Il contrattacco di Lezzi dopo le proteste: «Non mi fanno paura»
MILANO Uno sfogo, una difesa accesa dopo essere stata per giorni al centro delle polemiche e delle accuse da parte dei No Tap e delle comunità locali. La ministra per il Sud Barbara Lezzi si affida a un video per ribadire che dalla vicenda del gasdotto esce «con la testa alta».«il Movimento 5 Stelle non ha dato nessuna autorizzazione a Tap, noi ci ritroviamo ora nella condizione di non poter fermare una procedura già chiusa», dice l’esponente M5S. «Durante e prima della campagna elettorale sono stata contestata dai No Tap con i quali non ho mai avuto un buon rapporto — dice Lezzi —. Non hanno mai calcato i nostri palchi né condiviso la battaglia con noi e questo è legittimo ma allora sono gli ultimi a poter chiedere le mie dimissioni». E attacca Marco Potì: «Le maniere da teppistello con le quali il sindaco di Melendugno mi intima di non tornare lì non mi fanno paura perché non ho niente da temere».
Parole che sciolgono un muro di tensione e tormenti durato cinquanta ore. E che riportano la ministra indietro nel tempo di quasi cinque anni quando, proprio in un’assemblea pubblica a Melendugno, il 10 novembre 2013, l’allora senatrice metteva in guardia: «Se quell’accordo verrà ratificato, andremo a pagare una penale anche bella pesante e non potremo più tirarci indietro». Un mese dopo, a dicembre, l’accordo intergovernativo tra Italia, Grecia e Albania viene ratificato. Nell’agosto 2014, però, Lezzi promette battaglia lanciando «una manifestazione tra S. Foca e Melendugno»: si riaccende la protesta sul territorio, che convoglia speranze e simpatie dell’elettorato antigasdotto sui Cinque Stelle.
Lezzi è in prima fila, oggi come allora. «Emiliano deve venire qui, la Bellanova deve venire qui», sottolinea in uno dei suo affondi contro il governatore pugliese e l’allora esponente del governo (superata all’uninominale alle Politiche). «Per chi è strategica (l’opera, ndr)? Il gas non serve». «Stiamo diventando una colonia», dice a fine 2017 e parla delle norme e delle leggi che riguardano il Tap come di «un groviglio mai visto prima». In campagna elettorale si impegna direttamente contro il Tap, con un gruppo di candidati M5S. Alle elezioni è un trionfo, sia personale sia del Movimento. Lezzi ottiene il 61,99% dei voti all’uninominale a Melendugno. Arriva la svolta governativa Cinque Stelle, con le prime contestazioni e qualche botta e risposta. Da ministro a luglio, va allo scontro con il governatore Emiliano che aveva lanciato un appello ad Alessandro Di Battista per «trovare una strategia comune per spostare l’approdo del gasdotto» previsto a Melendugno. Una «bella sceneggiata», dice la ministra che assicura: «Noi stiamo lavorando per bloccare l’opera». Con il passare dei mesi le speranze, però, vengono sempre meno e già la scorsa settimana, alla kermesse Italia 5 Stelle, sembrano ridotte al lumicino. L’ultima settimana per Lezzi è un’attesa, vissuta — come spiegano i suoi fedelissimi — con tranquillità. E con la volontà di metterci ancora la faccia, nonostante la rabbia degli attivisti pugliesi e le accuse. Ora si prepara con il governo per l’ultima battaglia, quella sulle «compensazioni». La ministra vorrebbe distribuire la somma tra tutti i cittadini interessati. E nel video ha lanciato la sua nuova sfida.
In campagna
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