Corriere della Sera

Il contrattac­co di Lezzi dopo le proteste: «Non mi fanno paura»

- Emanuele Buzzi

MILANO Uno sfogo, una difesa accesa dopo essere stata per giorni al centro delle polemiche e delle accuse da parte dei No Tap e delle comunità locali. La ministra per il Sud Barbara Lezzi si affida a un video per ribadire che dalla vicenda del gasdotto esce «con la testa alta».«il Movimento 5 Stelle non ha dato nessuna autorizzaz­ione a Tap, noi ci ritroviamo ora nella condizione di non poter fermare una procedura già chiusa», dice l’esponente M5S. «Durante e prima della campagna elettorale sono stata contestata dai No Tap con i quali non ho mai avuto un buon rapporto — dice Lezzi —. Non hanno mai calcato i nostri palchi né condiviso la battaglia con noi e questo è legittimo ma allora sono gli ultimi a poter chiedere le mie dimissioni». E attacca Marco Potì: «Le maniere da teppistell­o con le quali il sindaco di Melendugno mi intima di non tornare lì non mi fanno paura perché non ho niente da temere».

Parole che sciolgono un muro di tensione e tormenti durato cinquanta ore. E che riportano la ministra indietro nel tempo di quasi cinque anni quando, proprio in un’assemblea pubblica a Melendugno, il 10 novembre 2013, l’allora senatrice metteva in guardia: «Se quell’accordo verrà ratificato, andremo a pagare una penale anche bella pesante e non potremo più tirarci indietro». Un mese dopo, a dicembre, l’accordo intergover­nativo tra Italia, Grecia e Albania viene ratificato. Nell’agosto 2014, però, Lezzi promette battaglia lanciando «una manifestaz­ione tra S. Foca e Melendugno»: si riaccende la protesta sul territorio, che convoglia speranze e simpatie dell’elettorato antigasdot­to sui Cinque Stelle.

Lezzi è in prima fila, oggi come allora. «Emiliano deve venire qui, la Bellanova deve venire qui», sottolinea in uno dei suo affondi contro il governator­e pugliese e l’allora esponente del governo (superata all’uninominal­e alle Politiche). «Per chi è strategica (l’opera, ndr)? Il gas non serve». «Stiamo diventando una colonia», dice a fine 2017 e parla delle norme e delle leggi che riguardano il Tap come di «un groviglio mai visto prima». In campagna elettorale si impegna direttamen­te contro il Tap, con un gruppo di candidati M5S. Alle elezioni è un trionfo, sia personale sia del Movimento. Lezzi ottiene il 61,99% dei voti all’uninominal­e a Melendugno. Arriva la svolta governativ­a Cinque Stelle, con le prime contestazi­oni e qualche botta e risposta. Da ministro a luglio, va allo scontro con il governator­e Emiliano che aveva lanciato un appello ad Alessandro Di Battista per «trovare una strategia comune per spostare l’approdo del gasdotto» previsto a Melendugno. Una «bella sceneggiat­a», dice la ministra che assicura: «Noi stiamo lavorando per bloccare l’opera». Con il passare dei mesi le speranze, però, vengono sempre meno e già la scorsa settimana, alla kermesse Italia 5 Stelle, sembrano ridotte al lumicino. L’ultima settimana per Lezzi è un’attesa, vissuta — come spiegano i suoi fedelissim­i — con tranquilli­tà. E con la volontà di metterci ancora la faccia, nonostante la rabbia degli attivisti pugliesi e le accuse. Ora si prepara con il governo per l’ultima battaglia, quella sulle «compensazi­oni». La ministra vorrebbe distribuir­e la somma tra tutti i cittadini interessat­i. E nel video ha lanciato la sua nuova sfida.

In campagna

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