«Un troglodita ma non minaccia la democrazia»
RIO DE JANEIRO «Abbiamo 35 anni di democrazia solida, due presidenti cacciati per impeachment, il leader più popolare del Paese in prigione, pesi e contrappesi. Siamo in grado benissimo di sopportare anche un troglodita e un politico senza esperienza come Bolsonaro».
Diogo Mainardi, scrittore italo-brasiliano radicato a Venezia e fondatore del sito politico Antagonista, di posizioni di destra, non trova niente di esaltante nel successo dell’ex militare ma allo stesso tempo non pensa che la democrazia in Brasile sia in pericolo. «Trovo eccessive le preoccupazioni anche all’estero», dice.
Il Brasile può davvero diventare un altro laboratorio di democrazia illiberale, come la Turchia o la Russia?
«Secondo me nemmeno quello. C’è un forte consenso attorno alle istituzioni e ai contrappesi da noi, molto più che in quei Paesi».
Allora perché è sorto un candidato come Bolsonaro?
«È l’effetto della Lava Jato, la nostra Mani Pulite. Si è aperto un vuoto politico, praterie di voti contro, lo stesso fenomeno che Berlusconi seppe sfruttare in Italia nel 1994. Con l’aggiunta che oggi, in Brasile come ovunque, funziona chi grida più forte. Anche chi dice oscenità come Bolsonaro».