Il Brasile a destra Vince Bolsonaro
L’ex militare diventa presidente staccando di oltre 12 punti il candidato di Lula
Jair Bolsonaro, 63 anni, è il nuovo presidente del Brasile. Il candidato dell’ultradestra, ex capitano dell’esercito, ha battuto al ballottaggio Fernando Haddad, leader del Partito dei lavoratori ed erede di Lula.
RIO DE JANEIRO È confermata la svolta a destra in Brasile. Sarà Jair Bolsonaro, 63 anni, ex capitano dell’esercito, il presidente per quattro anni a partire dal prossimo 1° gennaio. Al ballottaggio ha sconfitto Fernando Haddad, candidato del Partito dei lavoratori ed erede di Lula, per un margine che i primi exit poll pongono a dodici punti, il 56 per cento contro il 44.
Lo scenario di una svolta conservatrice, con una piattaforma molto esplicita soprattutto sul piano dei costumi, meno definita sull’economia, si andava delineando da qualche settimana, dopo che Bolsonaro aveva fatto il pieno di voti moderati al primo turno, annientando nelle urne i rappresentanti dei partiti tradizionali. La campagna di Haddad nelle ultime settimane ha cercato intanto di allontanare la sua figura da quella di Lula, sempre in carcere a Curitiba per una condanna per corruzione. Allo stesso tempo ha innescato una mobilitazione capillare, soprattutto nelle strade delle grandi città, allo scopo di scongiurare la vittoria del «fascista» Bolsonaro.
Ancora ieri mattina, nelle strade di Rio, è capitato di vedere elettori di sinistra che cercavano di convincere gli indecisi e soprattutto chi aveva votato Bolsonaro al primo turno a cambiare idea, fino alla soglia dei seggi. Appelli dell’ultim’ora soprattutto diretti alle donne e alle fasce più deboli della popolazione. Nei giorni scorsi a favore della candidatura di Haddad sono giunte dichiarazioni di appoggio molto importanti, come ex giudici e procuratori che pure hanno indagato sugli scandali di corruzione, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo non sempre allineati con la sinistra. Tutta la mobilitazione è avvenuta al grido di «ele não!», «lui no!», lo slogan che ha tentato invano di scongiurare un gigantesco passo all’indietro con l’elezione di Bolsonaro, soprattutto per quanto riguarda i diritti civili. E, secondo alcuni, con alcuni rischi da non sottovalutare per la democrazia.
Il Brasile che esce da questo voto è profondamente spaccato. Nel Sud bianco e ricco, il voto a Bolsonaro è stato una valanga, lo hanno premiato anche tutte le grandi città, mentre a Nord e Nordest, le regioni più povere del Paese, Haddad ha prevalso. È l’effetto dei programmi sociali degli anni d’oro di Lula, mentre, per ragioni opposte, è il legame di quei governi con la corruzione ad aver costruito un gigantesco voto di protesta. Bolsonaro ha promesso forti tagli alla macchina statale e ai ministeri, ma per avere la maggioranza al Congresso dovrà concedere molto a decine di partiti e lobby di interesse.
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