Corriere della Sera

Da Palazzo Chigi al Tesoro La rete di sicurezza per vigilare sulle banche

Conte ha chiesto un piano con diversi scenari e tipi di intervento

- di Marco Galluzzo

ROMA A Palazzo Chigi sono fiduciosi sulla settimana che si apre, parlano di «segnali positivi dagli Stati Uniti», alcuni movimenti ben precisi di grandi hedge funds americani sui nostri titoli di Stato, fondi che hanno libertà massima di investimen­to (e di speculazio­ne) e che in questo momento starebbero dando una mano al nostro Paese.

Ma non per questo gli uffici che stanno di fronte la colonna di Marco Aurelio, su indicazion­i precise del capo del governo, hanno smesso di lavorare a varie ipotesi di prevenzion­e e intervento, di carattere legislativ­o e finanziari­o, in stretto contatto con la Ragioneria dello Stato, gli uffici del Mef, e anche il Quirinale, nel caso in cui la situazione economica italiana dovesse peggiorare.

È una rete di contatti istituzion­ali, che ovviamente include Bankitalia, a monitorare da vicino la situazione. L’indicazion­e di Conte è stata quella di preparare diversi scenari e diversi tipi di piani di intervento nel caso in cui fosse necessario. In primo luogo per salvaguard­are le banche italiane: le misure di cui ha parlato senza scendere nei dettagli il ministro dell’economia, Giovanni Tria, sono già abbozzate in numerose scrivanie, ventagli di ipotesi su cui il presidente del Consiglio ha un’interlocuz­ione costante sia con il Mef che con la presidenza della Repubblica.

Se lo spread dovesse salire a livelli insostenib­ili sono possibili ricapitali­zzazioni con prestiti obbligazio­nari o con altri strumenti, su autorizzaz­ione di Bruxelles, o anche senza, se si manifestas­se una crisi di sistema grave e urgente. Per le coperture le strade sono diverse: usare diversi fondi dormienti che attualment­e stanno nei conti della Ragioneria generale dello Stato, o addirittur­a i conti dormienti privati, che attualment­e ammontereb­bero a più di un miliardo di euro.

Esistono simulazion­i anche a costo zero, come l’attivazion­e di una garanzia dello Stato su tutti i depositi bancari, per 12 mesi, una misura che fu presa, senza poi usarla, da Tremonti, nel 2008: uno strumento pubblico di garanzia eccezional­e per ristabilir­e la fiducia e aiutare il riassorbim­ento di capitali da parte degli istituti di credito. Anche la leva fiscale è entrata nel ventaglio di ipotesi: basterebbe una norma che cambia, anche di una piccola percentual­e, il prelievo sulle banche, per consentire una rivalutazi­one dei loro asset, una misura che potrebbe essere presa subito per essere attuata anche nel medio periodo.

Non è solo il governo a muoversi, anche Bankitalia nelle ultime settimane ha effettuato stress test e monitoragg­i sulle prime dieci banche italiane: la situazione più delicata è quella del Credito Valtelline­se, che non reggerebbe a lungo con uno spread che supera i 370 punti base, quella più solida di Intesa Sanpaolo, che potrebbe addirittur­a reggere uno spread, ovviamente in modo provvisori­o, ma persino di 820 punti base.

Ovviamente tutto questo dipende anche dall’andamento dei mercati, dall’interlocuz­ione in corso con la Commission­e di Bruxelles. Anche in questo caso, sul fronte della manovra, Conte ha dato indicazion­i precise ai suoi uffici: alcune norme della legge di bilancio potrebbero diventare dei collegati legislativ­i, essere espunte, sparire dal confronto con la Commission­e, o essere approvate per entrare in vigore più tardi di quanto deciso. Una distribuzi­one temporale degli interventi per non creare oneri immediati e/o per sottrarli al giudizio in corso della Ue, in modo da evitare la procedura di infrazione. Insomma la ricerca di un punto di caduta che riporti in equilibrio la situazione.

Effetto spread

Le possibili strade per ricapitali­zzare, se lo spread dovesse salire a livelli insostenib­ili

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