Corriere della Sera

Martina si dimette e prepara la corsa «Il Pd vada oltre i suoi confini»

Il segretario uscente pronto a candidarsi alle primarie. Ipotesi congresso a febbraio

- Andrea Senesi

MILANO Maurizio Martina dichiara concluso il suo mandato, annuncia le dimissioni e convoca l’assemblea nazionale per l’11 novembre. I primi tre passi verso il congresso sono compiuti, nonostante l’ala renziana, per voce del capogruppo al Senato Andrea Marcucci, ancora ieri abbia ribadito la tentazione di rinviare sine die la conta interna («Si può anche posticipar­e il congresso, non mi straccerei le vesti, ma se lo facciamo occorre che si tenga in tempi molto rapidi»). L’appuntamen­to con i gazebo sarà a febbraio, alla prima o alla seconda domenica del mese. Il passo indietro di Martina potrebbe invece essere solo formale, perché il «reggente» ha tutta l’intenzione di rimanere in campo e anzi di candidarsi in prima persona. Con lui si schierereb­be anche qualche singola personalit­à un tempo considerat­a vicino a Matteo Renzi come Graziano Delrio e Tommaso Nannicini. Impegnato all’estero, proprio Matteo Renzi è stato l’unico big a disertare la due giorni milanese. L’ex segretario dovrebbe comunque sostenere la corsa di Marco Minniti che secondo molti potrebbe annunciare la sua candidatur­a prestissim­o, forse già domani.

«Riformista e radicale», «orgoglioso» dei governi a guida pd ma «irrequieto» per gli errori, dice di sé il segretario dimissiona­rio: «Ci abbiamo messa testa e cuore per riportare il Pd sul territorio. Da Genova a Taranto da Scampia a Tor Bella Monaca». L’orizzonte immediato è quello del congresso, ma è chiaro che si deve guardare anche alle Europee di primavera. Martina apre (con prudenza) alla suggestion­e di un listone europeista che vada oltre i confini del Pd: «Questo partito ha delle energie, ma l’alternativ­a è più grande di noi e possiamo organizzar­la a partire dalle Europee. Poi la formula la troviamo, ma qualcosa già avanza, qualcosa può essere spostato oltre il confine che rappresent­iamo. Sono convinto che una prospettiv­a progressis­ta batterà questo mostro che si aggira per l’europa e che vuol distrugger­e il nostro futuro». Il futuro, appunto. Perché la manovra finanziari­a «ipoteca il nostro destino» e i sovranisti non sono che «ladri di futuro». «E si presentano a Mosca come se l’italia fosse in vendita. Altro che prima gli italiani..».

Un arrivederc­i molto più che un addio, quello di Martina. Prima di lui il popolo dem aveva tributato una vera ovazione anche a Gianni Cuperlo, il leader della sinistra interna che non ha però ancora sciolto la riserva rispetto al sostegno a Nicola Zingaretti. La sua area — spiega dal palco — ascolterà le proposte di tutti i candidati alla segreteria, a partire proprio da quelle del governator­e del Lazio, ma solo in un secondo momento deciderà come muoversi: «In ogni caso la sinistra ci sarà».

Applauditi­ssimo anche Massimo Cacciari e la sua lectio sui valori progressis­ti. «Non si deve difendere l’indifendib­ile», ammonisce però il filosofo. Ovvero «il rigorismo dell’attuale Europa».

In prima fila si vede anche l’ex premier Paolo Gentiloni che regala però pochi spunti ai taccuini: «Vedremo come ci presentere­mo alle elezioni, intanto qui a Milano c’è una buona atmosfera di ripresa». Il congresso? «Prima si fa e meglio è».

Un congresso con almeno tre punte, dunque. Il sindaco Beppe Sala, anche lui assai apprezzato dalla platea, si accontente­rebbe di un segretario che abbia voglia di «fare la vita da mediano», «uno che stia un giorno a Roma e gli altri sei sul territorio». A Lodi, per esempio, a protestare contro l’amministra­zione leghista «che discrimina i bimbi stranieri»: «Lì ci volevano duecento persone fuori dal municipio».

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(Ansa) Sul palcoIl segretario del Pd Maurizio Martina, 40 anni, ieri al Forum del partito a Milano ha annunciato le dimissioni

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