettatori medi per il primo episodio («Vecchi rancori»), e 3.823.000 spettatori per il secondo («Un uomo solo»), con dunque una media complessiva del 17,6% di share. Non è mai un buon segno, per la fiction, quando in una programmazione «back to back» (due episodi di seguito) la curva è decrescente: la lettura più ovvia è che il pubblico si sia annoiato. Il martedì sera non è una serata estremamente «affollata» per la generalista, e dunque qualcosa non ha funzionato a dovere. Specie se si confrontano i dati dell’esordio della prima stagione, due anni fa: 8.037.000 spettatori, e il 29,9% di share. L’ascolto si era poi assestato su una media di 6.668.000 spettatori, con una share del 26,9%, ovvero quasi dieci punti di più di oggi. Lorenzo il Magnifico ha sostanzialmente tenuto solo su alcune fasce: anziani con più di 65 anni (23,8% di share), soprattutto donne (20,2% di share), con uno sbilanciamento sull’audience con buoni livelli di istruzione (laureati al 23,3% di share). C’è dunque un duplice discorso da fare su questa serie che è ha rappresentato il primo tentativo della Rai di avvicinarsi a standard di racconto internazionali, con una grande coproduzione, sceneggiatori di prestigio e attori star (nella prima stagione Dustin Hoffman, qui il solo Daniel Sharman). Il responso d’ascolto evidenzia qualche problema di prodotto, forse troppo impegnato a mostrare le bellezze del Rinascimento. C’è poi un tema di programmazione: visto il profilo del pubblico, che sposta il baricentro di Rai1 su spettatori colti, il martedì risulta serata problematica, con ben due talk politici che raccolgono audience anziana e istruita. La sfida di un prodotto nazionale capace di funzionare bene in Italia e all’estero è ancora aperta. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel