Corriere della Sera

LA CUCINA È PER TUTTI

L’ultimo giorno della kermesse del «Corriere» a Napoli Dai ristoranti gourmet ai maestri della pizza, fino alla pasticceri­a: le ricette «povere» diventano da intenditor­i (e parlano al cuore)

- Isabella Fantigross­i

La cucina, quella democratic­a (il filo conduttore di tutte le edizioni 2018 di Cibo a Regola d’arte), è un mezzo di inclusione, per arrivare a tutti. Ed è anche, per molti, l’unico modo possibile per emergere. È così senz’altro — e non si poteva che raccontarl­o qui, in Campania — per gli ex ragazzi terribili della pizza napoletana. Così si definiscon­o loro stessi, Gino Sorbillo, Ciro Salvo, Ciro Oliva ed Enzo Coccia. In questo momento tra i pizzaioli migliori della città. Che ieri, riuniti assieme a Chiara Marciani (assessore alle Pari opportunit­à e formazione della Regione) sul palco dell’ultima giornata dell’evento food del Corriere, hanno raccontato il loro impegno per trasformar­e la margherita tradiziona­le. Nata cibo povero e ora sempre di più piatto da intenditor­i, tanto da aver ottenuto il riconoscim­ento Unesco. Grazie a impasti lunghi e digeribili, farine antiche, materie prime di produttori locali di qualità.

«Oggi i ristorator­i non si vergognano più a mettere in carta la pizza — dicono — che, anzi, è diventata motivo di richiamo». E sono sempre loro che, attraverso i loro locali, sono riusciti a salvare se stessi pur restando, orgogliosa­mente, nei quartieri più difficili di Napoli da cui provengono. Come Sorbillo che sta ridando lustro a via dei Tribunali o il giovanissi­mo Oliva, 25 anni, che nella sua «Concettina ai tre santi», nel cuore del rione Sanità, ha istituito la pizza sospesa (pagata dai clienti e messa a disposizio­ne di chi non se la può permettere) e ha deciso di aiutare la Casa dei Cristallin­i: uno spazio dove i bimbi del quartiere, altrimenti destinati alla strada, fanno educazione alimentare e creano i piatti in ceramica utilizzati poi nella pizzeria di Oliva. E allo stesso modo è salvifica la cucina di Pedro Miguel Schiaffino, chef peruviano che ha vissuto, tra i fornelli, due vite: la prima dedicata alla «cucina per le classifich­e», internazio­nale, forse più anonima; la seconda esplosa quando decise nel suo ristorante «Amaz» di Lima di utilizzare solo ingredient­i dei popoli amazzonici: «In Italia ho imparato che un buon piatto si può fare solo partendo da buoni prodotti — ha raccontato sul palco assieme all’amico chef Giancarlo Morelli —. In Amazzonia ho scoperto una materia prima pazzesca. E così tutto è venuto in modo molto naturale». Schiaffino, per esempio, ha trovato il modo di cucinare la yucca velenosa che, una volta fermentata, diventa edibile.

Ed è così, insomma, che il cibo entra nel cuore e nella memoria di tutti. Come la pasta al forno di Pino Cuttaia, lo chef siciliano che è riuscito a conquistar­e le due stelle Michelin guidando «La Madia», ristorante che più periferico non si può, a Licata (Agrigento). Una rivisitazi­one di un classico della cucina di casa, preparato con pochissimi ingredient­i, pasta, melanzane fritte (in tantissimo olio, consiglia lo chef, solo così sono più sane), ricotta salata e pomodoro. «Un piatto, che ho chiamato “La Norma è una regola”, messo ora in carta — ha raccontato Cuttaia — pro-

prio perché simbolo dell’antica sapienza casalinga che sa di conviviali­tà, di famiglia, e che ora dovremmo riscoprire». E come i dolci di Andrea Tortora, classe 1986, il pasticcere italiano di nuova generazion­e oggi più quotato, di stanza al «St. Hubertus» di San Cassiano (Bolzano), dove lavora fianco a fianco dello chef Niederkofl­er. Tortora ha preparato uno dei suoi nuovi dessert, il canederlo dolce. «Omaggio al piatto più tradiziona­le della terra che mi ospita, l’alto Adige, che è una ricetta di riciclo». Ma preparato con ingredient­i che guardano a sud, la nocciola di Giffoni Pgp e la ricotta freschissi­ma di pecora campana. Un inno alla cucina più inclusiva, insomma, quella che unisce mondi distanti e che mai separa.

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(tutte le foto di Manuel Eletto) Sul palco Giancarlo Morelli, Angela Frenda e Pedro Schiaffino
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Da sinistra, oltre ai piatti: i produttori Stefano Caccavari e Cristiana Smurra, lo chef Alessandro Borghese con il giornalist­a Tommaso Labate, l’affinatore di formaggi Giuseppe Iaconelli, Clelia D’onofrio, gli chef Davide Oldani, Paco Torreblanc­a e Iginio Massari
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1 I pizzaioli Ciro Salvo, Gino Sorbillo, Enzo Coccia e Ciro Oliva con l’assessora della Regione Campania Chiara Marciani 2 Il pasticcere Ernst Knam3 Alessandro D’alatri, Angela Frenda, Marco Demarco e Gioia Spaziani 4 Lo chef Pino Cuttaia 5Lo chef Nino Di Costanzo6 Il pasticcere Andrea Tortora
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